Cuba, epidemia di colera, il Messico allerta le frontiere

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Sabato, 14 Luglio 2012

 

L'AVANA - Il regime di Cuba minimizza. Pur ammettendo di aver rafforzato la vigilanza medica e le precauzioni igieniche, parla di soli tre morti e di diffusione sotto controllo. Un blogger vicino a Raul Castro, Yohandry Fontana, giura che il pericolo è circoscritto e che non vi sono casi all'Avana, ma altre fonti, tra cui i media stranieri e i dissidenti, raccontano ben altra tragedia: nell'isola caraibica un'epidemia di colera ha già mietuto nelle ultime settimane decine di vittime, forse più di 120, mentre un migliaio sono le persone colpite.

Non solo, ma secondo qualcun altro, alcuni casi si sarebbero registrati anche nella capitale. Forse queste sono cifre esagerate in eccesso, ma resta il fatto che il colera c'è e che gli abitanti adesso hanno paura, nonostante il governo ora getti acqua sul fuoco, visto che non è riuscito a tenere nascosta la notizia per non danneggiare l'industria più fiorente dell'isola, il turismo. Epicentro della malattia la località di Manzanillo, nella zona Est del Paese, una città marittima di 130 mila abitanti a oltre 800 chilometri dall'Avana. E dire che era da più di un secolo che questa piaga non si presentava a Cuba. L'ultima epidemia si registrò nel 1882, mentre l'ultimo caso nel 1959, pochi giorni dopo le fine del regime di Fulgencio Batista, rovesciato da Fidel Castro.

Il Messico è il primo a non credere alla sdrammatizzazione del governo cubano, dichiarando lo stato di allerta. Il ministero della Sanità ha già mobilitato le autorità portuali e aeroportuali affinché rafforzino i controlli nei confronti di chi arriva da Cuba, per cercare di evitare il rischio di un possibile contagio. Finora - hanno reso noto fonti governative - non è stato registrato «nessun caso di colera importato dall'isola caraibica». Ciò nonostante, la vigilanza è aumentata, soprattutto nello scalo internazionale della capitale, oltre che negli aeroporti di Merida e Cancun. Se un passeggero proveniente dall'Avana dovesse presentare dei sintomi, i medici sono stati orientati ad effettuare immediatamente un esame epidemiologico ed eventualmente trasferirlo d'urgenza in ospedale.

Ora bisogna capire se il colera a Cuba sia stato importato da un altro Paese o se l'epidemia sia scoppiata nell'isola. Le ipotesi, allo stato attuale, sono due. Potrebbe trattarsi di inquinamento degli impianti idrici peggiorato dalle piogge e dalle alte temperature della scorsa settimana, così come suggerisce il ministero della Sanità. C'è invece chi sostiene, come ha scritto il periodico Diario de Cuba, che il contagio della malattia sia stato provocato dai medici e dagli infermieri che hanno lavorato a Haiti per curare il colera, dopo il terremoto del gennaio 2010: nella primavera di due anni fa un'epidemia di colera ad Haiti uccise oltre 7.000 persone, colpendone più di mezzo milione, e si ipotizzò che il batterio fosse stato involontariamente diffuso da alcuni soldati delle Nazioni Unite, provenienti dal Nepal. «Di questo argomento non voglio parlare», ha risposto, si legge sempre sul Diario de Cuba, la vice ministra della Salute pubblica, Marcia Cobas, ai giornalisti che le chiedevano notizie sugli sviluppi dell'epidemia.

Dalla Florida, intanto, medici cubani esiliati di «Solidarietà senza frontiere» hanno offerto la loro collaborazione al governo dell'Avana per affrontare l'epidemia e per valutarne l'impatto in tutta l'isola. (Marco Berti - corriereadriatico.it)

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