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Benessere e disagio termico al sole |
La mappa descrive le condizioni di benessere e
disagio termico mediante l’applicazione di alcuni indici
biometeorologici. Il benessere (o comfort) termico è definito come
quella condizione della mente per la quale l’uomo esprime
soddisfazione per l'ambiente termico circostante (UNI EN ISO
7730:2006). Questa condizione, per la maggior parte degli individui,
si ottiene quando il bilancio termico è in equilibrio e la
temperatura cutanea media e il calore dissipato per evaporazione del
sudore variano entro limiti ben ristretti, corrispondenti ad una
sollecitazione moderata del sistema di termoregolazione. Le
condizioni di benessere ambientale risentono anche del tempo che un
individuo trascorre in un ambiente e che lo porta ad assuefarsi alle
condizioni esistenti, si parla quindi, di adattamento
comportamentale, fisiologico e psicologico. Quando, invece, le condizioni ambientali non
permettono al corpo umano (visto nella sua globalità) di mantenere o
di raggiungere le condizioni di benessere, allora si parla di
“disagio termico globale” (da caldo o da freddo) che può essere di
diversa intensità a seconda degli effetti che le condizioni termiche
provocano all’organismo (aumento della frequenza cardiaca,
vasodilatazione o vasocostrizione periferica marcata, sudorazione
profusa, perdita di acqua e sali con conseguente diminuzione del
volume di sangue, comparsa di brividi, assideramento). Il disagio
termico può, tuttavia, anche essere causato da un indesiderato
raffreddamento o riscaldamento locale di una particolare zona del
corpo e, in questo caso, si parlerà di “disagio termico locale”. A causa, comunque, delle differenze individuali
(caratteristiche soggettive) è praticamente impossibile descrivere
una condizione termica (benessere o disagio) valida per chiunque e,
per ogni situazione, ci saranno sempre alcuni soggetti che si
dichiareranno insoddisfatti. Le condizioni di disagio fisiologico da
caldo vengono stimate mediante l’applicazione dell’indice di
temperatura apparente (Apparent Temperature Index) sviluppato
da Steadman in seguito a numerose ricerche sperimentali. Questo
indice fornisce un valore di “temperatura apparente” (cioè quella
percepita dal nostro organismo) espresso in °C, derivato
dall’effetto combinato di alcune variabili ambientali, in questo
caso temperatura dell’aria (°C) (a partire da una temperatura
superiore a 20 °C), umidità relativa (%) e velocità del vento (m
s-1). A seconda di come queste variabili ambientali interagiscono
tra loro la temperatura apparente può assumere valori molto diversi
da quelli della semplice temperatura dell’aria. In base ai valori di
temperatura apparente vengono individuati 4 livelli di disagio da
caldo: debole, con valori tra 27 °C e 30 °C; moderato, tra 30 °C e
35 °C; intenso, tra 35 °C e 40 °C; molto intenso, oltre i 40 °C. La
procedura di calcolo sviluppata permette di stimare le condizioni di
disagio da caldo torrido o afoso quando il valore di umidità
relativa previsto è inferiore o superiore al 40% rispettivamente. Le condizioni di disagio fisiologico da freddo
vengono stimate mediante l’applicazione di due indici: 1) new Wind Chill Temperature Index, frutto di
recenti ricerche effettuate in Nord-America e sviluppato mediante
test condotti su volontari sani (ambosessi), in particolare
valutando la risposta dei termorecettori del volto (l’area del corpo
con la maggior concentrazione) a diverse condizioni di freddo
riprodotte in camere climatiche. Il disagio da freddo è determinato
dalle diverse combinazioni di temperatura dell’aria (°C) e velocità
del vento (km·h-1) (il movimento dell’aria, rimuovendo gli strati
d’aria più caldi a diretto contatto con la pelle, favorisce una
maggiore dispersione del calore). Questo indice viene applicato per
valori di temperatura dell’aria inferiori a 15 °C e velocità del
vento superiori a 1.3 m s-1. Il disagio da freddo è debole quando la
temperatura percepita è compresa tra 10 °C e 5 °C; moderato tra 5 °C
e 0 °C; intenso tra 0 e -5 °C; molto intenso inferiore a -5 °C. 2) Indice di Scharlau, tiene in considerazione
l’effetto combinato di temperatura dell’aria (°C) ed umidità
relativa (%) in assenza di vento ed è espresso da una differenza di
temperatura. Questo indice fornisce, per ogni singolo valore di
umidità relativa, la temperatura critica dell’aria, al di sotto
della quale l’organismo umano prova disagio fisiologico per la
presenza di condizioni termoigrometriche sfavorevoli. Se la
differenza tra la temperatura dell’aria prevista e quella critica è
positiva non si prevede disagio da freddo umido; quando invece la
differenza è negativa allora si ha disagio da freddo umido: disagio
debole, differenza tra 0 °C e -1 °C; moderato, differenza tra -1 °C
e -3 °C; intenso, differenza compresa tra -3 °C e -5 °C; molto
intenso, differenza inferiore a -5 °C. La procedura di calcolo delle condizioni di disagio
dovuto al freddo prevede l’applicazione del new Wind Chill
Temperature Index quando la velocità del vento è superiore a 1.3 m
s-1. Quando, invece, la velocità del vento è inferiore a questa
soglia, viene applicato l’Indice di Scharlau riuscendo così a
valutare anche condizioni di disagio dovute al freddo-umido. Nel
caso in cui gli indici biometeorologici non identifichino alcuna
condizione di disagio o quando la temperatura dell’aria è compresa
tra 15 °C e 20 °C si parla allora di condizioni di benessere o
assenza di disagio termico. Questi indici biometeorologici, già
utilizzati per scopi operativi da numerosi servizi meteorologici e
per ricerche scientifiche in ambito internazionale, sono utilizzati
anche dal nostro Centro e risultano essere un valido strumento di
analisi per studi in ambito biometeorologico e per fornire alla
popolazione indicazioni sulle condizioni di benessere o disagio
termico. |