Quaranta minuti a bordo di un Frecciarossa per Roma, accanto a un passeggero con infarto in corso e con la sola dotazione di una valigetta di primo soccorso con garze e disinfettante. È la denuncia fatta da un gruppo di passeggeri che giovedì pomeriggio alle 16.37 sono saliti sul treno a Porta Nuova diretti a Milano e poco dopo la stazione di Porta Susa hanno assistito al malore di un uomo M. G. di 56 anni che dopo aver preso probabilmente il treno in corsa, poco dopo esser salito, ha iniziato a sentirsi male in preda a un arresto cardiaco. Avvertito il capotreno, avvertiti i medici che erano a bordo, nulla è stato possibile per salvarlo. La prima fermata disponibile per far intervenire l'ambulanza è stata quella di Rho Fiera. "È incredibile dice un passeggero significa che avere un malore su una linea alta velocità equivale a essere condannati a morire". "Se il treno avesse deviato per raggiungere la linea storica e fermare il treno a Novara - risponde Trenitalia - avrebbe impiegato più tempo e il risultato sarebbe stato ancora peggiore".
Secondo le testimonianze di chi ha viaggiato giovedì accanto all'uomo che poi è deceduto sull'ambulanza nel tragitto dalla stazione di Rho Fiera all'ospedale, M. G. si è sentito male immediatamente, appena dopo che il treno è partito. È caduto a terra sopra la valigia, non aveva ancora fatto in tempo a sedersi. Subito le persone che gli stavano vicino hanno chiesto se c'era un medico sul vagone e due donne
si sono avvicinate. Si trattava chiaramente di un infarto. "I medici hanno chiamato il capotreno chiedendo se a bordo era disponibile un defibrillatore - raccontano - il capotreno è arrivato con una valigetta di primo soccorso che conteneva qualche cerotto e del disinfettante, poco di più". Le persone si sono date da fare come hanno potuto, hanno aperto le borse dell'uomo in cerca di medicinali, i medici hanno tentato di rianimarlo senza defibrillatore.
Alla fine, dopo circa quaranta minuti, il treno si è fermato alla stazione Rho Fiera, dove un'ambulanza aspettava sul binario. Altri medici sono saliti e per quasi un'ora ancora hanno tentato un intervento in extremis. Poi hanno desistito e caricato M. G. sull'ambulanza dove, secondo i dati ufficiali, sarebbe poi effettivamente deceduto. Agli atti di Trenitalia risulta che la prima chiamata al capotreno risale alle 17.03 e che alle 17.22 il treno fosse già fermo in stazione. Non è previsto dal regolamento che sia presente un apparecchio defibrillatore a bordo. (repubblica.it)
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