Una volta la Sentina era la Sentina, avventurosa terra di confine. Terra di lucertole, di stagni e di liquirizie, di uccelli "strani", di pochi umani e di silenzio, salvo quando vi passeggiavano i temporali. O ci andavi a piedi o niente. Neanche c'era scritto Sentina. Nei radi incontri ci si salutava, come nei paesi civili, sembrava di stare all'estero; i contadini invece ti guardavano storto, gli avresti rubato qualche frutto, pestato i campi... Certo c'erano i cacciatori, ogni tanto t'arrivavano sciami di pallini, ma deboli, avevano gittata da mortaio. C'era anche qualche trafficuccio, ma non te ne curavi. E c'erano dei fetenti che c'andavano a scaricare rifiuti e calcinacci, però questo cominciò più tardi, una trentina di anni fa, quando ci "civilizzammo"...
Quando il mare, ciclicamente, si mangiava un po' di Sentina non se ne accorgeva nessuno, non era una notizia, nessuno si strappava i capelli, nessuno chiedeva i danni, nessuno chiedeva soldi ad Ancona. Era naturale. Il mare poi tornava al suo posto.
La Sentina non aveva padroni. Era veramente di tutti, anche se pochi la lavoravano e pochi ci s'avventuravano. Ma quando ci andavi ti pareva di aver viaggiato, e stavi libero ad osservare, ad annusare, a pensare. Quasi di nascosto. Un posto franco, un rifugio vicino. Un posto intimamente "pulito".
Poi, dicevo, ci civilizzammo. Appena Ascoli e San Benedetto se la divisero, la Sentina, subito cominciarono le questioni. Di soldi, si capisce. Iniziò la fine. Le notizie di questi anni, fino a quelle di questi giorni, sono squallide e penose: tutti che rivendicano meriti, tutti che pretendono, tutti che accusano, tutti che minacciano. I soliti noti, sempre quella gente lì: politici, amministratori, presidenti, sindaci, assessori, consiglieri di qua consiglieri di là, segretari... Faunaccia così. Ah, i cacciatori...
Eh già, la Sentina ora c'ha i cartelli segnaletici, le guardie, i recinti, i divieti, i finanziamenti, le strade per le bici e per le auto blu; ci trascinano le scolaresche, Segambiente una volta l'anno la va a pulire (!), la "bonificano" dalle zanzare e dalle ranocchie, ci mandano in ferie i pipistrelli... Mentre case e palazzi divorano ettari (e presto a confine arriveranno altre cinque palazzine); e si fanno strade e raccordi e depuratori; e vi si progetta un sotterraneo megastoccaggio di gas... Ormai di qua passano le strategie politiche, qua si fanno le battaglie elettorali, neanche tanto metaforicamente. L'affaire-Sentina. Malaffare quindi, con tanto marcio. Marcio che si accumula, si condensa, si solidifica, spinto dai soldi e dagli interessi. Marcio tenace e pestilente, che s'annida anche in chi fa finta di difenderla, la Sentina. Corvi peggio del Vaticano...
Ma per fortuna che c'è il giusto mare, che fa sempre bene il suo mestiere. Da una ventina d'anni gli va di venire sempre più verso terra ed è sicuro che continuerà a farlo per altri cento. Le scogliere gli faranno un baffo, anzi gli mettono appetito. Il primo succulento boccone sarà la Torre del Porto, quel modesto rudere sul cui restauro furbescamente stanno buttando palate di soldi.
Ma il mare farà ancora del bene: spazzando via tutto, togliendo il marcio accumulato e che si sta accumulando, prima che s'incrosti. Una "bonifica". Non servirebbe, se ci "civilizzassimo" un po' meno... (e forse il mare ci lascerebbe in pace) (Pier Giorgio Camaioni)
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