Unicef: rapporto 2012, ancora troppi bimbi morti, 7,6 mln anno

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Martedì, 28 Febbraio 2012

 

ROMA - I bambini continuano a morire per dolo, per motivi e malattie del tutto evitabili, come diarrea, infezioni, malnutrizione. Decessi praticamente vicini allo zero nei paesi ricchi ma che nei paesi poveri provocano ogni anno una strage. Secondo il rapporto 2012 dell'Unicef, presentato oggi al Senato, nonostante cali costantemente il numero dei bambini morti, sono ancora troppi, 7,6 milioni, i piccoli con meno di cinque anni morti per povertà e deprivazione. Quasi tutti questi decessi (dato 2010), 7.5 milioni avvengono nei paesi in via di sviluppo. In media, nel mondo muoiono 57 bambini ogni mille nati vivi; vent'anni fa erano 88 e quaranta anni fa 139. In Somalia c'é il record negativo: 180 morti ogni mille nati vivi; seguono Mali (178), Burkina Faso (176), Sierra Leone (174). L'Italia, in fondo alla lunga classifica insieme fra gli altri a Francia, Germania, Irlanda, Grecia, registra un valore pari a 4. L'Islanda è la più virtuosa con 2. Il rapporto di quest'anno si concentra sulle aree urbane ('Figli delle citta"), dove vive il 50% della popolazione mondiale e dove entro la metà del secolo arriverà ad oltre due terzi (+60 milioni ogni anno) del totale. Quasi il 10% della popolazione urbana vive in megalopoli (la maggior parte in Asia), ognuna con più di 10 milioni di abitanti.

Un terzo della popolazione urbana (1 su 3; in Africa 6 su 10) vive negli slum; qui nel 2020 vivranno 1,4 miliardo di persone ed è qui che si concentrano povertà, emarginazione e discriminazione; qui è forte il rischio di abusi e maltrattamenti oltre che di mancanza o carenza di accesso ai servizi socio-sanitari e di istruzione. Nelle grandi città è anche più facile che i bambini e i ragazzi entrino in contatto con droghe ed alcol. Il rapporto è stato presentato dal presidente di Unicef Italia Giacomo Guerrera. "Se l'ambiente urbano da un lato può essere associato all'idea di benessere e crescita economica - ha osservato Guerrera - dall'altro costituisce uno scenario eterogeneo in cui l'accesso ai diritti non è garantito a tutti, in particolare sono i bambini e gli adolescenti a dover affrontare le maggiori sfide quotidiani per veder riconosciuti i propri diritti fondamentali". "Il tasso di civiltà e di sviluppo di un Paese - ha detto il presidente del Senato, Renato Schifani, in un messaggio - non si misura solo con il PIL o con il livello di competitività, ma anche e soprattutto con la capacità di tutela dei più deboli perché, come afferma il direttore generale dell'Unicef, Lake, ogni bambino escluso rappresenta un'opportunità perduta". Alcuni dati. Circa 2,5 milioni di decessi fra bambini sono evitati ogni anno grazie alla vaccinazione contro la difterite, la pertosse, il tetano e il morbillo; ma nel 2010 oltre 19 milioni non l'hanno avuta. 350 mila donne muoiono ogni anno durante la gravidanza o il parto.

La malnutrizione contribuisce alla morte di oltre 1/3 delle morti sotto i 5 anni. L'aria inquinata procura quasi 2 milioni di decessi (metà per polmonite). Nelle aree urbane l'incidente stradale (1,3 milioni di persone morte ogni anno) è la prima causa di morte fra i 15 e 29 anni. Si stima che nel 2010 tra i bambini si sia verificato circa un quarto di nuovi casi di infezione da Hiv in meno di quelli registrati nel 2005; nonostante questo ogni giorno mille bambini sono infettati dalla madre; in tutto il mondo ci sono 2,2 milioni di adolescenti tra 10 e 19 anni sieropositivi. Si ritiene poi che 1,2 milioni di bambini muoiano solo per diarrea. Scarsa la disponibilità di servizi igienici fra la popolazione urbana: è passata da 140 milioni a 169 milioni, fra il 1990 e il 2009, coloro che defecano all'aperto. Oltre 200 milioni di bambini nei paesi in via di sviluppo non raggiungono il potenziale in termini di sviluppo cognitivo per malnutrizione e scarse attenzioni. Sul traffico di bambini, il rapporto evidenzia che nel mondo 2,5 milioni di persone sono coinvolte nel lavoro forzato, una conseguenza del traffico di essere umani: dal 22 al 50% sono bambini. Infine, la crisi economica continua a farsi sentire, sia per i costi che gravano sui poveri sia per la mancanza di lavoro: alla fine del 2010 c'erano 30 milioni di disoccupati in più rispetto all'inizio della crisi nel 2007, soprattutto fra i giovani 15-24 anni. (Angela Malatesta - ANSA))

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