Tecniche e pratiche di coltura

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IMBIANCHIMENTO

L'imbianchimento è una procedura che consiste nell'impedire alla luce di raggiungere alcune parti delle piante. Viene utilizzata nella coltivazione di ortaggi da foglia, da fusto e da costa per ottenere prodotti più gustosi e croccanti. Non è strettamente necessaria, e dal punto di vista nutrizionale le piante imbianchite sono meno ricche di sostanze benefiche, anche se decisamente più appetitose.

Tuttavia in alcuni casi, come per il cardo, le parti non sottoposte a imbianchimento sarebbero talmente fibrose da risultare non commestibili.
I vegetali cresciuti in un ambiente oscurato artificialmente sono diversi da quelli cresciuti normalmente alla luce e in generale presentano caratteristiche riconoscibili: il colore non è verde intenso ma più chiaro, e perfino completamente bianco, poiché la clorofilla verde non viene prodotta nei tessuti giovani e sparisce da quelli già formati. L'assenza di luce rende i tessuti più teneri, mentre le coste e i fusti si presentano meno fibrosi e più ricchi di acqua.
Si possono imbianchire piante in accrescimento (sedano, finocchio, cardi, bietole da coste) schermando parzialmente la luce con rincalzature del terreno alla base della pianta, oppure legando insieme o fasciando le foglie o le costole con rametti di salice, con carta o elastici.
 In questo caso le piante continuano a svilupparsi anche per mesi, e vengono raccolte al momento in cui raggiungono le caratteristiche più adatte per il mercato.
In altri casi le piante completamente cresciute vengono sottoposte ad imbianchimento forzato solo per pochi giorni, prima della raccolta. È il caso delle insalate da cespo o da foglia come le lattughe, che possono venire sempre legate o coperte con fogli di plastica nera o contenitori di vario tipo (ad esempio con vasi da fiori in terracotta rovesciati).
In casi eccezionali, come per la produzione dell'indivia belga e di

alcune varietà di cicorie o radicchi, le piante vengono completamente tagliate a livello del terreno, estirpando poi le radici e ripiantandole in contenitori riempiti di terriccio adatto. Trasportate in un ambiente buio e protetto, come serre, cantine e sotterranei, le radici germogliano ancora producendo grumoli di foglie perfettamente bianche e sane.
In ogni caso è utile osservare alcune precauzioni per l'imbianchimento: Il rischio maggiore della copertura con fogli di plastica o contenitori è che le piante marciscano, se lasciate per periodi molto lunghi in condizioni di elevata temperatura o umidità, o anche se la temperatura scende notevolmente. Occorre controllare periodicamente lo stato delle piante. È anche possibile che insetti o parassiti di norma poco importanti trovino un ambiente favorevole e un rifugio migliore sotto la plastica, provocando danni rilevanti.
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MARGHOTTA

È un metodo per moltiplicare piante a partire da rami o fusti, molto usato per le magnolie o per piante da appartamento come i ficus. Si usa la margotta quando non è possibile recidere i fusti totalmente come avviene per la talea, o interrarli come si fa per la propaggine, perché troppo spessi o rigidi. Si procede scegliendo un ramo vigoroso e senza fiori, non troppo vecchio, e incidendo con un coltello affilato un taglio inclinato a linguetta (profondo meno di metà dello spessore), da mantenere aperto con una scheggia di legno o con della torba di sfagno. Può a volte essere utile cospargere il taglio appena fatto con prodotti radicanti in polvere, reperibili in commercio. Con un foglio di plastica si costruisce poi un manicotto intorno al ramo, da riempire con una miscela umida di torba di sfagno e poca sabbia. Questo materiale deve restare umido per permettere alle radici di spuntare dalla ferita, e perciò il contenitore deve essere ben chiuso. Il periodo migliore per agire è di solito in marzo-aprile. Quando le radici saranno formate, in genere dopo 2-3 mesi, il ramo potrà essere rimosso e trapiantato in vaso con terriccio organico adatto, che andrà annaffiato costantemente. Il trapianto in piena terra, se previsto, potrà avvenire nella primavera successiva.

 

Le piante che emettono numerosi polloni, come alcune varietà di rose e di piante da frutto, possono essere allevate per formare margotte "di ceppaia", che si ottengono accumulando uno strato di terriccio alla base dei numerosi polloni formatisi intorno al fusto principale, e che dopo qualche tempo emettono radici al loro piede. I polloni vengono poi staccati e trapiantati in vaso o in terra per formare nuove piante.  

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PACCIAMATURA

La pacciamatura è una tecnica colturale che ha come obiettivo principale quello di mantenere l'umidità del terreno coltivato e di proteggerlo. Tradizionalmente consiste nel coprire la superficie intorno alle piante usando paglia, foglie, residui vegetali o erba falciata, segatura o torba in uno strato spesso qualche centimetro. Gli effetti principali sono la schermatura dei raggi solari e il minore riscaldamento della superficie del terreno, che rimane in genere più umido. L'assenza di luce inoltre impedisce o rallenta la formazione delle erbe infestanti.

Negli orti la pacciamatura viene effettuata quando le piante sono abbastanza sviluppate, dopo aver rimosso le erbacce e avere effettuato il diradamento se necessario. D'inverno lo strato di pacciamatura, se sufficientemente alto, mantiene il terreno più caldo e fa sì che la pioggia battente non ne danneggi la struttura, riducendo la formazione di croste superficiali e mantenendo le superfici calpestabili e accessibili anche quando il suolo è bagnato.
Nelle piante a portamento strisciante e aderente al terreno, come la fragola, si usa pacciamare per impedire che i frutti o altre parti importanti rimangano a diretto contatto con la terra,
permettendone così la raccolta e il consumo senza necessità di lavaggi e limitando gli attacchi di muffe e marciumi.
Gli arbusti e gli ortaggi che necessitano di terreno più acido di quello a disposizione possono trarre vantaggio da pacciamature con torba da fare a primavera.
Nelle colture arboree, come frutteti e vigneti, si usa tritare l'erba cresciuta tra i filari insieme con i rametti lasciati dalle potature, formando uno strato pacciamante che rende i campi percorribili con trattori e macchine anche se bagnati. Nell'agricoltura intensiva spesso non è possibile, per ragioni di economia, utilizzare pacciamature vegetali, e si usano invece sottili fogli di plastica nera che possono facilmente essere stesi con l'aiuto di apposite macchine. Tale soluzione è possibile ma non necessaria negli orti domestici, in cui non occorre molta manodopera per distribuire il materiale pacciamante. Un altro punto a favore della pacciamatura vegetale è costituito dall'apporto di sostanza organica biodegradabile che conferisce comunque caratteristiche positive al terreno.
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POTATURA

La potatura consiste nel rimuovere, tagliandole, parti di alberi e arbusti, e a volte anche di piante erbacee, generalmente perenni. È un'operazione importante, poiché determina il futuro delle piante in termini di forma, vegetazione, fioritura e fruttificazione. Le piante seguono una loro naturale evoluzione, influenzata dalle condizioni in cui si trovano a crescere. In generale, potando si cerca di mantenere un equilibrio tra la quantità di vegetazione effettivamente presente e quella desiderabile per raggiungere gli obiettivi di coltivazione. Per questo occorre tenere conto di alcuni principi fondamentali:

  1. Tagliando una parte della chioma di una pianta (come l'estremità di un ramo), si provoca una reazione che consiste nell'emissione di germogli nuovi e vigorosi dalle gemme sottostanti il taglio. In questo modo un fusto singolo cimato si trasforma in un fascio di rami, e nelle piante erbacee, in un cespo fitto.

 

  1. I germogli che vegetano senza fiori assorbono più linfa dalle radici perché sono più dritti e vigorosi, e competono con gli altri rami, sottraendo forza a quelli che devono maturare fiori e frutti. È utile a volte limitare il numero di rami "a legno" per garantire più energia a quelli "a fiore". Al contrario, troppi rami a fiore rendono l'intera pianta debole e limitandone il numero si darà maggiore impulso alla vegetazione. Il numero di gemme a fiore da lasciare su ciascun ramo si sceglie a seconda dell'energia della pianta. Individui molto vigorosi possono sostenere un carico di gemme maggiore.

  2. Non sempre è necessario procedere a tagli per modificare il portamento e lo sviluppo della pianta, ma è spesso sufficiente effettuare piegature, incisioni o torsioni dei rami per ottenere l'effetto desiderato. Queste operazioni sono più raffinate perché alterano il flusso della linfa in modo graduale. Oltre alla potatura annuale da fare prima della ripresa vegetativa, è a volte utile effettuare una "potatura verde", a metà della bella stagione, ad esempio nei cespugli da fiore che fioriscono solo sui rami dell'anno, e che, se non potati, produrrebbero fiori solo su una parte dei rami.

  3. I tagli di potatura devono essere netti, senza sfilacciamenti della corteccia e inclinati in modo da limitare ristagni di acqua (e attacchi di funghi) sulla superficie di taglio. La distanza dalla gemma più vicina deve essere almeno 1 cm.

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PROPAGGINE

È un metodo di moltiplicazione vegetativa che consiste nel far radicare dei rami, senza reciderli totalmente come si fa per la talea, ma lasciandoli attaccati alla pianta madre per il tempo necessario a farli emettere radici. Tale radicamento viene indotto provocando una piccola ferita nel ramo e interrandolo parzialmente. Si procede generalmente in autunno per le piante legnose e a foglia caduca, e in primavera per le piante sempreverdi o erbacee. Queste ultime (ad esempio i garofani) non richiedono in genere più di qualche mese per radicare. È una tecnica più facile da usare per le piante a portamento rampicante o che mantengono fusti lunghi e non troppo rigidi.

 

Si sceglie un ramo flessibile, non fiorifero (eventualmente i fiori o le gemme vengono asportati) e lo si spunta leggermente. Dopo avere inciso con un coltello affilato un taglio a linguetta nella corteccia, che non oltrepassi la metà dello spessore del ramo, si piega quest'ultimo fino a terra e di nuovo verso l'alto nel punto di taglio, fissandolo sul fondo di una piccola buca (profonda circa 10 cm), scavata a distanza conveniente. Può a volte essere utile cospargere il taglio appena fatto con prodotti radicanti in polvere. Il ramo si può mantenere al suo posto per mezzo di un gancio di filo di ferro, sagomato e infilato nel terreno, mentre un paletto di sostegno potrà aiutare a mantenere in posizione eretta la parte terminale che formerà la nuova pianta. Si copre poi la buca con terriccio, mantenendolo umido con annaffiature regolari.
Dopo almeno un anno (e spesso solo dopo 2-3 anni) sarà possibile staccare la propaggine e procedere al trapianto, cercando di non danneggiare le radici formate. Si possono fare propaggini multiple di piante rampicanti con rami molto lunghi, interrando segmenti del ramo in una fila di buche, ma si devono lasciare fuori terra segmenti con almeno due gemme. Per alcune piante da piccoli frutti, come il lampone o il rovo, si possono fare propaggini di punta, interrando in autunno l'estremità di un germoglio, per poi staccarlo e trapiantarlo la primavera successiva.
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RINVASATURA

Quando le radici di una pianta hanno completamente cerchiato la parte interna del vaso, cioè quando estraendo la pianta dal vaso sono visibili più radici che terriccio, è arrivata l'ora di svasare. In genere questa operazione si effettua in ottobre. Le giovani piante devono essere rinvasate in vasi più grandi, bastano 2-3 cm di diametro in più. Per le piante adulte, invece, basta svasarle ogni 2-3 anni o più, e solitamente queste vengono messe in un vaso dello stesso diametro, a cui però si dovrà aggiungere del nuovo terriccio. Per quest'ultimo, basta procurarsi quello adatto alle piante in casa che si trova nei negozi di giardinaggio e aggiungergli una parte di torba. La rinvasatura va eseguita con terriccio umido, non eccessivamente bagnato. Dunque, se le radici hanno preso possesso di tutto il vaso, la pianta si dovrà rinvasare in uno più grande. Per le piante adulte, se in casa non abbiamo spazio per contenitori più grandi, dobbiamo ridurre il volume della zolla e togliere alcune radici.

 

Se il vaso è di terracotta, avendo sul fondo un grosso foro di drenaggio, dobbiamo mettere sopra il foro un pezzo di vaso rotto con la parte convessa in alto, in modo che il terriccio non fuoriesca. Per i vasi di plastica il problema non si pone, in quanto questi presentano in genere molti piccoli fori che non bisogna ricoprire. Sarebbe meglio, comunque, collocare sul fondo del contenitore un piccolo strato di materiale drenante, come ad esempio della ghiaia piccola. I contenitori devono essere lavati, per eliminare eventuali parassiti, mentre i vasi nuovi di terracotta, prima del rinvaso devono essere tenuti a bagno per dodici ore, affinché non assorbano poi l'umidità del terriccio. A questo punto, si mette sul fondo uno strato di circa 5 cm di terriccio e vi si inserisce una pianta con la sua zolla, tenendola al centro del vaso. Si comprime quindi con le dita la terra verso la parete interna di questo e, se necessario, lo si colma con altro terriccio, pressandolo nuovamente per sistemarlo in modo uniforme. La superficie dovrà ora venirsi a trovare a circa 1,5 cm al di sotto dell'orlo del vaso.
Terminate queste operazioni, si dovrà innaffiare abbondantemente e assestare alla fine nuovamente il tutto con una leggera pressione delle dita. Ricordatevi inoltre, prima di effettuare il rinvaso delle vostre piante, di farvi consigliare dal vostro negoziante di fiducia, circa il terriccio più adatto alle piante che dovete rinvasare.
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SEMINA

Seminare è facile, anche se non sempre si riesce ad ottenere una germinazione regolare e a far sopravvivere le piantine spuntate. Le modalità di semina dipendono dalla specie e, di conseguenza, dalle caratteristiche dei semi. Vi sono però alcuni principi generali di cui tener conto per avere maggiori probabilità di successo:

  1. I semi "epigei" sono quelli che emettono radici e spingono fuori dal terreno il piccolo guscio durante la germinazione (zucche, cetrioli, peperoni), mentre quelli "ipogei" mantengono il vecchio guscio sotto la superficie ed emergono con una foglia o un germoglio (insalate, rape, fagioli).

  2. I semi devono assorbire acqua dal terreno e bisogna trovare un compromesso tra umidità del terreno (che aumenta con la profondità) e difficoltà della piantina a emergere dalla superficie. Alcune specie con semi molto piccoli si possono semplicemente spargere sulla superficie e annaffiare.

 

  1. I semi piccoli hanno bisogno di più cure e si interrano a profondità minore di quelli grandi perché non hanno molta energia per spuntare. Per distribuire a spaglio quelli molto piccoli in maniera uniforme si usa diluire il seme con una manciata di sabbia o terra in una scodella, per poi spargere il miscuglio più facilmente.
  2. Molti dei semi in commercio vengono trattati per renderli pronti alla germinazione, mentre quelli raccolti da piante coltivate in proprio possono risultare induriti o danneggiati, o necessitare di periodi di freddo per germinare. La percentuale di semi vivi nelle confezioni in commercio o nella semente appena raccolta è molto alta, ma diminuisce col passare del tempo, e per questo è bene utilizzare seme non troppo vecchio. Ogni specie coltivata ha una sua temperatura ottimale di germinazione, che varia in genere dai 15 ai 20°C, e in condizioni diverse quest'ultima può essere anche molto lenta.
  3. Se la stagione non è adatta per la semina nell'orto, si può tentare la semina in semenzaio, assicurando condizioni adatte per quanto riguarda la temperatura, l'umidità e la luce. Il terriccio da utilizzare per la germinazione in cassette o in serra deve essere molto fine e sciolto in modo da favorire il successivo trapianto delle piantine a dimora. L'uso di terriccio sterile (reperibile in commercio) elimina la necessità di distinguere le piantine seminate dalle erbe infestanti, i cui semi si trovano naturalmente nel compost fatto in casa, e che spuntano in genere in anticipo rispetto alla coltura.
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TALEA

È il metodo di moltiplicazione più comune, e consiste nel separare dalla pianta madre una parte di ramo, di radice o anche di foglia, che, poste in condizioni adatte, emettono radici e germogli e costituiscono una nuova pianta. Esistono tipi vari tipi di talee (erbacee, legnose, di gemma, di radice, di foglia, ecc.), con diverse esigenze e procedure, ma in generale la facilità di riuscita dipende dalla attitudine al radicamento della pianta. Per alcune specie, come il pioppo o il salice, il successo è garantito anche semplicemente tagliando un ramo e infilandolo a primavera in un buco nel terreno umido, mentre per altre occorrono condizioni adatte di temperatura e umidità, ambienti protetti o perfino prodotti ormonali che stimolino l'emissione di radici.

 

Parti di pianta troppo piccole non riescono a sopravvivere poiché esauriscono le loro sostanze di riserva prima di riuscire a vegetare, e perciò si tende a utilizzare talee grandi. I rami troppo vecchi hanno poche gemme e cellule vegetative, e quindi si scelgono talee su rami giovani, di uno o due anni. Infine, fiori e frutti vanno rimossi per evitare che risucchino tutte le sostanze nutritive, impedendo il radicamento; si elimina anche parte delle foglie, poiché una eccessiva traspirazione provocherebbe il disseccamento.
Le talee erbacee o semilegnose si prelevano e si interrano in genere in primavera, e vegetano durante la stessa stagione, mentre molte talee di rami legnosi possono essere prelevate e interrate in autunno e vegetare solo la primavera successiva.
Il terreno in cui vengono poste inizialmente, naturale o artificiale, può anche essere poco fertile, ma deve essere umido e protetto. I vivaisti utilizzano macchinari e attrezzature sofisticate per il controllo dell'umidità e della temperatura degli ambienti, ma anche nel giardino o nell'orto si può ricercare una zona riparata in cui gli sbalzi termici siano attenuati.
Una volta radicate, le talee vanno trapiantate in vaso o in piena terra con molta cautela per non danneggiare le radici delicate, e vanno abituate con gradualità all'aria e alla luce per farle abituare all'ambiente in cui dovranno vivere.

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TIPI DI TERRENO

Lo studio dei suoli è una scienza vera e propria, ma a scopo pratico possiamo individuare una classificazione approssimativa delle principali tipologie di terreno.
Le particelle che compongono il suolo sono classificate a seconda del loro spessore in 3 gruppi significativi: l'argilla, (particelle molto fini) il limo (particelle medie) e la sabbia (particelle più grandi). Tutte le particelle più grandi della sabbia (sassolini, ciottoli o pietre) vengono considerate a parte, poiché non influenzano direttamente le caratteristiche chimico-fisiche del terreno, a meno di non essere presenti in quantità rilevanti (terreni molto sassosi).
Un altro componente fondamentale è la sostanza organica, che può essere presente in quantità anche ridotte (2-10% del totale) ma che è determinante per la fertilità. Il modo in cui le particelle del terreno e la sostanza organica si aggregano e si dispongono è molto variabile e determina la struttura del suolo e l'entità degli spazi in cui aria e acqua possono circolare. Semplificando si dice che i terreni possono presentare struttura compatta (le particelle sono schiacciate le une contro le altre, senza spazi), lacunare (le particelle, più grandi, si dispongono lasciando spazi liberi) o aggregata (le particelle sottili si aggregano insieme e poi si dispongono in forma di piccoli ammassi, lasciando degli spazi liberi).
I terreni in cui argilla, limo e sabbia si trovano in misura equivalente vengono chiamati "di medio impasto" e sono i migliori per la coltivazione della maggior parte delle colture sia da orto che da giardino. Quando invece uno dei tre tipi di particelle prevale, conferisce attributi particolari al suolo.

Terreni sabbiosi: prevale la componente sabbia, con particelle che non si attaccano insieme ma restano sempre sciolte. Questo tipo di terreno è permeabile, trattiene poco l'acqua ed è facile da penetrare per le radici. Strofinando tra le dita un po' di terreno bagnato sarà possibile percepire i granelli di sabbia.

Terreni limosi: prevale la componente limo, fatta di particelle appena più sottili della sabbia, che restano poco aggregate ma più capaci di trattenere acqua ed elementi fertilizzanti. I terreni limosi sono sciolti, e con scarsi rischi di ristagni di acqua. Strofinando un po' di terreno bagnato tra le dita si ha una sensazione saponosa ma non appiccicosa.

Terreni argillosi: prevale la componente argilla, con particelle finissime che facilmente si aggregano insieme e conferiscono struttura glomerulare al terreno. Trattengono molto bene l'acqua e hanno scarso drenaggio. Sono in genere molto fertili, ma se calpestati o lavorati troppo umidi, si impastano e rimangono poi duri e compatti, impenetrabili per le radici. Il terreno argilloso è appiccicoso quando è bagnato e, strofinandolo tra le dita, è facile formare dei sottili cilindretti.

Terreni torbosi: sono ricchi di torba, che è una sostanza organica vegetale poco decomposta perché accumulata in tempi molto lunghi in presenza di acqua, di scarsa ossigenazione e di pH acido. Non sono comuni nei nostri climi, e l'aggiunta di torba serve spesso per migliorare la permeabilità di terreni troppo compatti. Si riconoscono a vista per l'aspetto fibroso.

Terreni acidi o basici: il pH del terreno è la misura del suo livello di acidità. In generale i terreni diventano acidi se fortemente dilavati o se accumulano strati di sostanza organica poco decomposta. I terreni basici (detti anche alcalini) hanno invece origine dall'accumulo di sali che a seconda della loro natura possono essere più o meno dannosi. Il calcare (carbonato di calcio) conferisce caratteristiche alcaline al terreno ma non è particolarmente dannoso, come invece succede per i sali di sodio, il cui accumulo, dovuto a volte ad irrigazioni non corrette, innalza il pH del terreno fino a livelli insopportabili per la maggior parte delle piante. Il pH può essere misurato con appositi strumenti, o individuato negli ambienti naturali a seconda delle specie vegetali presenti.

Terreni umiferi: i terreni ricchi di sostanza organica, detti anche umiferi, sono in genere molto fertili perché gli elementi nutritivi vengono liberati gradualmente e risultano più assimilabili dalle piante. Sono riconoscibili perché hanno in genere un colore più scuro, a volte quasi nero, con particelle raggruppate in piccoli ammassi. Indipendentemente dal loro contenuto di argilla, limo e sabbia, i terreni ricchi di humus sono dotati di una buona struttura, con spazi tra le particelle che permettono l'arrivo di ossigeno alle radici e prevengono i ristagni di acqua grazie a un corretto drenaggio.
I residui vegetali e animali che vengono lasciati sul posto o il compost aggiunto non restano inerti, ma si degradano nel suolo a velocità variabile, liberando gli elementi nutritivi e allo stesso tempo svolgendo una importante funzione di "collante" per tenere insieme le particelle di terreno. La sostanza organica va quindi considerata più come un flusso di sostanze in entrata e in uscita che come un componente stabile, e si deve cercare di apportarne quanta più possibile.
Anche i concimi chimici apportano sostanze nutritive, e sono in gran parte costituiti da sali degli elementi principali di cui si nutrono le piante (azoto, fosforo e potassio) e di altri elementi in quantità minori (microelementi). Le piante li assimilano perché sTrapiantoolgono nell'acqua che circola nel terreno, e come nel caso dell'azoto, vengono anche eventualmente allontanati per effetto del drenaggio eccessivo.

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TRAPIANTO

Il trapianto costituisce un mezzo per trasferire le piante da un luogo all'altro, o per permetterne lo sviluppo in periodi stagionali poco adatti, mediante l'uso di sistemi di protezione come serre o semenzai. È possibile trapiantare specie arboree o arbustive di varie dimensioni o anche piante erbacee. Esistono due modalità diverse di trapianto:

  1. Il trapianto "a radice nuda" è utilizzato spesso per piante arboree e arbustive (noci, ciliegi, alberi da frutto) ed erbacee (sedani, finocchi, cavoli), resistenti al trasporto e alle manipolazioni. Per limitare i danni da trapianto alle piante più delicate, si può annaffiare il fondo del solco in cui le piantine vengono disposte. Alle piante erbacee spesso si spuntano leggermente le radici principali. Le piante subiscono danni se estirpate durante i periodi di vegetazione e perciò nei climi italiani i trapianti a radice nuda si effettuano in autunno o alla fine dell'inverno, prima della ripresa vegetativa. Le piante a radice nuda sono delicate, ma quelle legnose si possono conservare per qualche tempo prima di metterle a dimora, interrate anche a mazzi in strati di sabbia umida o terriccio.

  2. Il trapianto con un "pane di terra" intorno alle radici (mediante coltivazione preliminare in vasi e contenitori), è utilizzato per piante poco resistenti allo stress da trapianto e con scarsa capacità di rigenerare le radici danneggiate (azalee, camelie, rododendri, ma anche zucchine, cetrioli e meloni). Questo tipo di trapianto può essere effettuato in ogni periodo dell'anno, poiché le radici non vengono manipolate. Presenta tuttavia anche degli svantaggi, essenzialmente costituiti, per le piante arboree e arbustive, dalle numerose operazioni di rinvasatura necessarie per far crescere le piante fino alle dimensioni richieste. Il procedimento è comunque facilitato per le specie moltiplicate per talea. Al momento dell'impianto è necessario scavare una fossa di adeguate dimensioni e, per le piante arboree, è il momento di provvedere alle integrazioni di concime o alla eventuale correzione del pH del terreno mediante aggiunte di compost acido, torba o al contrario calcare.

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