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Principali inquinanti dell'aria |
Si definisce
inquinante una sostanza derivante da un’attività umana, presente
in concentrazione maggiore rispetto a quella naturale ed avente
un netto effetto dannoso sull’ambiente.
Gli
inquinanti primari sono presenti nelle emissioni ed
intervengono direttamente sulla salute umana. Gli inquinati
secondari sono frutto di reazioni che avvengono in
determinate condizioni atmosferiche tra i primari, o tra i
primari e i naturali componenti dell’atmosfera.
Una
valutazione dell’inquinamento basata sul controllo di tutte le
sostanze presenti nell’atmosfera risulterebbe difficile se non
impossibile, per questo motivo si misurano solo alcuni
inquinanti caratterizzati da elevata significatività ambientale
e che possono considerarsi rappresentativi di uno stato di
inquinamento.
I principali
inquinanti individuati dalla normativa italiana che recepisce
direttive CEE e basate sulle indicazioni dell’O.M.S. sono:
MONOSSIDO
DI CARBONIO
Il monossido
di carbonio è un gas inodore e incolore, tossico per l’uomo.
Si forma in
tutte le combustioni incomplete, in particolare, viene prodotto
da tutti i veicoli a combustione interna (es. automobili), ma
anche dagli impianti di riscaldamento domestici e dagli impianti
industriali.
La formazione
di ossidi di carbonio può avvenire secondo tre processi:
La sorgente
principale di emissione di CO è costituita dai mezzi di
trasporto e fra questi gli autoveicoli a benzina.
Le emissioni
di monossido di carbonio dai motori dipendono da:
Al diminuire della velocità di
marcia le emissioni di CO aumentano raggiungendo valori massimi
col motore al minimo (condizioni tipiche di traffico
intenso rallentato)
Le emissioni
industriali di CO sono dovute principalmente alla produzione
della ghisa e dell’acciaio.
L’emissione di
CO nelle raffinerie di petrolio è dovuta in gran parte al
processo di rigenerazione dei catalizzatori utilizzati nei
processi di trasformazione del petrolio.
Anche le
industrie del legno e della carta emettono CO durante la la
distillazione per il recupero di prodotti chimici pregiati e di
energia calorifica dal liquido nero che si forma nel processo di
trattamento del legno: Altre emissioni di CO vengono da forni
usati per rigenerare la calce dal carbonato di calcio. Si hanno
poi le emissioni di Co dovute alla combustione in impianti fissi
con l’impiego di carbone , olio combustibile, legno, mentre la
combustione di gas naturale produce emissioni di CO
trascurabili.
Nelle aree
urbane le concentrazioni di CO raggiungono livelli elevati a
causa del traffico intenso. Per questo motivo la popolazione
risulta particolarmente esposta a tale inquinante soprattutto
durante gli spostamenti quotidiani.
Il CO
respirato ha la proprietà di fissarsi all’emoglobina del sangue
con una affinità 220 volte maggiore rispetto all’ossigeno
(ossiemoglobina) ed il composto che si genera (carbossi
emoglobina) che è molto stabile. Questa reazione impedisce il
normale trasporto dell’ossigeno nelle varie parti del corpo con
conseguenze dannose sul sistema nervoso e cardiovascolare.
L’entità di tali danni dipende direttamente dalle concentrazioni
e dalle e dalla durata dell’esposizione. Gli effetti di tali
esposizioni possono variare dai casi di leggera intossicazione
con disturbi psico-motori , cefalea e indebolimento generale
fino ai casi gravi di coma e morte per asfissia (ma l’inquinante
non raggiunge nell’atmosfera concentrazioni così elevate).
OSSIDI DI AZOTO
L’azoto
combinandosi con l’ossigeno da luogo a diversi composti
denominati NOX. Tra questi i più importanti per l’inquinamento
atmosferico sono l’ossido di azoto NO e soprattutto il biossido
di azoto NO2.
L’ossido di
azoto è un gas incolore ed inodore. Si forma in qualsiasi
processo di combustione in cui si impiega l’aria come
comburente, (indipendentemente dal combustibile usato), per
reazione tra ossigeno e azoto ad alte temperature. Circa il 10%
dell’ NO, una volta immesso in atmosfera, viene trasformato in
biossido di azoto per azione delle radiazioni solari. L’ (NO2)
ha un colore rosso bruno, un odore pungente ed è altamente
tossico. L’importanza degli NOX (NO + NO2) deriva dal loro coinvolgimento in presenza di forte irraggiamento solare in reazioni fotochimiche che originano inquinanti secondari pericolosi, componenti lo smog fotochimico. Gli NOX presenti nell’aria derivano sia da fonti naturali (batteri, vulcani, fulmini) sia da forme antropiche ( centrali termoelettriche, riscaldamenti domestici, autoveicoli sia a benzina che diesel).
Le attività
produttive responsabili di emissioni di Nox riguardano
l’utilizzo e la produzione di acido nitrico, la produzione di
fertilizzanti azotati, le saldature.
Il biossido di
azoto è un gas tossico irritante per le mucose ed è
responsabile di specifiche patologie a carico dell’apparato
respiratorio con diminuzioni delle difese polmonari (bronchiti,
allergie, irritazioni).
Gli ossidi di
azoto contribuiscono alla formazione di delle piogge acide e
favoriscono l’accumulo di nitrati al suolo che possono provocare
alterazioni di equilibri ecologici ambientali.
ANIDRIDE SOLFOROSA
Il biossido di
zolfo o anidride solforosa (SO2) è un gas incolore dall’odore
pungente ed irritante . L’SO2 è spesso accompagnata in
concentrazioni molto minori dall’anidride solforica SO3 infatti
l’anidride solforosa è ossidata ad anidride solforica o
direttamente dall’ossigeno dell’aria o da altri inquinati.
L’anidride solforica successivamente, in presenza di umidità è
convertita in acido solforico.
L’anidride
solforosa è uno dei più diffusi ed aggressivi inquinanti
atmosferici tanto da essere universalmente considerato tra le
cause principali dei danni all’uomo e all’ambiente. Le
principali emissioni di anidride solforosa derivano dalle
centrali termoelettriche, dagli impianti di riscaldamento
domestico e da alcune produzioni industriali (raffinerie,
fonderie, cementifici). Una minore concentrazione viene
attribuita al traffico veicolare, in particolare ai veicoli con
motore diesel. La concentrazione di biossido di zolfo presenta
una variazione stagionale molto evidente con i valori massimi
nella stagione invernale a causa del funzionamento degli
impianti di riscaldamento.
L’ SO2 si
forma dalla combinazione dell’ossigeno con lo zolfo presente
come impurità nei combustibili di tipo fossili (carbone,
petrolio, olio combustibile, gasolio; la quantità di inquinante
emessa dipende pertanto dal tenore di zolfo nei combustibili. Le
recenti normative che prescrivono bassi tenori di zolfo nei
combustibili (DPCM 14/11/95, D.P.R. 395/2001 –
Recepimento della direttiva 99/32/CE relativa alla riduzione del
tenore di zolfo di alcuni combustibili liquidi) insieme al
sempre più diffuso uso del gas metano costituiscono efficaci
strumenti per il contenimento delle emissioni di SO2.
L’anidride
solforosa produce effetti irritanti agli occhi e sul tratto
superiore dell’apparato respiratorio. E’ uno degli inquinanti
responsabili delle pioggie acide ed in particolari condizioni
atmosferiche e di emissioni da alti camini può diffondersi
nell’atmosfera anche a grandi distanze.
L’ozono è un
inquinante secondario quindi non direttamente riconducibile a
specifiche fonti di emissioni, fa parte del cosiddetto “smog
fotochimico” e viene utilizzato come indice globale degli
ossidanti fotochimici.
Quello che si
forma al suolo è il risultato di una combinazione chimica tra
gli ossidi di azoto prodotti dai tubi di scappamento dei veicoli
e l’ossigeno atmosferico, reazione che viene favorita dalla
radiazione ultravioletta solare, e che di conseguenza lo rende
un fenomeno tipico dei mesi estivi. La sua molecola è altamente
instabile, ne consegue che in città dove sono maggiori gli
inquinanti prodotti dalle auto tende a disfarsi rapidamente,
mentre in periferia, dove ci sono aree verdi ricche di ossigeno,
esso trova “molta materia prima” (ossigeno) e tende a permanere
anche a lungo; quindi
il centro
città presenta una minore concentrazione di ozono rispetto alla
periferia.
Le categorie
di popolazione particolarmente suscettibili ai rischi di
esposizione ad ozono sono: i bambini, le donne in gravidanza,
gli anziani, chi svolge attività fisica e lavorative all’aperto,
i soggetti asmatici, i soggetti con patologie polmonari e
cardiologiche.
E’ bene che
queste persone evitino prolungate esposizioni all’aperto nelle
ore più calde della giornata e riducano al minimo, sempre
durante le stesse ore, lo svolgimento di attività fisiche
affaticanti (passeggiate i bicicletta, gare, attività sportive
in genere) che comporterebbero un aumento dell’impegno
respiratorio.
PARTICELLE
TOTALI SOSPESE
Con il termine
di particelle totali sospese (PTS) o materiale particolato
sospeso vengono indicate tutte le particelle solide o liquide
disperse in aria. La natura delle particelle aereo disperse è
molto varia: ne fanno parte le polveri sospese, il materiale
organico disperso dai vegetali(pollini e frammenti di piante),
il materiale inorganico prodotto da agenti naturali, (vento e
pioggia), dall’erosione del suolo o dei manufatti (frazione più
grossolana).
Tra le fonti
antropiche emettono PTS alcune attività industriali (fonderie,
cementifici, cantieri edili, miniere), i processi di combustioni
relative a centrali termoelettriche, inceneritori riscaldamento
e traffico autoveicolare (in particolare quelli con motore
diesel), quest’ultimo contribuisce in misura considerevole con
l’emissione in atmosfera di fuliggine, cenere e particelle
incombuste di varia natura.
Nelle aree
urbane il particolato può avere origine anche dall’usura
dell’asfalto, dei pneumatici, dei freni, delle frizioni.
Tra le PTS
rientra anche l’amianto che è cancerogeno e alcuni composti del
piombo che hanno un alto grado di tossicità. Il particolato
sospeso costituisce un veicolo di trasporto di altri inquinanti
come l’SO2, gli idrocarburi policiclici aromatici e insieme a
questi contribuisce nell’ambito urbano anche al degrado di
monumenti ed opere d’arte.
La maggior
parte delle polveri ha un diametro compreso tra 0.1 e 10 micron.
Il rischio sanitario legato alle PTS dipende dalla loro
concentrazione e dalla loro dimensione:
Per questo
motivo IL DM 25/11/94 ha affiancato alla misura del PTS quella
del PM10.
La Frazione
PM10 viene definita come la frazione delle particelle sospese
con diametro nominale inferiore a 10µm. Viene anche denominata
“frazione respirabile”, in quanto le particelle che la
compongono, data la loro dimensione, possono oltrepassare la
faringe e arrivare ai polmoni provocando o accentuando malattie
dell’apparato respiratorio.
METALLI
I metalli
presenti nel articolato aerodisperso provengono da diverse
fonti: il cadmio e lo zinco sono originati prevalentemente da
impianti industriali, il rame ed il nichel da processi di
combustione, il ferro proviene dall’erosine dei suoli,
dall’utilizzo dei combustibili fossili e dalla produzione di
leghe ferrose.
Il piombo
viene emesso in atmosfera sotto forma di paricelle con diametro
inferiore ad un micron. Deriva principalmente dalle emissioni
dei veicoli a benzina in quanto viene aggiunto alle benzine come
piombo tetraetile e tetraetile con funzione antidetonante e di
aumentare il rapporto di compressione.
I metalli di
maggior rilievo sotto il profilo tossicologico sono il nichel,
il cadmio ed il piombo. I composti del nichel e del cadmio sono
classificati dall’Agenzia Internazionale di ricerca come
cancerogeni per l’uomo. Per il piombo è stato evidenziato un
ampio spettro di effetti tossici, in quanto tale sostanza
interferisce con numerosi sistemi enzimatici.
IDROCARBURI
Caratteristica
fondamentale di questi composti è quella di contenere solo atomi
di carbonio e di idrogeno. Lo stato di aggregazione (gassoso,
liquido o solido) in cui si possono trovare dipende dalla
struttura molecolare, in particolare dal numero di atomi di
carbonio. Fra i composti noti ,quelli di maggiore interesse per
quanto riguarda l’inquinamento dell’aria sono quelli allo stato
gassoso alle temperature ordinarie o quelli altamente volatili
alle temperature ordinarie. In base alla struttura molecolare si
possono distinguere tre classi di idrocarburi, ciascuna
caratterizzata da una certa reattività e tossicità:
La presenza di
idrocarburi nell’aria è dovuta in parte a processi di origine
naturale; tra questi il maggior contributo è dato dai processi
biologici di decomposizione di materia organica sulla superficie
terrestre,mentre in minore quantità sono attribuibili a processi
in atto in giacimenti di carbone, di petrolio e gas naturale e a
processi spontanei di combustione.Per quanto riguarda le
emissioni dovute all’attività dell’uomo si può dire che la fonte
principale sono i mezzi di trasporto fra i quali i veicoli a
benzina hanno il peso più rilevante. I due meccanismi principali
con cui le auto immettono idrocarburi nell’aria sono
l’evaporazione della benzina (complessa miscela di idrocarburi)
e le emissioni di carburante incombusto nei gas di scarico.
La seconda
importante fonte di inquinamento è costituita dai processi
industriali nelle fasi di produzione, lavorazione,
immagazzinamento e trasporto dei prodotti contenenti idrocarburi
(in particolare quelli della benzina, che evaporano durante il
carico di autobotti, il riempimento dei serbatoi delle stazioni
di servizio e delle automobili.
Una parte
delle emissioni industriali è dovuta all’evaporazione di
solventi organici, (ingredienti importanti di vernici, pitture,
lacche, rivestimenti). Le emissioni derivanti da attività umane
sono concentrate in aree non molto estese nelle quali questi
prodotti possono reagire facilmente con altri composti chimici;
ad esempio gli idrocarburi insaturi del gruppo delle olefine
reagiscono facilmente con gli ossidi di azoto in presenza di
luce; tale processo è alla base della formazione dello “smog
fotochimico”.
Gli
idrocarburi che fattori di rischio più elevato per la salute
dell’uomo sono gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA).
Molti di questi sono noti per la loro azione cancerogena (3,4
benzopirene, 3,4 benzofluorantene, 3,4,8,9 dibenzopirene,
1.2.5.6 dibenzoantracene); (linee guida decreti). Altri sono
dotati di attività oncogena più modesta. Altri ancora sono di
per se inattivi ma con possibilità di azione cancerogena.
La
concentrazione di IPA negli scarichi di autoveicoli è
influenzata dal regime di funzionamento del motore nello stesso
modo di quella del CO. Diversi tipi di combustibili liquidi
producono approssimativamente, la stessa serie di IPA, variano
le concentrazioni relative ed assolute. Il processo di
combustione del gasolio nei motori diesel assume un ruolo
importante nella produzione di queste sostanze
BENZENE
Il benzene è
un idrocarburo aromatico. E’ prodotto in particolare dall’uso
del petrolio, olio e loro derivati.
Viene emesso
in atmosfera anche dai gas di scarico degli autoveicoli, in
particolare da quelli alimentati a benzina.
Il benzene è
presente nelle benzine come tale e si produce inoltre durante la
combustione a partire soprattutto dagli idrocarburi aromatici. E’ una sostanza classificata dalla Comunità Europea come cancerogeno di categoria 1, R45. Con esposizioni elevate, dell’ordine di grammi al metro cubo, si osservano danni acuti al midollo osseo Studi di mutagenesi evidenziano che il benzene agisce sul bagaglio genetico delle cellule. Stime dell’organizzazione mondiale della Sanità indicano che, a fronte di un esposizione di un g/m3 di benzene per l’intera vita, quattro persone su un milione sono sottoposte al rischio di contrarre la leucemia. |
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