Un comunicato del Parco nazionale dei Monti Sibillini informa che nel pomeriggio di ieri, sull'altopiano di Macereto, «E' stato ritrovato uno splendido individuo adulto di Aquila reale, gravemente ferito da arma da fuoco e, in particolare, da un fucile da caccia. L'animale, subito soccorso per le prime cure dai veterinari del Parco, è stato oggi trasferito dal Corpo forestale dello Stato di Visso al Centro di recupero rapaci di Pescara, gestito sempre dal Cfs».
Dai primi esami del grande e raro volatile sono emerse alcune fratture ad un'ala e la perdita di un occhio. il Luca Brugnola, veterinario del Cfs ha detto che questo tipo di ferite «Escludono purtroppo la possibilità di un completo recupero dell'Aquila e, quindi, di restituirla al suo ambienta naturale».
L'Ente parco ricorda che l'aquila reale è uno degli uccelli rapaci più maestosi dei nostri cieli, avendo un'apertura alare che può superare i 2 metri di lunghezza, ed è una specie rara e protetta anche a livello comunitario, « All'interno del Parco dei Sibillini se ne contano 4 o 5 coppie nidificanti, mentre una quindicina sono le coppie che nidificano nell'intero Appennino umbro-marchigiano. Questa specie, oltre a svolgere un importante ruolo ecologico e a risultare praticamente innocua nei confronti delle attività umane, rappresenta anche un importante elemento di valorizzazione dei territori montani, per le indimenticabili emozioni che riesce a regalare quando la si osserva in volo».
Si tratta quindi dell'ennesimo grave atto di bracconaggio che va ad aggiungersi ad altri nei confronti di specie particolarmente protette avvenuti negli ultimi anni nell'area protetta. Ricordiamo, infatti, che nel solo 2011 erano stati ritrovati ben tre lupi uccisi, di cui due al laccio, e altri tre lupi erano stati ritrovati morti per avvelenamento da stricnina nel 2009.
«Relativamente all'Aquila reale, specie di interesse comunitario, un altro individuo ferito da arma da fuoco era stato ritrovato nel 2001 nei pressi di Bolognola: ora questo animale, dopo essere stato curato presso il Centro di recupero del Wwf di Fabriano, è ospitato dallo scorso anno nel Centro Faunistico di Castelsantangelo sul Nera».
Il direttore del Parco nazionale, Franco Perco, sottolinea che «Il fenomeno del bracconaggio nel Parco sta raggiungendo livelli preoccupanti e richiede urgenti misure straordinarie di prevenzione e repressione non solo all'interno del Parco ma anche nelle aree circostanti. "Tolleranza zero" dunque nei confronti di questi odiosi e ingiustificabili crimini contro la natura e, quindi, contro il più prezioso dei beni comuni. A tal fine il Parco, congiuntamente con il Coordinamento territoriale per l'ambiente del Cfs di Visso, sta avviando un piano straordinario "anti-bracconaggio". Ma il Parco si è appellato anche al ministero dell'ambiente, affinché si attivi per consentire il completamento dell'organico, fortemente carente rispetto a quanto previsto dalla legge, del Cfs in servizio nel Parco».
Il fenomeno non riguarda solo i Monti Sibillini: l'11 gennaio la Lipu ha segnalato un vero e proprio sbarco di bracconieri a Boccasette, comune di Porto Tolle (Ro), in pieno Parco regionale Veneto del Delta del Po che hanno montato indisturbati capanni temporanei e richiami illegali. Il tutto documentato in una sequenza fotografica visibile al sito www.lipupadova.it/deltapo.html.
«Dopo aver gettato in acqua alcuni richiami galleggianti - raccontano i volontari Lipu - i bracconieri se ne stavano tranquillamente in attesa degli oltre 20mila fischioni e oltre 2mila volpoche, che stazionavano nel mare antistante la spiaggia, per fare bottino e rivendere gli animali a ristoranti e trattorie per "deliziosi" piatti illegali. Abbiamo subito chiamato la polizia provinciale, ma gli agenti non si sono presentati. Tanto che i bracconieri, a fine mattinata, hanno deposto i materiali e se ne sono andati indisturbati. Una cosa scandalosa, se si pensa che in una mattina questi personaggi possono portarsi a casa un bottino anche di 300 anatre».
Le associazion i ambientaliste dicono che negli ultimi anni hanno tempestato la Procura di esposti, ma i bracconieri ci sono come prima e più di prima. Carlotta Fassina, coordinatrice regionale Veneto della Lipu, ha sottolineato: «Purtroppo questo splendido territorio che l'Europa ci invidia diventa ostaggio nei mesi autunno-invernali di quella categoria di cacciatori che fanno della sfrontatezza e dell'impunità i loro migliori alleati. I danni che ne derivano al turismo e alla fruizione locale sono incalcolabili, per un luogo che rischia di essere percepito come degradato e precluso ai visitatori. Chiediamo alle forze dell'ordine di risollevare le sorti del magico delta veneto con il ripristino della legalità e della fiducia nelle Istituzioni».
Secondo il presidente della Lipu, Mamone Capria, «E' una situazione intollerabile con bracconieri che portano a termine le loro imprese senza che nessun corpo di polizia intervenga per fermarli. Chiediamo alla Regione e alle forze di polizia di inviare subito le pattuglie in zona e di porre fine a questa indecente situazione, che colpisce gli uccelli selvatici in una delle aree più importanti in Italia per lo svernamento. Situazione aggravata, peraltro, dal fatto che tali illegalità si compiono all'interno di in parco regionale». (greenreport.it)
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