San Benedetto del Tronto - Grossa operazione della Guardia di finanza di San Benedetto nell’ambito del riciclaggio di rottami ferrosi. Il bilancio è pesante: sequestrati un impianto di trattamento di rottami e sette tra furgoni e autocarri utilizzati per la loro raccolta, 81 persone denunciate per essere risultate coinvolte a vario titolo in questo giro. Le fiamme gialle ritengono in questo modo di aver posto fine a una vera e propria attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti.
Ma veniamo ai fatti. Le indagini sono partite nello scorso mese di luglio. I militari, coordinati dalla direzione distrettuale antimafia presso il tribunale di Ancona, erano partiti da una serie di informazioni, apparse anche sugli organi di stampa locali, relativamente a una serie di furti di materiali metallici commercialmente considerati preziosi, in particolare rame, alluminio e acciaio.
I furti prendevano di mira sia aziende operanti nella Provincia di Ascoli che privati cittadini. Nella nostra zona, peraltro, era stata notata la circolazione di numerosi mezzi di trasporto privati, utilizzati per lo più da cittadini stranieri, dediti in proprio all’attività di raccolta e trasporto di rottami metallici.
Gli accertamenti hanno comunque consentito di individuare a Monteprandone una ditta, regolarmente autorizzata al recupero dei rifiuti, che però pare fosse diventata il punto di convergenza finale di una capillare attività di raccolta. L’azienda, in buona sostanza, risultava autorizzata ad effettuare la raccolta stessa, ma non lo erano i personaggio che materialmente se ne occupavano.
In conclusione i tre responsabili dell’impianto avevano di fatto gestito abusivamente un’ingente quantità di rifiuti, ben 3.600 tonnellate, superando di oltre il doppio il limite del quantitativo annuo autorizzato.
Nei loro confronti sono scattate contestazioni pesanti che hanno riguardato, complessivamente, oltre 600 violazioni di carattere amministrativo per la mancata emissione dei documenti di trasporto. Ammonta a oltre quattro milioni di euro l’entità delle sanzioni che sono state elevate dai finanzieri.
L’inchiesta, in ogni caso, non è finita dal momento che le fiamme gialle sono state autorizzate dal magistrato che si occupa della vicenda, a utilizzare tutta la documentazione acquisita nel corso delle indagini fin qui condotte, per effettuare ulteriori controlli incrociati e verifiche di carattere fiscale. Non sembra da escludere, in conclusione, che si possa arrivare ad ulteriori, clamorosi sviluppi. (Arduino Carosi - corriereadriatico.it)
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