Grandi Opere al macero

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Lunedì, 2 Luglio 2012

 

Se ne vanno in questi giorni, i possenti rugginosi silos ex-IP di Grottammare e i quasi ultimi pescherecci di legno della storica marineria sambenedettese. Grandi Opere sui generis: imponenti per dimensioni i primi, avanzi industriali di una pseudo Grande Opera petrolifera dismessa del recente passato; certo meno grandi (per stazza) i secondi, che però ancora operosi testimoniavano quella Grande Opera economica popolare e culturale che nella nostra piccola storia è stato il mondo della pesca.

Se ne vanno malamente insieme, quasi per far posto ad altre mirabolanti Grandi Opere che si balenano a colpi di decine di milioni di euro "donati" dalla provvidenza. Certo, non banalmente sostitutive, i tempi sono cambiati. Intanto San Benedetto (che è più brava) la sua G.O. se l'è già bell'e fatta e inaugurata: è ancora "senza titolo" ma sembra che stia già facendo prodigiosamente salire il PIL del lungomare (!). Ai 10 milioni della Fondazione S.Benedetto aveva detto No Grazie (come a una centrale nucleare, preferiamo il deposito di gas), dateli a Grottammare. Che se li papperà, anche se adesso è indaffaratissima: il nuovo lungomare-astronomico "a picco sul mare" (sic), la torrida Sacra che lucra indulgenze, la successione a sindacomerli... intanto togliamoci dalle palle 'sti 3 bidoni, il quartiere è contento e poi si vedrà. Nel frattempo Merli ha tranquillizzato: pare che MariniMarini abbia intravisto sere fa - così dice - in un bistrot del IV Arrondissement di Parigi proprio l'archistar Tschumi pensoso al tavolo che scarabocchiava un'Anima sul tovagliolo... Meno male che più concretamente i costruttori si son portati avanti col lavoro, spostando a piacimento le aree fabbricabili come pacchi postali... Cosa non si fa per la cultura.

Se ne vanno malamente, dicevo. Di tre silos ne resta in piedi solo uno, ferito e penosamente accartocciato su se stesso. Degli altri, dopo giorni di potenti assalti distruttivi con mezzi tanto feroci quanto palesemente inadeguati, restano grosse scorie geometriche scorticate, ammonticchiate alla rinfusa per essere trasportate via dai TIR-becchini che fanno la spola. I camperisti dell'area di sosta adiacente fanno foto e riprese, che bel ricordo di Grottammare. Tornate l'anno prossimo o fra due, troverete tre palazzoni di 7 piani con timpani greci balconi circolari abitabili e colori fluo gran moda, se ne sentiva la mancanza.

Sul patibolo del Porto, invece, la scena è decisamente più marinara e sbrigativa (quasi da film), ma l'angoscia è la stessa. L'ennesimo rottamando peschereccio, puntellato in secca sulla spianata di cemento, ad un ordine di chissà quale regista, viene improvvisamente attaccato da giganteschi scampi arancione dalle possenti chele d'acciaio. Sono in due (vengono dal mar del Giappone): uno sfonda e apre, l'altro trita. Quindi si dividono rumorosamente il pasto, ma senza litigare, mentre per terra scorre sangue scuro misto d'olio e nafta.

Gli altri pescherecci ancora vivi, ancorati vicino, non guardano. Gli occhi al mare, sanno che presto toccherà pure a loro. E pensare che tutti insieme formavano una Grande Opera e gli scampi li pescavano loro!

Adesso invece, per morire velocemente sotto i colpi di implacabili scampi d'acciaio, ognuno deve farsi le carte giuste almeno perchè l'ultima bordata sia ricca per gli eredi...(Pier Giorgio Camaioni)

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