Solo 27 cordoni ombelicali salvati dal cestin0

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Domenica, 24 Febbraio 2013

 

San Benedetto del Tronto - NON SARÀ come buttare un cuore o un fegato, ma certo gettare il cordone ombelicale quando si sa che potrebbe contribuire a salvare delle vite è cosa gravissima. Ne abbiamo parlato alcuni giorni addietro riportando il racconto di alcune coppie che ci avevano segnalato quanto avvenuto in sala parto e ora arrivano le conferme. «Esiste una effettiva discrepanza fra le accettazioni di idoneità per la donazione del cordone ombelicale che inviamo al reparto e i cordoni ombelicali che effettivamente vengono conservati», dice la dottoressa Antonietta Lupi, primario del centro trasfusionale dove, appunto, si accerta l’idoneità della coppia che decide di donare il cordone dopo la nascita del proprio figlio, convinta di poter contribuire così alla cura di molte malattie grazie alle cellule staminali che vi sono contenute.

Le mamme che avevano raccontato quanto avvenuto avevano denunciato di aver visto gettar via il cordone ombelicale dopo il parto nonostante la disponibilità data alla donazione e l’idoneità accertata e ora si scopre che nel reparto di ginecologia del Madonna del Soccorso questa appare, purtroppo, una pratica consueta. «Mi sono resa conto — ha proseguito infatti la dottoressa Lupi — che la situazione si stava mettendo male già da tempo e l’avevo denunciata sia al direttore sanitario che al Dipartimento Regionale di Medicina Trasfusionale. Nel 2012 sono stati raccolti 27 cordoni ombelicali, ma al reparto abbiamo inoltrato ben 160 idoneità. E per quest’anno le previsioni sembrano essere le stesse. Ho parlato subito con il nuovo primario di ginecologia e si è mostrato molto interessato all’argomento. Lo scopo della raccolta del cordone ombelicale è molto importante ed è per questo che lo promuoviamo molto, ma se si continua ad agire in questo senso non andiamo da nessuna parte. Purtroppo non si tratta soltanto di casi che si verificano al Madonna del Soccorso ma anche a livello regionale in altri ospedali».

Perché accade? «Perché rappresenta un lavoro in più per le ostetriche — ha proseguito la Lupi —. In questo senso mi sono fatta carico di un nuovo progetto che prevede la formazione e rimotivazione del personale. Inoltre va rivista la procedura. Per l’ostetrica dovrebbe far parte del protocollo chiedere alla partoriente se ha deciso o meno di donare il cordone e non viceversa poiché non si può pretendere tanto da una donna in travaglio. Purtroppo la procedura, invece, non è definita. Di norma inviamo le accettazioni di idoneità dal centro trasfusionale al reparto di ginecologia in busta chiusa, da lì dovrebbero essere archiviate ma in verità non sappiamo se viene fatto. Sappiamo solo che non si raccolgono tanti cordoni quanti quelli idonei ad essere donati che noi accertiamo. Può accadere che la partoriente, seppur accertata l’idoneità per la donazione, non possa farlo, magari perchè il travaglio supera le 10 ore o per altri motivi. Ma c’è troppo discrepanza nei dati. Ho deciso, pertanto, di cambiare il percorso. D’ora in avanti invierò le accettazioni di idoneità ogni settimana via fax e, poi, verificherò, la vera archiviazione». (ilrestodelcarlino.it)

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