Via Crucis

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Sabato, 30 Marzo 2013

 

[ San Benedetto Tr. – Eliminato il boschetto di via 27 Novembre ]

Via Crucis, perché gli alberi alti e grandicelli erano almeno 14, certo non di pregio (niente palme): basta andare sul posto e contare i tronchi segati. Poi c’era un fitto cespugliame vario e spontaneo, rifugio di animaletti d’ogni tipo, palestra e terra di caccia dei gatti del quartiere. C’era molta ombra, seppure non “organizzata”. Però il “treno” di cassonetti d’estate s’arroventava meno, come pure le auto in sosta selvaggia a bordo strada. Disgraziatamente in autunno e inverno cadevano chili di foglie e “facevano sporco” (!), e in giorni di vento e di neve qualche rametto poteva precipitare sulle macchine e sui radi passanti. Nessun morto ancora, no, ma nel vicinissimo cimitero qualche fornetto il Comune lo lascia libero apposta…

Ogni primavera (fino al 2012) il boschetto faceva il suo mestiere, rinasceva e ricresceva vivace, non solo in quota ma anche e di più nel cosiddetto sottobosco (sottoboschetto in questo caso). Colori, profumi, nidi, rumori di vita… lucertole, cavallette, farfalle, topolini, ragni, vespe, calabroni, qualche ranocchia… Tutto disordinatamente, senza un criterio, senza un giardiniere, senza cure.

I bambini ci andavano a giocare poco, oggi quelli non perdono tempo. Oltre alla scuola, hanno più impegni di Bill Gates, e poi la tivvù, e i giochi tecnologici, e gli i-phone, e devono farsi belli, vestirsi alla moda, truccarsi, menare ai genitori… Nel pomeriggio ho cercato invano bambini per chiedergli se gli dispiaceva aver perso il boschetto, ho pure girato per le vie traverse, niente. Invece ho incontrato alcuni “grandi”, ed erano felici: che soddisfazione, mo’ scì che si respira, era ora che togliessero ‘sta zozzura, a lu sinnaco quande vodd je lu so’ mannato a dì, mo’ scì! Guarda che luce, che spazio, che visuale (?!), prima era tutto scuro e verde e sporco, d’inverno ci stava da aver paura…

Non ho sognato: c’era pure chi misurava a passi lunghi lo spazio quasi per prenotarsi il miglior parcheggio per la macchina, chi entusiasta chiamava da lontano la moglie incementata nel balcone (abitabile, eh!) della cucina, chi gesticolava come un architetto nel deserto…

Adesso finalmente s’ammira meglio e a 360° l’edilizia del posto. Quando ‘st’estate arrivano i russi portateli qui. Scapperanno a gambe levate. Meglio la sovietica periferia di Mosca, meglio il grigiore industriale di Jakutsk, meglio la Siberia…

Basta commenti. Allego qualche foto, prima e dopo. Ognuno si faccia un’opinione, ci scommetto che saranno tutte positive. Quel che è certo è che quel boschetto ha finito la sua Via Crucis, e che qui sorgeranno ancora case. Brutte. Con al massimo un po’ di falso insulso verde riparatore intorno. Non ci andrà manco una lucertola. (Pier Giorgio Camaioni)

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