L'Aquila, un terremoto nella comunicazione

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Mercoledì, 14 Settembre 2011

 

"Colpevoli?" Il punto interrogativo é gigantesco nel titolo dell'articolo che oggi una delle riviste scientifiche di riferimento internazionale, Nature, dedica alla vicenda del terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009. Una storia alla quale Nature ha deciso di dedicare la copertina e che è destinata a diventare un caso internazionale. In gioco c'é l'enorme responsabilità di comunicare in modo equilibrato, ma anche efficace, il rischio che avvengano eventi naturali tanto catastrofici quanto imprevedibili, i terremoti innanzitutto, ma anche inondazioni e tsunami.

Dopo la prima reazione di solidarietà agli indagati, fra i quali l'ex presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica (Ingv), Enzo Boschi, il mondo scientifico scende ancora in campo. Questa volta lo fa per capire che cosa è avvenuto di sbagliato nella riunione della Commissione Grandi Rischi del 31 marzo 2009, le cui conclusioni sono costate ai sei componenti l'accusa di omicidio colposo plurimo. E' fuori discussione, secondo i ricercatori, il fatto che prevedere un terremoto sia impossibile alla luce delle conoscenze scientifiche attuali. Bisogna piuttosto riflettere sulle strategie di comunicazione perché quello che è accaduto all'Aquila è destinato a fare riflettere e porterà i sismologi di tutto il mondo a chiedersi quale sia la strategia migliore per comunicare il rischio.

Comunicazioni così delicate "devono essere fatte bene, e all'Aquila non è stato fatto": é il giudizio severo e senza appello espresso su Nature da Thomas Jordan, direttore del Centro terremoti dell'Università della California a Los Angeles e presidente della Commissione Internazionale sulla Previsione dei Terremoti (Icef). Tuttavia, la stessa rivista rileva che il 31 marzo 2009 la Commissione Grandi Rischi aveva lavorato in condizioni tutt'altro che facili. Nei giorni precedenti la tensione, già forte nella popolazione a causa dello sciame sismico in atto, era aumentata notevolmente in seguito agli allarmi sull'arrivo di un terremoto lanciati da Giampaolo Giuliani e basati sull'analisi delle emissioni di radon dalla roccia. I risultati di Giuliani, presentati da Nature come "un tecnico di laboratorio", sono giudicati "insoddisfacenti" nell'articolo, che riporta i dati dell'Icef: Giuliani "non ha ancora pubblicato un singolo articolo sul radon che abbia superato l'analisi dei revisori", ossia la cosiddetta peer-review (revisione fra pari) che garantisce la legittimità di un lavoro scientifico. Inoltre quella riunione della Commissione Grandi Rischi, rileva ancora la rivista, era avvenuta in modo anomalo: le sessioni avvengono di solito a porte chiuse, ma in quell'occasione "Boschi era rimasto sorpreso nel vedere decine di governanti locali e altre persone esterne alla comunità scientifica assistere alla riunione, durata circa un'ora, nella quale i sei scienziati si sono trovati ad affrontare un'ondata di timori da parte della popolazione locale". (ANSA)

PS: ma che fine a fatto il Sig. Bertolaso? Riporto un estratto dal corriere.it del 29 gennaio 2010: "Il premier parla anche di sé, rivendica il proprio ruolo per quanto realizzato in Abruzzo: «Mio padre mi diceva: "tu hai una specie di sole dentro e ti devi impegnare a darlo agli altri, a tutti gli altri, con un sorriso o una parola". Ci sono tanti egoismi in circolazione e invece è molto bello dare agli altri il proprio sole interiore». Ma il vero protagonista è il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso: il premier ha annunciato che gli offrirà un ruolo da ministro. «Dopo quello che ha fatto all’Aquila, farlo ministro è il minimo che possiamo fare» (RG)

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