Raffaele Bendandi: l'uomo dei terremoti

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Autodidatta, studiò geologia, sismologia e astronomia. Nel 1920 formulò la propria teoria «sismogenica», che consentiva di interpretare e prevedere terremoti e movimenti endogeni di vario genere. Nel 1924 venne conosciuto internazionalmente per aver previsto tempo e luogo di un terremoto avvenuto nelle Marche.
Nel 1931 pubblicò il volume «Un principio fondamentale dell’universo». Nello stesso anno affidò all’Accademia Pontificia e all’Accademia dei Lincei un plico contenente la formula base per l’interpretazione del ciclo undecennale solare.

1893 Il 17 ottobre nasce a Faenza Raffaele Bendandi.

1903 A soli dieci anni rivela già uno spiccato interesse per lo studio dell’astronomia e della geofisica.

1906 A tredici anni compie, con un telescopio costruito da sé, le prime osservazioni del disco solare.

1919 Dopo una lunga serie di esperienze, Bendandi giunge alla certezza (sbalorditiva per quel tempo) che la superficie terrestre non è assolutamente rigida. I suoi strumenti, collocati in una profonda grotta dell’Appennino Tosco-romagnolo evidenziano, infatti, che la crosta del nostro pianeta si rigonfia, pulsa e si deforma con tempi e ritmi ben definiti: e ciò in rapporto alla precisa posizione nel cielo del Sole e della Luna.

1920 Viene formulata da Bendandi la teoria «simogenica» che gli permette di interpretare e prevedere terremoti e movimenti, endogeni di vario genere.

1924 É l’anno in cui (dopo aver vista confermata una clamorosa previsione), con un articolo a tutta pagina apparso sul “Corriere della Sera” è intitolato Colui che prevede i terremoti. Bendandi si fa conoscere in campo internazionale.

1927 Bendandi è costretto dal fascismo a non diramare più in Italia previsioni di eventi tellurici.

1928 Bendandi suppose l’esistenza di altri quattro pianeti extra nettuniani sulla base dello studio dell’attività sismica, ai quali diede i nomi di Rex, Dux, Roma e Italia. Oggi, nel 2011, siamo venuti a sapere che qualcosa c’è, dopo nettuno, ed anche di grandi dimensioni, ci hanno fatto sapere gli studiosi.

1931 Bendandi affida all’Accademia Pontificia e all’Accademia dei Lincei un plico contenente le formule base per la interpretazione del ciclo undecennale solare. Nel medesimo anno, esce, scritto e finanziato da Bendandi, un volume intitolato “Un principio fondamentale dell’universo”, interamente dedicato al meccanismo che sta alla base del ciclo undecennale solare.

1948 Si sviluppa, negli Stati Uniti, una importante corrente di pensiero che, rifacendosi alle idee del noto scienziato Nelson incentra la propria attenzione sulle relazioni che legano certe posizioni «critiche» planetarie a periodi di più intensa attività radiante solare.

1959 Bendandi annuncia la scoperta di un nuovo pianeta del sistema solare. Faenza — così ha chiamato il novello astro — gravita nella porzione di spazio compreso tra Mercurio ed il Sole.

1972 L’astronomo americano Wood, con un articolo apparso su “Nature”, una autorevole rivista scientifica statunitense, seguendo la falsa riga già tracciata da Bendandi nel suo volume “Un principio fondamentale dell’universo”, afferma esplicitamente che i cicli undecennali solari debbono ritenersi direttamente collegati alle influenze gravitazionali dei pianeti Venere, Terra e Giove.

1976 L’astronomo inglese Smith, rifacendosi anch’egli come il Wood alle intuizioni bendandiane, formula una originale teoria basata sulle influenze
gravitazionali che i pianeti Venere, Terra, Giove, esercitano sul Sole.
A differenza però, dei suoi più illustri predecessori, il geniale scienziato britannico, spingendo al massimo l’esatezza dei suoi calcoli, riesce a far coincidere perfettamente la “curva” teorica da lui calcolata, con quella seguita in realtà dal Sole. Da sei anni a questa parte infatti, la «curva» derivata dall’estrapolazione delle sue equazioni, ha fedelmente combaciato con quella tracciata di fatto dalla nostra stella nel ciclo ventunesimo iniziato proprio col 1976.

1979 Il 3 novembre muore a Faenza Raffaele Bendandi. Il 27 dicembre dello stesso anno viene aperto a Faenza il plico depositato da Bendandi nel 1931 all’Accademia Pontificia.

Perchè si occupò di terremoti?

Il 28 dicembre del 1908 Bendandi restò profondamente colpito dalla notizia della tremenda catastrofe che colpì le città di Messina e Reggio Calabria: da quel momento iniziarono le sue ricerche. Durante il servizio militare nel 1917 ebbe modo di osservare il fenomeno della marea che pose alla base delle sue indagini. A partire dal principio della marea e dallo studio della teoria di Darwin si cimentò nei primi tentativi di previsione, e attraverso lo studio di 20.000 terremoti del passato, ripresi nei cataloghi della sua epoca, affinò ulteriormente tale metodo.
Si autocostruì un sismografo per verificare le sue previsioni e in seguito lo perfezionò per renderlo in tutto il mondo. Nel 1920 i suoi studi gli permisero di entrare a far parte della società sismologica italiana.
Qualche anno dopo consegnò una prima previsione ad un notaio di Faenza, il 20 dicembre 1923, nella quale predisse per il 2 gennaio un terremoto nelle Marche. Il sisma avvenne il 4 gennaio. La conferma delle sue previsioni gli diede la fama nazionale mentre gli articoli di previsione che scrisse per i maggiori quotidiani del mondo lo fecero conoscere ovunque (tali articoli sono raccolti nella sua casa-osservatorio in via Manara n.17 di Faenza).

Altre previsioni azzeccate sui terremoti sono state quelle relative ai sismi di Avezzano nel 1915 , nel Centro America nel 1923, nei Balcani nel 1924, in Giappone nel 1952 e molti altri….

Sulla base della sua ipotesi, Bendandi predisse anche il terremoto del Friuli nel 1976: cercò inutilmente di avvisare le autorità competenti, che lo trattarono come un ciarlatano.

Come abbiamo già riferito in un precedente articolo, Bendandi, attraverso il suo metodo, ha anche predetto una scossa di terremoto devastante per la città di Roma e aree limitrofe per il giorno 11 maggio 2011, e un altro sisma di dimensioni ancora più apocalittiche tra il 5-6 aprile 2012, quando parecchie scosse di terremoto colpiranno a macchia di leopardo tutta la terra. (Non c'è alcuna garanzia sulla veridicità e paternità di queste informazioni - Riego Gambini)

In questa ultima predizione, tra l’altro, molti vedono anche le catastrofiche profezie Maya per il 2012.

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