Cina, maree nere a ripetizione dalle piattaforme offshore

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Mercoledì, 20 Luglio 2011

 

Nuove fuoriuscite di petrolio provenienti da trivellazioni sono state segnalate sulle coste delle province settentrionali cinesi dell'Hebei e del Liaoning, mentre continua a fuoriuscire petrolio da una piattaforma offshore al largo della provincia orientale dello Shandong. Per il settore petrolifero cinese è un periodo disgraziato: questi sono solo gli ultimi casi di una catena di sversamenti, e il 16 luglio a Dalian, nella provincia nordorientale di Liaoning, si è sviluppato un incendio in una raffineria di petrolio della PetroChina Company Limited.

Oggi l'agenzia ufficiale cinese Xionhua spiega che «delle frazioni di petrolio secche di un diametro da uno a tre centimetri, sono state ritrovate su 4 km di spiagge di Dongdaihe, nel distretto di Suizhou del Liaoning». Lin Fangzhong, responsabile dell'Amministrazione oceanica di Stato (Sao), sottolinea che «queste particelle provengono dalla piattaforma Penglai 19-3 (nella foto), nella baia di Bohai, nello Shandong, e sono state trasportate dal vento e dalle onde fin sulla baia. Anche nella provincia dell'Hebei, una macchia di petrolio lunga 300 metri ha toccato il litorale nel porto di Jingtang. Del petrolio continua a fuoriuscire alla velocità di un litro al giorno, ma è recuperato vicino alla zona di trivellazione».

La Sao ce l'ha soprattutto con la compagnia petrolifera ConocoPhillips China (Copc), alla quale il 13 luglio ha ordinato di sospendere immediatamente le operazioni sulle piattafiorme offshre di Penglai, nella baia di Bohai, dopo le maree nere a ripetizione che hanno messo in crisi anche il turismo.

Le autorità cinesi temono nuovi sversamenti, e dicono che «le misure che la Copc aveva preso, principalmente temporanee e di recupero, non sono state sufficienti ad eliminare completamente i rischi, dopo la prima fuga rilevata all'inizio di giugno sulle piattaforme B e C del campo petrolifero di Penglai 19-3».

La multinazionale statunitense ConocoPhillips opera con il suo ramo cinese a Penglai 19-3 grazie ad un accordo con la China National Offshore Oil Corporation (Cnooc), il più grande produttore di petrolio offshore della Cina, ma secondo il governo cinese «le sue operazioni non sono ancora interamente sotto controllo».

Secondo recenti rapporti Sao basati su immagini satellitari ed ispezioni sul posto, «il petrolio continua a sversare da diversi giorni nei dintorni delle piattaforme B e C del campo petrolifero». Dalle indagini è emerso anche che esiste una sorta di "cintura oliosa" presente intorno alle due piattaforme, e che ci sarebbero fughe di petrolio nei fondali intorno alla piattaforma B.

La Sao ha detto che «La Copc è ritenuta responsabile di queste maree nere, che hanno gravemente inquinato una zona di 840 km2 nella Baia di Bohai». In tre mesi, a Bohai ci sono state almeno altre tre maree nere attribuite alla cinese Cnooc; l'ultima, quella del 13 luglio, è stata causata da uno sversamento nel campo petrolifero di Suizhong 36-1, causato da un guasto al sistema di controllo di una piattaforma offshore. (greenreport.it)

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