«Sul Parco Marino si faccia in fretta»

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Venerdì, 31 Maggio 2013

 

SAN BENEDETTO – Non è ancora nata, vedrà la luce solo nelle prossime settimane, ma ha già le idee chiarissime su cosa è necessario fare per rilanciare un settore in crisi ormai strutturale da anni. A presentare l’Associazione Piccola Pesca a Strascico, in via di fondazione, sono Nazzareno Ricci, Pietro Ricci e Otello Ratta, con un incipit fondamentale: «Bisogna accelerare sulla istituzione del Parco Marino».

La premessa è nota, a San Benedetto il settore della pesca soffre e senza un cambio di rotta è destinato a morire, e quella sterzata può darla solo l’istituzione del Parco Marino Piceno. «Il Parco è indispensabile per contrastare lo sfruttamento delle risorse ittiche, come sta avvenendo oggi, e per dare nuove regole che tutti poi dovranno rispettare», spiega Nazzareno Ricci. «Noi ci auguriamo che venga al più presto istituito l’ente gestore dove tutti saremo rappresentati e dove potranno venire stabilite nuove regole per la pesca».

Le regole proposte dall’associazione sono chiare: il limite di pesca delle 3 miglia del Parco Marino va esteso alla batimetrica di 50 metri, ovvero alle 9 miglia, entro le quali va proibita la pesca alle barche più grandi, per favorire la riproduzione delle varie specie. «Niente pesca entro questi limiti per i 4 rapidi, per le volanti e per le reti gemelle. Una pesca troppo invasiva che nelle aree di riproduzione ha conseguenze disastrose, come oggi è sotto gli occhi di tutti. Poi, per chi pesca a strascico entro le 9 miglia (le piccole imbarcazioni) orario ridotto da 96 ore settimanali a 50 ore».

«Le barche da 1500 cavalli non possono più pescare sottocosta – spiega Ricci –. Va detto poi che retine e palancari portano via le fattrici, ciò significa che se portiamo via le madri avremo sempre meno pesce. Dove vogliamo andare di questo passo? Così non c’è futuro, ecco perché siamo d’accordo sul Parco Marino, che porterebbe nuove regole». Ecco dunque che per favorire la riproduzione, oltre a una pesca meno invasiva, arriva un’altra proposta: niente più fermo pesca ad agosto ma a maggio e giugno. «Noi siamo contro il fermo biologico, perché ad agosto è non solo inutile ma anche dannoso. Se dobbiamo fermarci è bene farlo tra fine aprile e fine giugno, perché ora peschiamo e ci mangiamo le uova». Ovvero, è ora il periodo della riproduzione.

Ma c’è anche un altro problema relativo al fermo pesca, non ci sono più i soldi. «Quelli per il fermo del 2012 devono ancora arrivare – dice Pietro Ricci –. Quest’anno invece per 45 giorni di fermo biologico ci daranno 500 euro al mese, anziché gli 850 euro dell’anno scorso: fa il 40% in meno. Il fermo è tenuto a pagarcelo la Regione, ma i soldi non ci sono e la prospettiva futura è di un fermo biologico senza soldi».

Tornando al Parco Marino, i tempi sono ancora incerti. «A livello ministeriale l’iter è completato, purtroppo la Provincia sta facendo orecchie da mercante e l’ultima decisiva accelerata ancora non arriva – spiega Nazzareno Ricci –. Ma sarebbe un errore gravissimo se non dovesse partire. Siamo contenti del fatto che a Grottammare abbia vinto Piergallini, uno che è favorevole al parco e che può dare una spinta decisiva. Il fatto è che dal parco non si torna indietro: una volta che il ministero ha dato il via libera è solo questione di tempo. Ma se le cose dovessero andare troppo per le lunghe dai nuovi Femp (i fondi europei per la pesca, ndr) non arriverà più un euro, poiché i finanziamenti verrebbero dirottati verso l’acquacoltura, e cioè verso Croazia e Montenegro».

Ma l’istituzione del Parco Marino trova oppositori anche all’interno degli stessi pescatori, soprattutto tra i vongolari. «I vongolari devono capire che le risorse ittiche sono un bene condiviso da tutti e che dall’istituzione tutti possono trarre beneficio, solo che si devono trovare forme di pesca meno invasive», afferma Otello Ratta. «Dobbiamo però spezzare anche una lancia a loro favore: loro non sono contro il Parco, semplicemente vogliono delle tutele, come è comprensibile».

L’associazione chiederà inoltre il ripristino della pesca del Rossetto. «Con l’Università di Camerino stiamo studiano come poter ristabilire questa pesca che è stata tolta nel 2010 – afferma Nazzareno Ricci –, magari con permessi di pesca di 60 giorni tra febbraio e marzo. Il Rossetto è un pesce molto delicato e la sua pesca va fata con tecniche meno impattanti di una volta e con regole stabilite all’interno del piano di gestione del Parco». (osservatorequotidiano.it)

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