IMBIANCHIMENTO |
L'imbianchimento è una procedura che
consiste nell'impedire alla luce di raggiungere
alcune parti delle piante. Viene utilizzata nella
coltivazione di ortaggi da foglia, da fusto e da
costa per ottenere prodotti più gustosi e croccanti.
Non è strettamente necessaria, e dal punto di vista
nutrizionale le piante imbianchite sono meno ricche
di sostanze benefiche, anche se decisamente più
appetitose. |
Tuttavia in alcuni
casi, come per il cardo, le parti non sottoposte a
imbianchimento sarebbero talmente fibrose da
risultare non commestibili.
I vegetali cresciuti in un ambiente oscurato
artificialmente sono diversi da quelli cresciuti
normalmente alla luce e in generale presentano
caratteristiche riconoscibili: il colore non è verde
intenso ma più chiaro, e perfino completamente
bianco, poiché la clorofilla verde non viene
prodotta nei tessuti giovani e sparisce da quelli
già formati. L'assenza di luce rende i tessuti più
teneri, mentre le coste e i fusti si presentano meno
fibrosi e più ricchi di acqua. |
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Si possono imbianchire
piante in accrescimento (sedano, finocchio, cardi,
bietole da coste) schermando parzialmente la luce
con rincalzature del terreno alla base della pianta,
oppure legando insieme o fasciando le foglie o le
costole con rametti di salice, con carta o elastici.
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In questo caso le piante continuano a svilupparsi anche
per mesi, e vengono raccolte al momento in cui
raggiungono le caratteristiche più adatte per il
mercato.
In altri casi le piante completamente cresciute
vengono sottoposte ad imbianchimento forzato solo
per pochi giorni, prima della raccolta. È il caso
delle insalate da cespo o da foglia come le
lattughe, che possono venire sempre legate o coperte
con fogli di plastica nera o contenitori di vario
tipo (ad esempio con vasi da fiori in terracotta
rovesciati).
In casi eccezionali, come per la produzione
dell'indivia belga e di |
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alcune varietà di
cicorie o radicchi, le piante vengono completamente
tagliate a livello del terreno, estirpando poi le
radici e ripiantandole in contenitori riempiti di
terriccio adatto. Trasportate in un ambiente buio e
protetto, come serre, cantine e sotterranei, le
radici germogliano ancora producendo grumoli di
foglie perfettamente bianche e sane.
In ogni caso è utile osservare alcune precauzioni
per l'imbianchimento: Il rischio maggiore della
copertura con fogli di plastica o contenitori è che
le piante marciscano, se lasciate per periodi molto
lunghi in condizioni di elevata temperatura o
umidità, o anche se la temperatura scende
notevolmente. Occorre controllare periodicamente lo
stato delle piante. È anche possibile che insetti o
parassiti di norma poco importanti trovino un
ambiente favorevole e un rifugio migliore sotto la
plastica, provocando danni rilevanti. |
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MARGHOTTA |
È un metodo per moltiplicare piante a partire da
rami o fusti, molto usato per le magnolie o per
piante da appartamento come i ficus. Si usa la
margotta quando non è possibile recidere i fusti
totalmente come avviene per la talea, o interrarli
come si fa per la propaggine, perché troppo spessi o
rigidi. Si procede scegliendo un ramo vigoroso e
senza fiori, non troppo vecchio, e incidendo con un
coltello affilato un taglio inclinato a linguetta
(profondo meno di metà dello spessore), da mantenere
aperto con una scheggia di legno o con della torba
di sfagno. Può a volte essere utile cospargere il
taglio appena fatto con prodotti radicanti in
polvere, reperibili in commercio. Con un foglio di
plastica si costruisce poi un manicotto intorno al
ramo, da riempire con una miscela umida di torba di
sfagno e poca sabbia. Questo materiale deve restare
umido per permettere alle radici di spuntare dalla
ferita, e perciò il contenitore deve essere ben
chiuso. Il periodo migliore per agire è di solito in
marzo-aprile. Quando le radici saranno formate, in
genere dopo 2-3 mesi, il ramo potrà essere rimosso e
trapiantato in vaso con terriccio organico adatto,
che andrà annaffiato costantemente. Il trapianto in
piena terra, se previsto, potrà avvenire nella
primavera successiva. |
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Le piante che emettono numerosi polloni, come alcune varietà di
rose e di piante da frutto, possono essere allevate per formare
margotte "di ceppaia", che si ottengono accumulando uno strato
di terriccio alla base dei numerosi polloni formatisi intorno al
fusto principale, e che dopo qualche tempo emettono radici al
loro piede. I polloni vengono poi staccati e trapiantati in vaso
o in terra per formare nuove piante.
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PACCIAMATURA |
La pacciamatura è una tecnica colturale che ha come
obiettivo principale quello di mantenere l'umidità
del terreno coltivato e di proteggerlo.
Tradizionalmente consiste nel coprire la superficie
intorno alle piante usando paglia, foglie, residui
vegetali o erba falciata, segatura o torba in uno
strato spesso qualche centimetro. Gli effetti
principali sono la schermatura dei raggi solari e il
minore riscaldamento della superficie del terreno,
che rimane in genere più umido. L'assenza di luce
inoltre impedisce o rallenta la formazione delle
erbe infestanti. |
Negli orti la pacciamatura viene effettuata quando le piante
sono abbastanza sviluppate, dopo aver rimosso le erbacce e avere
effettuato il diradamento se necessario. D'inverno lo strato di
pacciamatura, se sufficientemente alto, mantiene il terreno più
caldo e fa sì che la pioggia battente non ne danneggi la
struttura, riducendo la formazione di croste superficiali e
mantenendo le superfici calpestabili e accessibili anche quando
il suolo è bagnato.
Nelle piante a portamento strisciante e aderente al terreno,
come la fragola, si usa pacciamare per impedire che i frutti o
altre parti importanti rimangano a diretto contatto con la
terra, |
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permettendone così la raccolta e il consumo senza necessità di
lavaggi e limitando gli attacchi di muffe e marciumi.
Gli arbusti e gli ortaggi che necessitano di terreno più acido
di quello a disposizione possono trarre vantaggio da
pacciamature con torba da fare a primavera.
Nelle colture arboree, come frutteti e vigneti, si usa tritare
l'erba cresciuta tra i filari insieme con i rametti lasciati
dalle potature, formando uno strato pacciamante che rende i
campi percorribili con trattori e macchine anche se bagnati.
Nell'agricoltura intensiva spesso non è possibile, per ragioni
di economia, utilizzare pacciamature vegetali, e si usano invece
sottili fogli di plastica nera che possono facilmente essere
stesi con l'aiuto di apposite macchine. Tale soluzione è
possibile ma non necessaria negli orti domestici, in cui non
occorre molta manodopera per distribuire il materiale
pacciamante. Un altro punto a favore della pacciamatura vegetale
è costituito dall'apporto di sostanza organica biodegradabile
che conferisce comunque caratteristiche positive al terreno. |
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POTATURA |
La potatura consiste nel rimuovere, tagliandole,
parti di alberi e arbusti, e a volte anche di piante
erbacee, generalmente perenni. È un'operazione
importante, poiché determina il futuro delle piante
in termini di forma, vegetazione, fioritura e
fruttificazione. Le piante seguono una loro naturale
evoluzione, influenzata dalle condizioni in cui si
trovano a crescere. In generale, potando si cerca di
mantenere un equilibrio tra la quantità di
vegetazione effettivamente presente e quella
desiderabile per raggiungere gli obiettivi di
coltivazione. Per questo occorre tenere conto di
alcuni principi fondamentali:
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Tagliando una parte della chioma di una pianta
(come l'estremità di un ramo), si provoca una
reazione che consiste nell'emissione di germogli
nuovi e vigorosi dalle gemme sottostanti il
taglio. In questo modo un fusto singolo cimato
si trasforma in un fascio di rami, e nelle
piante erbacee, in un cespo fitto.
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I germogli che vegetano senza fiori assorbono più linfa
dalle radici perché sono più dritti e vigorosi, e competono
con gli altri rami, sottraendo forza a quelli che devono
maturare fiori e frutti. È utile a volte limitare il numero
di rami "a legno" per garantire più energia a quelli "a
fiore". Al contrario, troppi rami a fiore rendono l'intera
pianta debole e limitandone il numero si darà maggiore
impulso alla vegetazione. Il numero di gemme a fiore da
lasciare su ciascun ramo si sceglie a seconda dell'energia
della pianta. Individui molto vigorosi possono sostenere un
carico di gemme maggiore.
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Non sempre è necessario procedere a tagli per modificare il
portamento e lo sviluppo della pianta, ma è spesso
sufficiente effettuare piegature, incisioni o torsioni dei
rami per ottenere l'effetto desiderato. Queste operazioni
sono più raffinate perché alterano il flusso della linfa in
modo graduale. Oltre alla potatura annuale da fare prima
della ripresa vegetativa, è a volte utile effettuare una
"potatura verde", a metà della bella stagione, ad esempio
nei cespugli da fiore che fioriscono solo sui rami
dell'anno, e che, se non potati, produrrebbero fiori solo su
una parte dei rami.
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I tagli di potatura devono essere netti, senza
sfilacciamenti della corteccia e inclinati in modo da
limitare ristagni di acqua (e attacchi di funghi) sulla
superficie di taglio. La distanza dalla gemma più vicina
deve essere almeno 1 cm.
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PROPAGGINE |
È un metodo di moltiplicazione vegetativa che
consiste nel far radicare dei rami, senza reciderli
totalmente come si fa per la talea, ma lasciandoli
attaccati alla pianta madre per il tempo necessario
a farli emettere radici. Tale radicamento viene
indotto provocando una piccola ferita nel ramo e
interrandolo parzialmente. Si procede generalmente
in autunno per le piante legnose e a foglia caduca,
e in primavera per le piante sempreverdi o erbacee.
Queste ultime (ad esempio i garofani) non richiedono
in genere più di qualche mese per radicare. È una
tecnica più facile da usare per le piante a
portamento rampicante o che mantengono fusti lunghi
e non troppo rigidi.
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Si sceglie un ramo flessibile, non fiorifero (eventualmente i
fiori o le gemme vengono asportati) e lo si spunta leggermente.
Dopo avere inciso con un coltello affilato un taglio a linguetta
nella corteccia, che non oltrepassi la metà dello spessore del
ramo, si piega quest'ultimo fino a terra e di nuovo verso l'alto
nel punto di taglio, fissandolo sul fondo di una piccola buca
(profonda circa 10 cm), scavata a distanza conveniente. Può a
volte essere utile cospargere il taglio appena fatto con
prodotti radicanti in polvere. Il ramo si può mantenere al suo
posto per mezzo di un gancio di filo di ferro, sagomato e
infilato nel terreno, mentre un paletto di sostegno potrà
aiutare a mantenere in posizione eretta la parte terminale che
formerà la nuova pianta. Si copre poi la buca con terriccio,
mantenendolo umido con annaffiature regolari.
Dopo almeno un anno (e spesso solo dopo 2-3 anni) sarà possibile
staccare la propaggine e procedere al trapianto, cercando di non
danneggiare le radici formate. Si possono fare propaggini
multiple di piante rampicanti con rami molto lunghi, interrando
segmenti del ramo in una fila di buche, ma si devono lasciare
fuori terra segmenti con almeno due gemme. Per alcune piante da
piccoli frutti, come il lampone o il rovo, si possono fare
propaggini di punta, interrando in autunno l'estremità di un
germoglio, per poi staccarlo e trapiantarlo la primavera
successiva. |
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RINVASATURA |
Quando le radici di una pianta hanno completamente
cerchiato la parte interna del vaso, cioè quando
estraendo la pianta dal vaso sono visibili più
radici che terriccio, è arrivata l'ora di svasare.
In genere questa operazione si effettua in ottobre.
Le giovani piante devono essere rinvasate in vasi
più grandi, bastano 2-3 cm di diametro in più. Per
le piante adulte, invece, basta svasarle ogni 2-3
anni o più, e solitamente queste vengono messe in un
vaso dello stesso diametro, a cui però si dovrà
aggiungere del nuovo terriccio. Per quest'ultimo,
basta procurarsi quello adatto alle piante in casa
che si trova nei negozi di giardinaggio e
aggiungergli una parte di torba. La rinvasatura va
eseguita con terriccio umido, non eccessivamente
bagnato. Dunque, se le radici hanno preso possesso
di tutto il vaso, la pianta si dovrà rinvasare in
uno più grande. Per le piante adulte, se in casa non
abbiamo spazio per contenitori più grandi, dobbiamo
ridurre il volume della zolla e togliere alcune
radici. |
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Se il vaso è di terracotta, avendo sul fondo un grosso foro di
drenaggio, dobbiamo mettere sopra il foro un pezzo di vaso rotto
con la parte convessa in alto, in modo che il terriccio non
fuoriesca. Per i vasi di plastica il problema non si pone, in
quanto questi presentano in genere molti piccoli fori che non
bisogna ricoprire. Sarebbe meglio, comunque, collocare sul fondo
del contenitore un piccolo strato di materiale drenante, come ad
esempio della ghiaia piccola. I contenitori devono essere
lavati, per eliminare eventuali parassiti, mentre i vasi nuovi
di terracotta, prima del rinvaso devono essere tenuti a bagno
per dodici ore, affinché non assorbano poi l'umidità del
terriccio. A questo punto, si mette sul fondo uno strato di
circa 5 cm di terriccio e vi si inserisce una pianta con la sua
zolla, tenendola al centro del vaso. Si comprime quindi con le
dita la terra verso la parete interna di questo e, se
necessario, lo si colma con altro terriccio, pressandolo
nuovamente per sistemarlo in modo uniforme. La superficie dovrà
ora venirsi a trovare a circa 1,5 cm al di sotto dell'orlo del
vaso.
Terminate queste operazioni, si dovrà innaffiare abbondantemente
e assestare alla fine nuovamente il tutto con una leggera
pressione delle dita. Ricordatevi inoltre, prima di effettuare
il rinvaso delle vostre piante, di farvi consigliare dal vostro
negoziante di fiducia, circa il terriccio più adatto alle piante
che dovete rinvasare. |
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SEMINA |
Seminare è facile, anche se non sempre si riesce ad
ottenere una germinazione regolare e a far
sopravvivere le piantine spuntate. Le modalità di
semina dipendono dalla specie e, di conseguenza,
dalle caratteristiche dei semi. Vi sono però alcuni
principi generali di cui tener conto per avere
maggiori probabilità di successo:
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I semi "epigei" sono quelli che emettono radici
e spingono fuori dal terreno il piccolo guscio
durante la germinazione (zucche, cetrioli,
peperoni), mentre quelli "ipogei" mantengono il
vecchio guscio sotto la superficie ed emergono
con una foglia o un germoglio (insalate, rape,
fagioli).
-
I semi devono assorbire acqua dal terreno e
bisogna trovare un compromesso tra umidità del
terreno (che aumenta con la profondità) e
difficoltà della piantina a emergere dalla
superficie. Alcune specie con semi molto piccoli
si possono semplicemente spargere sulla
superficie e annaffiare.
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I semi piccoli hanno bisogno di più cure e si interrano a
profondità minore di quelli grandi perché non hanno molta
energia per spuntare. Per distribuire a spaglio quelli molto
piccoli in maniera uniforme si usa diluire il seme con una
manciata di sabbia o terra in una scodella, per poi spargere
il miscuglio più facilmente.
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Molti dei semi in commercio vengono trattati per renderli
pronti alla germinazione, mentre quelli raccolti da piante
coltivate in proprio possono risultare induriti o
danneggiati, o necessitare di periodi di freddo per
germinare. La percentuale di semi vivi nelle confezioni in
commercio o nella semente appena raccolta è molto alta, ma
diminuisce col passare del tempo, e per questo è bene
utilizzare seme non troppo vecchio. Ogni specie coltivata ha
una sua temperatura ottimale di germinazione, che varia in
genere dai 15 ai 20°C, e in condizioni diverse quest'ultima
può essere anche molto lenta.
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Se la stagione non è adatta per la semina nell'orto, si può
tentare la semina in semenzaio, assicurando condizioni
adatte per quanto riguarda la temperatura, l'umidità e la
luce. Il terriccio da utilizzare per la germinazione in
cassette o in serra deve essere molto fine e sciolto in modo
da favorire il successivo trapianto delle piantine a dimora.
L'uso di terriccio sterile (reperibile in commercio) elimina
la necessità di distinguere le piantine seminate dalle erbe
infestanti, i cui semi si trovano naturalmente nel compost
fatto in casa, e che spuntano in genere in anticipo rispetto
alla coltura.
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TALEA |
È il metodo di moltiplicazione più comune, e
consiste nel separare dalla pianta madre una parte
di ramo, di radice o anche di foglia, che, poste in
condizioni adatte, emettono radici e germogli e
costituiscono una nuova pianta. Esistono tipi vari
tipi di talee (erbacee, legnose, di gemma, di
radice, di foglia, ecc.), con diverse esigenze e
procedure, ma in generale la facilità di riuscita
dipende dalla attitudine al radicamento della
pianta. Per alcune specie, come il pioppo o il
salice, il successo è garantito anche semplicemente
tagliando un ramo e infilandolo a primavera in un
buco nel terreno umido, mentre per altre occorrono
condizioni adatte di temperatura e umidità, ambienti
protetti o perfino prodotti ormonali che stimolino
l'emissione di radici. |
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Parti di pianta troppo piccole non riescono a sopravvivere
poiché esauriscono le loro sostanze di riserva prima di riuscire
a vegetare, e perciò si tende a utilizzare talee grandi. I rami
troppo vecchi hanno poche gemme e cellule vegetative, e quindi
si scelgono talee su rami giovani, di uno o due anni. Infine,
fiori e frutti vanno rimossi per evitare che risucchino tutte le
sostanze nutritive, impedendo il radicamento; si elimina anche
parte delle foglie, poiché una eccessiva traspirazione
provocherebbe il disseccamento.
Le talee erbacee o semilegnose si prelevano e si interrano in
genere in primavera, e vegetano durante la stessa stagione,
mentre molte talee di rami legnosi possono essere prelevate e
interrate in autunno e vegetare solo la primavera successiva.
Il terreno in cui vengono poste inizialmente, naturale o
artificiale, può anche essere poco fertile, ma deve essere umido
e protetto. I vivaisti utilizzano macchinari e attrezzature
sofisticate per il controllo dell'umidità e della temperatura
degli ambienti, ma anche nel giardino o nell'orto si può
ricercare una zona riparata in cui gli sbalzi termici siano
attenuati.
Una volta radicate, le talee vanno trapiantate in vaso o in
piena terra con molta cautela per non danneggiare le radici
delicate, e vanno abituate con gradualità all'aria e alla luce
per farle abituare all'ambiente in cui dovranno vivere. |
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TIPI DI TERRENO |
Lo studio dei suoli è una scienza
vera e propria, ma a scopo pratico possiamo
individuare una classificazione approssimativa delle
principali tipologie di terreno.
Le particelle che compongono il suolo sono
classificate a seconda del loro spessore in 3 gruppi
significativi: l'argilla, (particelle molto fini) il
limo (particelle medie) e la sabbia (particelle più
grandi). Tutte le particelle più grandi della sabbia
(sassolini, ciottoli o pietre) vengono considerate a
parte, poiché non influenzano direttamente le
caratteristiche chimico-fisiche del terreno, a meno
di non essere presenti in quantità rilevanti
(terreni molto sassosi).
Un altro componente fondamentale è la sostanza
organica, che può essere presente in quantità anche
ridotte (2-10% del totale) ma che è determinante per
la fertilità. Il modo in cui le particelle del
terreno e la sostanza organica si aggregano e si
dispongono è molto variabile e determina la
struttura del suolo e l'entità degli spazi in cui
aria e acqua possono circolare. Semplificando si
dice che i terreni possono presentare struttura
compatta (le particelle sono schiacciate le une
contro le altre, senza spazi), lacunare (le
particelle, più grandi, si dispongono lasciando
spazi liberi) o aggregata (le particelle sottili si
aggregano insieme e poi si dispongono in forma di
piccoli ammassi, lasciando degli spazi liberi).
I terreni in cui argilla, limo e sabbia si trovano
in misura equivalente vengono chiamati "di medio
impasto" e sono i migliori per la coltivazione della
maggior parte delle colture sia da orto che da
giardino. Quando invece uno dei tre tipi di
particelle prevale, conferisce attributi particolari
al suolo.
Terreni sabbiosi: prevale la componente
sabbia, con particelle che non si attaccano insieme
ma restano sempre sciolte. Questo tipo di terreno è
permeabile, trattiene poco l'acqua ed è facile da
penetrare per le radici. Strofinando tra le dita un
po' di terreno bagnato sarà possibile percepire i
granelli di sabbia.
Terreni limosi: prevale la componente limo,
fatta di particelle appena più sottili della sabbia,
che restano poco aggregate ma più capaci di
trattenere acqua ed elementi fertilizzanti. I
terreni limosi sono sciolti, e con scarsi rischi di
ristagni di acqua. Strofinando un po' di terreno
bagnato tra le dita si ha una sensazione saponosa ma
non appiccicosa.
Terreni argillosi: prevale la componente
argilla, con particelle finissime che facilmente si
aggregano insieme e conferiscono struttura
glomerulare al terreno. Trattengono molto bene
l'acqua e hanno scarso drenaggio. Sono in genere
molto fertili, ma se calpestati o lavorati troppo
umidi, si impastano e rimangono poi duri e compatti,
impenetrabili per le radici. Il terreno argilloso è
appiccicoso quando è bagnato e, strofinandolo tra le
dita, è facile formare dei sottili cilindretti.
Terreni torbosi: sono ricchi di torba, che è
una sostanza organica vegetale poco decomposta
perché accumulata in tempi molto lunghi in presenza
di acqua, di scarsa ossigenazione e di pH acido. Non
sono comuni nei nostri climi, e l'aggiunta di torba
serve spesso per migliorare la permeabilità di
terreni troppo compatti. Si riconoscono a vista per
l'aspetto fibroso.
Terreni acidi o basici: il pH del terreno è
la misura del suo livello di acidità. In generale i
terreni diventano acidi se fortemente dilavati o se
accumulano strati di sostanza organica poco
decomposta. I terreni basici (detti anche alcalini)
hanno invece origine dall'accumulo di sali che a
seconda della loro natura possono essere più o meno
dannosi. Il calcare (carbonato di calcio) conferisce
caratteristiche alcaline al terreno ma non è
particolarmente dannoso, come invece succede per i
sali di sodio, il cui accumulo, dovuto a volte ad
irrigazioni non corrette, innalza il pH del terreno
fino a livelli insopportabili per la maggior parte
delle piante. Il pH può essere misurato con appositi
strumenti, o individuato negli ambienti naturali a
seconda delle specie vegetali presenti.
Terreni umiferi: i terreni ricchi di sostanza
organica, detti anche umiferi, sono in genere molto
fertili perché gli elementi nutritivi vengono
liberati gradualmente e risultano più assimilabili
dalle piante. Sono riconoscibili perché hanno in
genere un colore più scuro, a volte quasi nero, con
particelle raggruppate in piccoli ammassi.
Indipendentemente dal loro contenuto di argilla,
limo e sabbia, i terreni ricchi di humus sono dotati
di una buona struttura, con spazi tra le particelle
che permettono l'arrivo di ossigeno alle radici e
prevengono i ristagni di acqua grazie a un corretto
drenaggio.
I residui vegetali e animali che vengono lasciati
sul posto o il compost aggiunto non restano inerti,
ma si degradano nel suolo a velocità variabile,
liberando gli elementi nutritivi e allo stesso tempo
svolgendo una importante funzione di "collante" per
tenere insieme le particelle di terreno. La sostanza
organica va quindi considerata più come un flusso di
sostanze in entrata e in uscita che come un
componente stabile, e si deve cercare di apportarne
quanta più possibile.
Anche i concimi chimici apportano sostanze
nutritive, e sono in gran parte costituiti da sali
degli elementi principali di cui si nutrono le
piante (azoto, fosforo e potassio) e di altri
elementi in quantità minori (microelementi). Le
piante li assimilano perché sTrapiantoolgono nell'acqua
che circola nel terreno, e come nel caso dell'azoto,
vengono anche eventualmente allontanati per effetto
del drenaggio eccessivo. |
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TRAPIANTO |
Il trapianto costituisce un mezzo per
trasferire le piante da un luogo all'altro, o per
permetterne lo sviluppo in periodi stagionali poco
adatti, mediante l'uso di sistemi di protezione come
serre o semenzai. È possibile trapiantare specie
arboree o arbustive di varie dimensioni o anche
piante erbacee. Esistono due modalità diverse di
trapianto:
-
Il trapianto "a radice nuda" è
utilizzato spesso per piante arboree e arbustive
(noci, ciliegi, alberi da frutto) ed erbacee
(sedani, finocchi, cavoli), resistenti al
trasporto e alle manipolazioni. Per limitare i
danni da trapianto alle piante più delicate, si
può annaffiare il fondo del solco in cui le
piantine vengono disposte. Alle piante erbacee
spesso si spuntano leggermente le radici
principali. Le piante subiscono danni se
estirpate durante i periodi di vegetazione e
perciò nei climi italiani i trapianti a radice
nuda si effettuano in autunno o alla fine
dell'inverno, prima della ripresa vegetativa. Le
piante a radice nuda sono delicate, ma quelle
legnose si possono conservare per qualche tempo
prima di metterle a dimora, interrate anche a
mazzi in strati di sabbia umida o terriccio.
-
Il trapianto con un "pane di
terra" intorno alle radici (mediante
coltivazione preliminare in vasi e contenitori),
è utilizzato per piante poco resistenti allo
stress da trapianto e con scarsa capacità di
rigenerare le radici danneggiate (azalee,
camelie, rododendri, ma anche zucchine, cetrioli
e meloni). Questo tipo di trapianto può essere
effettuato in ogni periodo dell'anno, poiché le
radici non vengono manipolate. Presenta tuttavia
anche degli svantaggi, essenzialmente
costituiti, per le piante arboree e arbustive,
dalle numerose operazioni di rinvasatura
necessarie per far crescere le piante fino alle
dimensioni richieste. Il procedimento è comunque
facilitato per le specie moltiplicate per talea.
Al momento dell'impianto è necessario scavare
una fossa di adeguate dimensioni e, per le
piante arboree, è il momento di provvedere alle
integrazioni di concime o alla eventuale
correzione del pH del terreno mediante aggiunte
di compost acido, torba o al contrario calcare.
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