Non si sa ancora quanto greggio sia fuoriuscito da una condotta petrolifera della ExxonMobil nel fiume Yellowstone, nel Montana, che il 2 luglio ha costretto all'evacuazione i residenti di Laurel, che dopo qualche ora sono potuti rientrare nelle loro case nelle vicinanze di quello che subito in Italia è stato ribattezzato il fiume dell'orso Yoghi.
A dire il vero a nessuno negli Usa sono venuti in mente Yoghi e Bubu, quando sabato è stata scoperta una marea nera fuoriuscita dalle tubazioni che ormai sui estendeva da Silver Tip a Billings. Solo dopo la condotta petrolifera è stata chiusa e la Pipeline Company ExxonMobil ha allertato le autorità statali e federali.
La Exxon ha detto che la causa della rottura non era ancora conosciuta e di non sapere quanto petrolio fosse finito nello Yelloston River: «Riconosciamo la gravità di questo incidente e stiamo lavorando duramente per affrontarlo - ha detto la multinazionale in un comunicato - La nostra attenzione principale è per la tutela della sicurezza e salute dei cittadini e dei nostri dipendenti».
Secondo Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista Usa, la rottura dell'oleodotto della ExxonMobil ha «Vomitato centinaia di barili di petrolio nel corso d'acqua e sulla riva del fiume, costringendo ad evacuare i residenti a valle».
Michael Brune, direttore esecutivo dell'associazione ha detto: «Il business del petrolio è sporco, pericoloso e mette in pericolo le famiglie e le comunità del Montana, come quelle di Billings e Laurel. Le multinazionali inquinatrici, come Exxon e Bp, devono essere ritenute pienamente responsabile per i loro inquinamenti e distruzioni. Purtroppo, lo sversamento di petrolio odierno dell'oleodotto della Exxon è solo un altro incidente in una lunga serie di disastri compiuti dalle Big Oi, che ci ricorda ancora una volta perché dobbiamo di andare oltre il petrolio e allentare la morsa delle Big Oil sulla nostra nazione una volta per tutte». (greenreport.it)
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