Rischio suolo per 82% comuni Italia

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Giovedì, 7 Febbraio 2013

 

ROMA - Oltre cinque milioni di italiani vivono in zone pericolose esposte a frane e alluvioni, e più di 6.500 comuni (l'82% del totale) hanno aree a rischio idrogeologico. La superficie critica si estende per oltre 29.500 kmq (il 9,8%) del territorio nazionale. Numeri, questi, che escono fuori dalla conferenza nazionale sul dissesto del suolo promossa da un ampio ventaglio di sigle di associazioni, sindaci, professionisti del settore, tecnici ed esperti, ed in cui si è parlato soprattutto di prevenzione e mitigazione del rischio, con proposte concrete pronte da tirar fuori una volta alzato il sipario sul nuovo Parlamento e sul prossimo governo.

Tra le regioni più esposte in Calabria, Molise, Basilicata, Umbria, Valle d'Aosta, e provincia di Trento, il 100% dei comuni é a rischio; nelle Marche e in Liguria il 99%; nel Lazio e in Toscana il 98%. Secondo il coordinamento delle sigle della conferenza "le emergenze scattano ormai sistematicamente ogni autunno a causa della mancanza di un'adeguata politica di prevenzione e di governo del territorio". L'obiettivo, allora, diventa quello di "accendere l'attenzione della politica su questi temi", guardando subito "ai candidati alle prossime elezioni". Ma le contromosse al dissesto del suolo e ai cambiamenti climatici sono pronte e contenute nel Piano sulla messa in sicurezza del territorio che il ministro dell'Ambiente Corrado Clini ha già presentato al Cipe il 21 dicembre; una prossima riunione è prevista per l'8 marzo, quando lo stesso ministro si augura che "si possano fare passi avanti per individuare strumenti concreti per il Piano". Il programma richiede risorse per 40 miliardi: "Credo che in 15 anni con 2,5 miliardi all'anno il nostro Paese possa raggiungere l'obiettivo della messa in sicurezza del territorio", dice Clini. Il capitolo risorse ha quattro capisaldi: utilizzazione dei proventi di vendita dei permessi sulle emissioni; tassa di scopo sui carburanti (circa 2 miliardi l'anno) utilizzando una parte del prelievo che già c'é sulla benzina; credito di imposta per imprese che investono sulla gestione del territorio; Fondo rotativo (nel dl 'Crescita') per le aziende verdi che assumono giovani. Auspicio del titolare dell'Ambiente è che "il nuovo governo possa utilizzare il Piano fin da subito".

L'importanza della prevenzione viene messa in evidenza da Legambiente, che calcola il costo prodotto dai danni, specie in fase di emergenza: la stima parla di "un milione al giorno negli ultimi tre anni, e solo per far fronte alle spese di somma urgenza per gli eventi nel triennio 2009-2012; in totale circa 1 miliardo, anche se i danni contabilizzati sono il triplo delle risorse stanziate". Per il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, "la terra frana perché si sono dimezzati gli agricoltori nelle aree marginali negli ultimi 30 anni, periodo in cui sono stati abbandonati 3 milioni di ettari di terreno". I geologi ritengono sia "urgente dare attuazione concreta a un programma organico di prevenzione". Infine, l'Anci pensa che "costi, diseconomie e lentezze decisionali" siano dovute "alla stratificazione amministrativa" e alla "distribuzione tra diversi soggetti" delle competenze sulla difesa del suolo. (ANSA)

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