Seduti su una bomba di gas metano

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Sabato, 19 Novembre 2011

 

San Benedetto del Tronto - Sarà come stare seduti sopra una bomba di gas-metano. Inquinante come 107 mila caldaie o 47 mila auto, rumoroso come una discoteca e identificabile a grandi distanze da almeno una struttura permanente, la candela, alta 30 metri. Il tutto a poco più di una cinquantina di metri da case e attività produttive. E i numeri che girano attorno a questo affaire sono astronomici. Si parla di un progetto da 97 milioni di euro, destinato a stoccare 500 milioni di metri cubi di metano per i quali saranno necessari pozzi alla profondità di tremila metri.

E’ l’impianto di stoccaggio di gas metano previsto nel quartiere Agraria. Sei pozzi di metano che sorgeranno nella zona tra via Torino e via Val Tiberina, a ovest dell’autostrada. Il progetto prevede una centrale di trattamento e compressione di gas, la realizzazione dei pozzi, la creazione di un metanodotto collegato alla linea Ravenna – Chieti. Un’area brulla che diventerà il sito per la riserva del 5 per cento dello stoccaggio nazionale. Il progetto, presentato dalla Gas Plus Storage, è attualmente oggetto della procedura di valutazione di impatto ambientale da parte della Regione e del ministero.

Se ne parla da oltre un anno ma solo mercoledì sera, durante il Consiglio comunale, il problema è emerso in tutta la sua drammaticità. Perchè che la città si trovi di fronte a un grosso problema non c’è alcun dubbio. Il tutto condito dai colpevoli tentennamenti delle nostre istituzioni, a tutti i livelli, che se ne sono lavate le mani nascondendosi dietro al fatto che il Comune non ha voce in capitolo in quanto la decisione finale spetta alla Regione e al ministero, dopo le dovute verifiche e i dovuti pareri. Che ci saranno tutti.

E se il buongiorno, come si dice, si vede dal mattino, c’è poco da stare allegri: l’Arpam, incaricata di dare il propio parere sull’impatto ambientale del sito di stoccaggio, ha già dato il via libera. Per tutta la Riviera sarà un salasso senza precedenti, un intervento di grande impatto sull’ambiente che rischia di azzoppare l’unica risorsa economica del territorio: il turismo.

Basti pensare che saranno necessari circa due anni di lavoro con interventi che vedranno impegnato soprattutto il sottosuolo. Nella fase di esercizio produrrà polveri sottili e ossido di azoto. E la candela, la famosa torcia alta trenta metri, sarà sempre accesa per bruciare gli scarti dell’estrazione. Cambierà il volto della città, la sua vocazione turistica, il suo appeal. La Riviera mette a repentaglio la sua immagine e nessuno sembra rendersene conto.

E’ fondamentale comprendere che in pieno esercizio - lo hanno del resto ben spiegato alcuni tecnici che se ne intendono - l’impianto emetterà tonnellate di inquinanti ogni anno, con il rumore costante dei compressori. E le conseguenze non si fermeranno all’Agraria: tutta la città subirà questo scempio. Si parla di tonnellate di inquinanti: 260 tonnellate di ossidi di azoto, 20 tonnellate di monossido di carbonio, 269 tonnellate di composti organici volatili, 408 tonnellate di polveri, e sono dati contenuti nel progetto.

Insomma, l’inquinamento di una metropoli. Il tutto a poco più di cinquanta metri dalle prime case e a poche centinaia di metri da Porto d’Ascoli. Lo stoccaggio avviene nell’arco di un anno con prelievo del gas e quindi con la successiva erogazione. E non ci sono certezze che questi continui cicli di carico e scarico non possano portare a delle rotture interne. Le conseguenze potrebbero essere instabilità sismica, subsidenza del suolo e infiltrazioni di gas.

Poi c’è il rischio idrogeologico, in un’area dove non serve una grande memoria storica per ricordare allagamenti importanti, l’ultimo appena lo scorso marzo. E il carico da novanta, ovvero l’impatto ambientale complessivo della costruzione e del funzionamento dell’impianto con conseguenze che non si fermeranno all’Agraria: tutta la città subirà questo scempio.

Tante le autorizzazioni che la Gas plus ha dovuto acquisire, coinvolgendo diversi enti, dai ministeri dell’ambiente alla Regione, dalla Provincia al Genio civile. Così come l’informativa al Comune, alla stessa Provincia, al Comune di Monteprandone, all’Autorità di Bacino interregionale del Tronto e all’Arpam. Siamo ora nella fase cruciale per scegliere, senza doversene pentire, quale futuro dovrà avere la città. L’impianto di gas bussa alle porte. Non c’è un minuto da perdere per dire con forza No. (Luciano sgambetterra - corriereadriatico.it)

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