Le “ città camminabili ”

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Lunedì, 14 Gennaio 2013

 

Un’assurdità, che Grottammare e San Benedetto non siano tra queste. Piccole, quasi completamente in pianura e sul mare, senza rigidi vincoli fisici che “per contratto” ostacolerebbero il muoversi a piedi. Con perfino il record di abitanti per chilometro quadrato. Le gambe abbondano…

E’ che, in pochi anni, ben altri potenti vincoli ci siamo procurati da soli, per masochismo, cattiveria, superficialità, ignoranza, incapacità amministrative, malintese comodità, indolenza, mode… Privilegiando ossessivamente dappertutto i modi di spostamento motorizzati, alla fine ne siamo stati fagocitati, senza comunque aver raggiunto alcun obiettivo, né di praticità né di accettabile vivibilità. Trasformato ogni spazio in funzione delle auto, prigionieri dei motori cui abbiamo concesso tutto, siamo alla paralisi del traffico e all’avvelenamento collettivo. Rischioso perfino l’uso della mite bicicletta. Ma proprio il muoversi a piedi è impossibile: lo facciamo sempre meno, per tratti minimi e se proprio costretti, e solo quando le nostre “protesi a motore” sono per qualche motivo inutilizzabili.

Chi le consuma più le suole delle scarpe, chi ci va più dal calzolaio. Abbiamo dimenticato il camminare. Mica passeggiare, mica correre per sport, semplicemente cam-mi-na-re. Anzi, per non farlo le inventiamo tutte: fretta, freddo - caldo - piove - vento, la borsa pesa, l’abito inadatto (!). Siamo diventati pigri e cupi. Ci fa male.

In effetti, camminare nella giungla urbana è difficilissimo. Marciapiedi a ostacoli, strisce assenti o invisibili, pali improvvisi, pavimentazioni da guerra, illuminazione accecante o nulla. Macchine ovunque. Rumori, fumi soffocanti, musica aggressiva, maleducazione, ostilità. Niente rispetto per il pedone, neanche dai propri simili. Se ce l’avevi, la voglia di camminare ti passa presto. Ti rifugi nelle rare zone franche (spezzoni di lungomare, o le ghettizzanti isole pedonali), ti schianti su una panchina: voglio la macchinaaa!!

Per un’utopica mobilità veloce e moderna (che è quasi un ossimoro), si sono sacrificati i pedoni. Davvero non ne abbiamo fatta una giusta: piani del traffico, semafori intelligenti, rotonde, zone blu, ZTL, parcheggi di ogni foggia, piste ciclabili, sensi unici, divieti, trasporto pubblico, corsie preferenziali… Interventi costosi ma sempre alla carlona, scoordinati, contraddittori, spesso stupidi. Siamo riusciti solo ad inzavorrare le città, a renderle sempre più inabitabili invivibili e brutte, sommando caos al caos. Come puoi camminare in mezzo a tanto macello?

Ma dobbiamo tornare a farlo, altrove si fa: Copenaghen, Barcellona, Vancouver, perfino Bogotà e un po’ Bolzano. Il modo c’è, ed è collaudato: ribaltando le priorità. Stabilendo che specie in città la cosa più importante è poter camminare in comodità sicurezza e libertà, perchè ne abbiamo il diritto. Tutto il resto dopo. Con la regola 8 – 80: “Una città è camminabile, quando a qualsiasi ora vi puoi lasciare libero un ragazzino di 8 anni (senza doverlo sorvegliare) come un anziano di 80, che vi si possa muovere agevolmente da solo”.

Con questa regoletta tenuta ben presente, ogni opera pubblica che riguardi viabilità, traffico e mobilità verrebbe di conseguenza progettata e realizzata ad arte e con coscienza. Soprattutto funzionerebbe. Mobilità a parte, è urgente questione di civiltà intervenire sul ripristino delle relazioni personali, contrastando solitudini e diffidenze, incentivando gli incontri, le conoscenze, le amicizie, i confronti. Solo camminando tra la gente tutto questo è possibile. Le gambe come mezzo di trasporto, il cibo come carburante. Zero costi. Zero emissioni nocive. Quindi: piallare le città, eliminare marciapiedi, cordoli e rialzi fessi, togliere pali, ringhiere inutili, plance pubblicitarie. Stop ai i rumori e alle musichette. Ovvio: scansare pure un po’ di auto. Potersi sedere quando si è stanchi, avere a due passi linde toilette pubbliche, aspettare l’autobus al riparo, oziare all’ombra per parlare-leggere-riflettere-inventare-giocare-osservare…

Con ritrovata accoglienza, molte cose funzionerebbero meglio e ci si muoverebbe con impensabile agilità anche in macchina. Quanto sarebbero più vive e più belle, le “città camminabili”. Chi va in auto se ne frega, ma chi cammina bada anche a questo. (Pier Giorgio Camaioni)

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