Il Parco Marino del Piceno

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Sviluppo sostenibile dell’area marina del Piceno

La fascia costiera del Piceno è inserita secondo la legge n. 394/91 tra le aree marine di reperimento da destinarsi, qualora ne ricorrano le condizioni, ad aree marine protette.
In questo contesto l’Area marina protetta del Piceno  si inserisce in una idea moderna di “parco”, ovvero nella concezione di una gestione integrata, per lo sviluppo sostenibile della fascia costiera; gestione integrata nel senso più ampio del termine, tendente a recuperare in una prima fase l’ambiente costiero e contestualmente a farlo convivere con le attività umane. Pure, queste ultime, dovranno trovare via via nel tempo, con la necessaria gradualità, un’armonizzazione con l’ambiente costiero e marino.

Rappresenta perciò un’alternativa al parco “santuario” classico, cui si ricorreva per “congelare” un ambiente naturale ancora in massima parte integro, impedendo in sostanza qualsiasi attività e suscitando anche opposizioni molto forti da parte dei residenti.

Questa idea dell’Area marina protetta del Piceno è quella sviluppata in premessa all’accordo di programma che ha dato vita al Comitato Istituzionale Promotore, ove si dice della “…costituzione di una riserva a scacchiera integrata, dinamica, altamente innovativa in cui programmare e gestire armonicamente la conservazione ambientale e le prospettive di reddito”.


Il 6 Luglio 1998, quattordici Enti Locali: le Province di Ascoli Piceno e Teramo, i Comuni di Fermo, Porto Sant’Elpidio, Porto San Giorgio, Altidona, Pedaso, Campofilone, Massignano, Cupramarittima, Grottammare, San Benedetto del Tronto, Martinsicuro, Alba Adriatica, costituitisi in Comitato Istituzionale Promotore, con la Provincia di Ascoli Piceno come capofila, hanno siglato un accordo di programma per l’attuazione e la promozione di programmi ed iniziative volte alla realizzazione dell’ “Area Marina Protetta del Piceno”.
L’area presa in esame è compresa tra le foci dei fiumi Chienti e Salinello e si estende verso il largo fino a tre miglia dalla costa (attuale limite per l’attività della pesca a strascico), con una superficie complessiva di circa 300 Kmq.
L’Area marina protetta del Piceno dovrà necessariamente trovare una integrazione con l’entroterra e la constatazione che alle spalle della “conurbazione” costiera ci sia un territorio sostanzialmente integro, facilita ed esalta la funzione di recupero e di riequilibrio ambientale dell’Area.
La proposta dell’Area marina protetta del Piceno ha come obiettivi:

  • La conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità biologiche, di valori scenici, di processi naturali di equilibri idraulici e idrogeologici, di equilibri economici

  • L’applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione tra uomo ed ambiente naturale anche tramite la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici ed architettonici e delle attività umane

  • Promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, anche interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili

  • Difesa e ricostruzione degli equilibri idraulici e idrogeologici

  • Promozione della valorizzazione e della sperimentazione di attività produttive compatibili

L’iter per l’istituzione dell’ “Area marina protetta del Piceno” è in fase avanzata e sono stati completati gli studi oceanografico e socio-economico. 
Il Comitato Istituzionale è già in possesso di tutte le informazioni necessarie ad avviare la fase progettuale vera e propria con il Ministero per l’Ambiente.
Tale fase vede l’avvio il 3 Aprile 2004, a San Benedetto del Tronto, con la presentazione del progetto preliminare del “Piano Regolatore per l’Area Marina Protetta del Piceno”.

 

La nostra idea di “Parco”

L’immagine predominante di un “parco”, in particolare di un “parco marino”, è quella di un ambiente paesaggistico di alta spettacolarità, coste alte, frastagliate e intervallate da piccole baie, magari anche grotte naturali, panorami incantevoli, fauna e flora di particolare rilievo. “L’Area marina protetta del Piceno” si inquadra invece in un tratto di costa marchigiano e abruzzese bassa, sabbiosa, senza particolari rilievi orografici e fortemente antropizzato. In questo contesto, il “Parco” si inserisce in una diversa idea, anche più moderna di “Parco”. 
Non è nemmeno la concezione di parco oggi più diffusa e praticata che può sintetizzarsi nella zonizzazione del territorio, consentendovi attività umane in maniera differenziata (le cosiddette zone A, B e C), ma che comunque postula l’esistenza di un ambiente naturale di tipo “spettacolare”. L’idea fondante dell’Area marina del Piceno è quello di un’area compromessa e che pure ha rilevanti aspetti naturalistici, da non perdere del tutto dal punto di vista ambientale, ma anzi da recuperare. Non per nulla l’ “origine” del Parco, se così possiamo dire, si colloca al tempo delle grandi fioriture algali in Adriatico della fine degli anni ottanta, che segnarono con grande evidenza il degrado ambientale ed in seguito al quale gli Enti locali che ora ne sono i promotori, si posero il problema della qualità della vita nei territori da loro amministrati. Si ritiene che, soprattutto dal punto di vista della gestione delle risorse ittiche, ma non solo, la fascia costiera (interfaccia al limite fra terra, acqua ed atmosfera) rappresenti soltanto l’1% circa dell’intera superficie degli oceani del pianeta, ma in questo 1% si concentri oltre il 90% della vita marina (Riggio, 1996). Il Parco Marino del Piceno tenta di dare una risposta e di ritrovare un equilibrio della fascia costiera  sud-marchigiana e nord abruzzese.

 

L’area del Parco

L’area del Parco Marino del Piceno comprende il tratto costiero della provincia di Ascoli Piceno, interessando 10 Comuni con sbocco sul mare e parte della provincia di Teramo con 2 Comuni, anch’essi con sbocco sul mare, per una superficie complessiva di 281,22 Kmq (vedi Tabella 1.1). Lo sviluppo costiero del Parco è di 55,3 Km, per una estensione in mare fino a tre miglia(1) dalla costa e quindi con una superficie marina di circa 307 kmq.

 

L’ambiente costiero

Per fascia costiera si intende, normalmente, quell’area di mare compresa all’interno delle tre miglia nautiche dalla costa oppure compresa all’interno della batimetrica dei 50 m se i fondali digradano con un pendenza maggiore. Questa, è una definizione tecnico-burocratica largamente usata nelle normative di regolamentazione. Dal punto di vista bionomico(2), invece, la fascia costiera ha un andamento meno geometrico, intendendosi per essa, quell’area che va dalla linea di costa (esattamente dalla linea costiera interessata dal moto ondoso) fino alla profondità corrispondente alla possibilità di esistenza delle alghe fotofile e delle fanerogame marine(3) (Fabi et al.,1998). Si può intuire facilmente che tale profondità-limite per la vita dei suddetti organismi vegetali, vari notevolmente in funzione della possibilità di penetrazione della luce solare e quindi della trasparenza dell’acqua, a sua volta determinata da parametri fisico-ambientali ed anche dagli apporti costieri (es. fiumi). Tuttavia, il perimetro del Parco Marino del Piceno fa necessariamente riferimento alla definizione tecnico-burocratica e si estende dalla foce del fiume Chienti (limite settentrionale del Comune di Porto Sant’Elpidio e della provincia di Ascoli Piceno) al Comune di Alba Adriatica incluso (in provincia di Teramo), per una distanza di tre miglia dalla costa. Le regioni coinvolte sono quindi le Marche e l’Abruzzo, nelle province di Ascoli Piceno e di Teramo. La linea di costa della Regione Marche ha uno sviluppo di 174 chilometri, con un andamento sostanzialmente lineare, caratterizzati da fondale basso che digrada dolcemente verso il largo, con una profondità al limite delle tre miglia dalla costa che oscilla tra i 12 ed i 15 metri. I fondali sono prevalentemente sabbiosi e allontanandosi dalla costa divengono fango-sabbiosi e detritici. La profondità cresce fino ai 50-70 m a circa 30 miglia dalla costa, tendendo ad aumentare verso sud, fino alle profondità massime delle due fosse di Pomo, localizzate a circa 50 miglia al largo alla latitudine di San Benedetto del Tronto, dove si raggiungono e superano i 250 m. Sulla costa delle Marche sono presenti soltanto due salienti rocciosi, l’uno, il Monte San Bartolo, situato al confine con l’Emilia Romagna, di recente divenuto Parco regionale(4) ed il Monte Conero, anche esso Parco regionale(5), situato più o meno a metà del tratto di costa marchigiana. La costa dell’Abruzzo si estende per 129 chilometri, con caratteristiche di continuazione di quella marchigiana e quindi con andamento sostanzialmente lineare, bassa e sabbiosa. Questo andamento è interrotto per un solo tratto dal promontorio Punta della Penna, con alte scogliere rocciose, situato in prossimità del confine meridionale della regione. Questo tipo di fondale, con una platea continentale molto estesa e poco profonda che limita la dispersione dell’”energia” nutrizionale apportata soprattutto dai nutrienti(6) sversati in mare, principalmente, dai fiumi, contribuisce alla formazione di un ambiente biologico con un ampio ventaglio di specie ittiche, talune anche molto abbondanti (almeno un tempo). Dal punto di vista “meccanico”, un fondale esteso di bassa profondità e senza grosse asperità rocciose e con gran varietà di specie, come quello Adriatico (soprattutto l’Alto ed il Medio Adriatico), è particolarmente adatto alla pesca con una moltitudine di attrezzi (es. attrezzi al traino, come strascico o rapidi, draghe turbosoffianti per le vongole, attrezzi della piccola pesca). Nell’area di costa al confine tra Marche e Abruzzo, si trova l’oasi avifaunistica migratoria della foce del Tronto e appena più a sud è localizzato il biotopo costiero(7) di Martinsicuro-Villa Rosa(8). Nel tratto di costa interessato dal Parco Marino del Piceno sfociano cinque corsi d’acqua che sono (da nord a sud): Chienti (segna il confine del parco a nord), Tenna, Aso, Tesino e Tronto (segna il confine con l’Abruzzo). Altri corsi minori, come i torrenti Ete Vivo, Menocchia, S. Egidio e Ragnola nelle Marche ed il torrente Vibrata in Abruzzo, sfociano in mare all’interno dei confini del Parco.

 

I Comuni dell’Area marina protetta del Piceno

La costa dell’Area marina del Piceno si presenta altamente antropizzata. Nel perimetro del Parco rientrano 12 Comuni, 10 della provincia di Ascoli Piceno che sono(da nord a sud): Porto Sant’Elpidio; Fermo; Porto San Giorgio; Altidona; Pedaso Campofilone; Massignano; Cupra Marittima; Grottammare; San Benedetto del Tronto; e 2 della Provincia di Teramo che sono (da nord a sud): Martinsicuro; Alba Adriatica.
Il centro abitato principale dei comuni del Parco sorge direttamente sul mare in otto casi, mentre in 4 di essi (Fermo, Altidona, Campofilone e Massignano) il capoluogo comunale è localizzato nell’interno. A riprova dell’intensa antropizzazione della costa del Parco, la Tabella 1.1 seguente riporta, per i suddetti comuni, la popolazione, il numero di abitanti per chilometro quadrato, la lunghezza della linea di costa ed il numero di abitanti per chilometro di costa.

 

Le infrastrutture viarie

In poco più di 280 Kmq di territorio interessato dall’Area marina protetta del Piceno  vivono quasi 170.000 persone, in uno stretto corridoio costiero(12) in cui si concentrano le più importanti infrastrutture, direzione nord-sud, delle Marche e dell’Abruzzo, ovvero la ferrovia Milano-Lecce, la Strada Statale 16 e l’Autostrada A14. La presenza di queste arterie di comunicazione e storicamente di più le prime due, ha contribuito alla formazione di una sorta di lunga “città costiera” che, quasi senza interruzione di continuità, interessa senz’altro tutto il territorio marchigiano (ad eccezione dell’area del Conero) ed il territorio abruzzese. L’area del Parco è perciò parte integrante di questa “città costiera” che se da un lato ha offerto ed offre opportunità di sviluppo economico, dall’altra degrada e “consuma” il territorio in maniera sensibile. Tuttavia, percorrono il territorio del Parco alcune strade di comunicazione, dalla costa verso l’interno, di rilevanza regionale e come tali vengono infatti classificate nel PIT della Regione Marche. Esse sono la strada statale(13) n. 210 Porto San Giorgio – Fermo – Amandola, la strada statale n. 433 Pedaso-Comunanza e la strada statale n. 4 Porto d’Ascoli- Ascoli Piceno (vecchio tracciato). Da Alba Adriatica si origina la strada statale n. 259 che la collega con la Val Vibrata.
Queste strade rappresentano delle vere e proprie “vie di fuga” dalla costa, nel senso che l’istituzione del Parco accrescerà il loro contributo al riequilibrio territoriale. Già ora, la Regione Marche, attraverso il PIT, ha identificato nella Val Tenna (interessata dalla strada statale n. 210 e dalla strada provinciale n. 28, proveniente da Porto Sant’Elpidio) e nella Val d’Aso (interessata dalla strada statale n. 433) due “corridoi di salvaguardia ambientale”(14). In particolare, la Val Tenna viene vista dal PIT come una naturale via di accesso al Parco Nazionale dei Monti Sibillini,prevedendo anche l’opportunità di un riuso, a fini turistici, dell’ex ferrovia che risale la valle. L’altro “corridoio di salvaguardia ambientale” è il corridoio fluviale dell’Aso che parte da Pedaso e risale lungo la statale 433 un entroterra sostanzialmente integro. L’Area marina protetta del Piceno deve necessariamente trovare una integrazione con l’entroterra e la constatazione che alle spalle della costa ci sia un territorio sostanzialmente integro, facilita ed esalta la funzione di recupero e di riequilibrio ambientale dell’Area.

 

Le infrastrutture portuali

Le strutture portuali sono essenzialmente di due tipi: porti canale con darsene interne costituite da banchine poste lungo la parte terminale di piccoli corsi d’acqua e con la foce attrezzata con moli paralleli e porti con darsene formate da moli angolati e convergenti a protezione della bocca del porto. I porti si dividono poi in due categorie (I categoria: navigazione generale e sicurezza militare; II categoria: attività commerciale) e 4 classi in base all’entità del movimento commerciale e dell’estensione geografica dei commerci. Nell’area del Parco esistono due porti, tutti e due localizzati nell’area marchigiana del Parco: Porto San Giorgio e San Benedetto del Tronto. Sono entrambi di II categoria. Il Piano Regionale dei Trasporti della Regione Marche prevede interventi finalizzati alla razionalizzazione delle aree portuali, progettando e realizzando aree separate per le varie attività, come ad esempio l’area commerciale e mercantile, l’area cantieristica, l’area per la pesca e per i servizi alla pesca, l’area per il turismo e così via.
L’attività di pesca è ampiamente diffusa nell’area del Parco e pur essendo presenti due porti, le imbarcazioni da pesca, sono distribuite anche sulla linea di costa di altri cinque comuni e precisamente: Pedaso, Cupra Marittima, Grottammare, Martinsicuro e Alba Adriatica.
In tutti questi luoghi le imbarcazioni da pesca vengono tirate in secco sulla spiaggia, ad eccezione di Alba Adriatica in cui esiste un approdo per diportisti (e pescatori sportivi) che viene utilizzato anche dai pescatori locali. Si tratta di imbarcazioni adibite alla piccola pesca e quindi di modeste dimensioni che avrebbero difficoltà a raggiungere le zone di pesca, ove facessero base nei due porti dell’area.

 

Porto San Giorgio è un porto turistico, privato, ma con una parte pubblica per la parte destinata ad ospitare la flottiglia da pesca. Lo specchio acqueo del porto è di circa 140.000 mq con altri 120.000 mq di superfici accessorie. Il fondo marino è sabbioso con fondali di circa 3,50-4,50 metri. Si tratta di un porto artificiale in quanto non esistono insenature naturali in quel tratto di costa. È protetto da un molo di sopraflutto e da uno di sottoflutto. Ha 620 metri di banchine, con 12 pontili e circa 860 posti barca, con possibilità di erogazione di acqua potabile e di energia elettrica. La lunghezza massima consentita alle imbarcazioni in entrata è di 30 metri.

 

Il porto di San Benedetto del Tronto è tra i più importanti delle Marche (subito dopo Ancona) e per quasi tutta la seconda metà del secolo scorso fu sede della più importante flottiglia da pesca oceanica del Paese. La sua importanza è legata alla pesca. San Benedetto del Tronto, infatti, è stato per molti decenni del secolo appena trascorso, il principale porto peschereccio italiano anche per la pesca non oceanica. Il fondale dello specchio d’acqua del porto è sabbioso e argilloso, con una profondità in banchina da 2 a 3,5 metri.
La struttura del porto è costituita da un molo nord completamente banchinato e da un molo sud a tre bracci. Le banchine sono lunghe circa 1.180 metri, ai quali si aggiungono altri circa 130 metri per altri usi. La superficie dei piazzali è di quasi 23.000 mq. Può ospitare fino a 380 imbarcazioni, la lunghezza massima consentita è di 25 metri. All’interno dell’area portuale sorge il mercato ittico. Recentemente, è stata realizzata la nuova darsena turistica.
Dal 1976 San Benedetto del Tronto è sede di Capitaneria di Porto con giurisdizione che va dalla foce del fiume Chienti esclusa, alla foce del fiume Tronto inclusa, coincidendo in pratica con l’estensione costiera della provincia di Ascoli Piceno

LO STUDIO DELL'AREA

  1. Studio biologico-ambientale I fase (fase conoscitiva) (file pdf - 10 mb)
    Rapporto a cura di: Carlo FROGLIA, Franco MARABINI, Mauro MARINI, Cristiano SOLUSTRI

  2. Studio biologico-ambientale II fase (file pdf - 8 mb)
    R
    esponsabile Scientifico: Carlo FROGLIA

  3. Studio biologico-ambientale II fase-allegati (file pdf - 3 mb)
    Responsabile Scientifico: Carlo FROGLIA

  4. Studio socio-economico (file pdf - 3 mb)
    Responsabile Scientifico Nando Cingolani
    Rapporto a cura di: Nando CINGOLANI, Alberti SANTOJANNI, Sabrina COLELLA Fortunata DONATO

GLI ATTI

Il cammino verso l’istituzione dell’Area marina protetta è stato naturalmente caratterizzato dall’approvazione di una serie di atti amministrativi. Ecco i principali:

  1. Decreto del Presidente della Provincia n°34 del 27/07/98 : Parco marino del Piceno - accordo di programma

  2. Delibera G.P. n° 45 del 9/2/2004 - "Un'idea per il tuo mare per lo sviluppo dell'area marina del piceno"

  3. Delibera G.P. n° 98 del 27/3/2006 - Costituendo Parco Marino Piceno - Proroga dell'Accordo di programma tra gli Enti promotori

  4. Delibera G.P. n° 147 del 28/4/2008 - Area Marina Protetta denominata “Costa del Piceno” Parere sugli schemi di decreto inerenti l’istituzione ed il regolamento di disciplina di tale AMP predisposti dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

I COMUNICATI STAMPA

La vicenda dell’istituzione dell’area marina protetta ha conosciuto diverse fasi che la Provincia ha seguito con i comunicati redatti dal suo Ufficio stampa
  1. 28/04/2008 Parco Marino volano per lo sviluppo del territorio

  2. 28/03/2008 Parco marino, i vongolari in Provincia

  3. 29/11/2007 Concluso il corso per tecnici del Parco marino

  4. 13/09/2007 Un corso formerà tecnici per il Parco marino

  5. 01/06/2007 Parco Marino, c’è l’ok dei vongolari

  6. 18/04/2007 Parco Marino, il via entro l’anno

  7. 01/06/2006 Parco Marino, nuovi incontri nel fermano e nel teramano

  8. 02/05/2006 Parco Marino, gli enti locali chiedono al più presto l’istituzione

  9. 06/04/2006 Parco Marino, ultimi dettagli prima del via

  10. 17/03/2006 Pronto il decreto istitutivo del Parco Marino del Piceno


La documentazione è disponibile sul portale WEB

della Provincia di Ascoli Piceno

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