“Quei villini sono uno scandalo”

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Venerdì, 9 Settembre 2011

 

Cupra Marittima - E’ terremoto, a Cupra, sul cantiere che partorirà i villini della pista ciclabile.

Sotto le palme del lungomare, tra i vicoli del redivivo centro del paese, non si parla d’altro e sul volto di tutti, insieme ai punti interrogativi, spunta anche un’indignazione ed un senso di impotenza di fronte a quello che, in molti, definiscono un vero e proprio scandalo.

A meno di venticinque metri di distanza dalla riva del mare villette a schiera prenderanno il posto di una pineta grazie ad un cambio di destinazione di un terreno divenuto edificabile e con quel politico batti e ribatti di “non potevamo fare altrimenti”, rimpallato dalla vecchia alla nuova amministrazione comunale.

Così lo scempio è servito e mentre si scaldano i motori per ripartire con il cantiere, fermo da diversi mesi, Cupra che in parte sapeva e in parte ha scoperto solo ora, si indigna.

“Se lasciavano la pineta era meglio - afferma Emilio Capocasa, cuprense doc che, a bordo di petroliere ha girato praticamente tutto il mondo - io una cosa così non l’ho mai vista. Ricordo che una volta, parlo di anni fa, andai in Regione e chiesi come si faceva per aprire un albergo. Furono categorici su una cosa: a trecento metri dal mare non si può costruire. Adesso qualcuno ci spieghi com’è stato possibile rilasciare quel permesso e soprattutto da chi e perchè è stato rilasciato”.

E oggi viene anche fuori che ci fu anche chi provò a vederci chiaro sulla vicenda, all’epoca in cui il Piano regolatore generale del paese cambiò e durante le travagliate fasi del rilascio del permesso di costruzione.

“Il polverone fu tanto – ricorda Franco Veccia, che è anche consigliere comunale – partirono anche delle denunce alla Procura della repubblica, ma tutto risultò essere regolare e qualsiasi contromossa a quello che stava accadendo si rivelò inutile. La strada intrapresa per arrivare a questo punto ha reso tutto perfettamente attuabile. Le carte sono in regola e purtroppo ormai non si può più tornare indietro”.

E mentre qualcuno in città osserva che, per ragioni di mercato, potrebbe arrivare persino la richiesta di aumentare le volumetrie già concesse a a suo tempo, c’è anche chi cerca di avere un atteggiamento equilibrato, difendendo chi è lì per lavorare: “Il messaggio che deve passare - afferma Luigi Biocca – non è che Cupra ce l’ha con chi sta costruendo in quel punto. Anzi. Quelle sono persone che fanno semplicemente il proprio lavoro e che devono portare avanti le proprie attività. Il problema è legato al fatto che non è pensabile, e non doveva essere nemmeno concepibile, rilasciare un permesso di costruzione per quell’area che non doveva neppure essere resa edificabile. Anche perché in questo modo si è creato un precedente pericolosissimo e domani qualcuno potrebbe venire a chiedere per quale motivo si è costruito solo lì, portando tutte le carte in regola per ottenere una variante anche per qualche metro più in là. Detta così sembra impossibile, ma sembrava impossibile anche che si costruisse in quel punto”.

E’ duro il commento di Giuseppe Farina, per metà milanese e per metà cuprense: “Non va bene – spiega – non è così che cresce una città. Questa è una cosa assolutamente inopportuna, per usare un eufemismo, e non andava assolutamente fatta. A volte le decisioni della politica lasciano davvero esterrefatti. Non è concepibile una cosa del genere”.

Una situazione difficilmente comprensibile anche per Nadia De Carolis: “Sarà tutto sicuramente in regola sul piano formale – afferma la signora – ma non so se è stata davvero un bella idea far costruire in quel punto. E’ una cosa quantomeno strana. Per quello che mi riguarda quella zona la preferivo com’era prima e credo che in questa visione non sono la sola”.

E sulla stessa lunghezza d’onda si pone anche Diana Hristova che ogni giorno passa di fronte a quel cantiere chiuso da mesi: “Effettivamente è uno scenario insolito e molto strano. In quel punto, a due passi dal mare e lungo una che a mio avviso è una delle più belle passeggiate d’Italia, l’ultima cosa che ti aspetti di vedere è un cantiere edile e una colata di cemento di tali proporzioni”. Non fa una grinza. (Emido Lattanzi - corriereadriatico.it)



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