La disgrazia di chiamarsi pino

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Martedì, 13 Marzo 2012

 

- Grottammare: imminente l'esecuzione capitale dei pini in viale Sisto V -

Dura la vita in terra picena, se si ha la disgrazia di essere pini. Il Pinus pinaster non incontra, così a Grottammare come a S.Benedetto: plebeo, non protetto, niente santi in paradiso a raccomandarlo, che ci sta a fare. Mica come le palme, super-raccomandate anche se punteruolorossizzate e scapitozzate .

Così un'assemblea partecipativa, "partecipata" da una dozzina di cittadini ha deciso che i pini del viale Sisto V (quartiere Stazione) sono brutti sporchi e cattivi; infatti dice - velinando disciplinata, la giornalista - i marciapiedi sono stati "divelti dalla spinta delle radici".

Non è vero: di "divelto" c'è solo il bordo dei marciapiedi un po' "sgarrupato": niente che non si possa sistemare con un intervento intelligente (ah già, qui casca l'asino) e senza condannare a morte i pini.

Di vero c'è che una manciata di cittadini a cui i pini danno fastidio non rappresenta un intero quartiere e tanto meno la città; e quand'anche un'intera città volesse dissennatamente tagliare gli alberi, il Comune può dire di no se il taglio è insensato.

Di vero c'è che alle assemblee partecipative il Comune si "riunisce" con se stesso perchè i cittadini, più intelligenti dei loro amministratori, han capito che s'è sempre fatto quello che già s'era deciso sulle loro teste (cfr.: restyling del lungomare sud, quello adesso sotto i ferri).

Anche stavolta il Comune fai-da-te, fa da sè: se la suona e se la canta e col contributo della folla oceanica di qualche cittadino che non distingue un albero da un palo della luce, decide che i pini vanno abbattuti. La stampa da riporto, fedele riporta: non un dubbio, una domanda (tipo: ma sarà il caso?), un'opinione... anzi i pini brutti e cattivi diventano anonime burocratiche "essenze arboree" (bravi giornalisti!). Da sostituire - udite udite - con aranci: che si potranno facilmente segare, che ci vuole, quando le incommestibili arance cominceranno a spiaccicarsi sul cranio dei passanti come succede in centro.

Certo la gara con SBT è dura: lì hanno verdi-assessori premiati dal Club della Sega e Motosega per l'indefesso contributo alla desertificazione della città dalle "essenze arboree".

Però anche Grottammare nel suo piccolo vanta luminosi precedenti, come l'eliminazione della pinetina della taverna Baccus, o come i 20 pini di Piazza San Pio, segati una mattina in un amen mentre l'amministrazione avvitandosi in salti carpiati raccontava che i pini erano malati (invece erano sanissimi), che danneggiavano il sottosuolo (non era vero), eccetera.

Chissà se i pini del viale appartengono alla nobile protetta famiglia Pinus Pinea o sono i parenti poveri Pinus Pinaster: c'è di sicuro che non piacciono agli amministratori, non piacciono a dodici residenti-con-presidente, e tanto basta. ZAC. Come la grande tamerice di 50 anni alla foce di Tesi', martire innocente del ripascimento alle sabbie nere, spazzata via ad insaputa del Comune (!)...

"Da piccoli, degli alberi conoscevamo soprattutto la corteccia, quella di pino era per noi la più familiare: spessa, corrugata, fragile, profumata. La usavamo nei presepi, ci scrivevamo dentro con la bic, potevamo inciderla col temperino… Erano pini marittimi? Erano pini domestici? Erano pini.

Gli alberi vanno lasciati in pace. Dove stanno stanno." (Sara Di Giuseppe)

"…sopra vi cantavano
le stagioni e gli uccelli.
Cantavano affetti, malinconie,
cose piccole, lievi:
la delizia dei giorni...”







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