Secondo Marco Barro, di Mondo in cammino Veneto, «La vicenda del camion con materiale ferroso radioattivo fermato la sera del 23 maggio a San Stino (Ve) da parte del nucleo Nbc dei vigili del fuoco di Mestre pone inquietanti interrogativi. Non è la prima volta che ferro contaminato viaggia indisturbato in tutta Italia. Già a Genova ai primi di giugno del 2008 un camion contenente ferro contaminato da Cesio 137 (proveniente dalla regione di Chernobyl in Ucraina) aveva viaggiato dai confini orientali italiani alla Val Trompia e da qui fino al porto di Genova senza controlli e praticamente attraverso tutta la Pianura Padana. Ed ora, senza il solerte intervento del nucleo Nbc, probabilmente sarebbe successa la stessa cosa.
È noto che il prezzo del ferro proveniente da paesi terzi è molto basso rispetto a quello praticato per il ferro prodotto all'interno della comunità europea; è per questa ragione che le industrie (soprattutto quelle dell'Italia settentrionale) in nome del dio - profitto tendono ad utilizzare prevalentemente ferro extra-comunitario. Il più delle volte questo materiale arriva dalle zone di Chernobyl (molte volte dalla demolizione degli stessi edifici delle zone contaminate) con una indicazione di provenienza, però, diversa da quella effettiva e senza essere sottoposti ai controlli sanitari imposti invece dalla legislazione comunitaria».
La vicenda ha ancora diversi punti da chiarire, ad iniziare da quale fosse l'azienda della provincia di Venezia coinvolta e Barro avanza il sospetto che si tratti di un'impresa «Che si occupa di recupero dei rottami metallici e di riciclaggio di materiali ferrosi commerciando con paesi dell'est europeo quali ad esempio Ucraina, Russia, Cecoslovacchia, Bosnia e Serbia Montenegro».
Secondo Mondo in cammino in quello che è successo ci sarebbero responsabilità organizzative e probabilmente penali e quindi pone alcune domande: «Come ha fatto il carico a valicare le frontiere italiane senza alcun controllo e a viaggiare sul territorio italiano senza la dovuta scorta, obbligatoria quando si trasportano carichi pericolosi? Quale è la ditta che aveva ordinato il carico e quali le sue responsabilità? Da che tipo di isotopi, e in che misura, è contaminato il ferro e quale era lo stato dell'imballaggio? Quali e quante persone sono venute a contatto con il materiale radioattivo? Quale il percorso effettuato dal camion all'interno del confine italiano? Quale sarebbe stata la destinazione finale del carico e per quale uso?».
L'associazione chiede una rapida risposta alle domande e «In caso contrario, è disposta a formalizzare una denuncia presso le autorità competenti». Inoltre Barro chiede «Che vengano effettuati controlli su tutte le attività pregresse della ditta italiana coinvolta e anche sul sito finale di destinazione; chiede che vengano intensificati i controlli alle frontiere orientali italiane perché non continuino ad essere sottovalutati i rischi che simili operazioni criminose comportano (pensate ad un incidente sulle nostre strade trafficate!). Come al solito ci troviamo di fronte ad un caso in cui è stato leso il diritto di salute e di informazione dei cittadini. Per questo è necessario che venga fatta luce al più presto». (greenreport.it)
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