La mobilitazione della riemergente società civile italiana è riuscita a forare, attraverso internet, facebook, twitter, flash-mob, volantinaggi (e qualche volenteroso giornale come greenreport), la coltre del disinteresse e della minimizzazione stesa pesantemente da un apparato politico-mediatico-televisivo-economico che, salvo rare eccezioni, sembra sempre più lontano dalle speranze (e dai timori) degli italiani.
In attesa del risultato definitivo (intorno al 57%, ma in ogni caso abbondantemente sopra il 54% che dunque salvaguarda anche da eventuali scippi sui voti all'estero), già il 41,1% dei votanti ai 4 referendum raggiunto ieri alle 22,00 era da solo un grosso successo di una mobilitazione che ha questa volta percorso strade diverse e spesso lontane dalla politica tradizionale, sono state le associazioni a trascinare nella battaglia per il quorum partiti impigriti e non sempre ben disposti, che spesso (e fortunatamente non tutti e non sempre) hanno ragionato alla fine con spirito di "parrocchia", per ritagliarsi un minimo di visibilità in una battaglia unitaria che ha trasceso gli schieramenti e che dà finalmente un'immagine positiva della sensibilità ambientale e per i "beni comuni" degli italiani.
Quello che comunque emerge è un'Italia meno egoista di quella degli anni della versione casareccia e spesso indecente dell'iperliberismo coniugato in salsa populista/monopolista, che si è cibato di assalto all'ambiente, al territorio e di spreco delle risorse... come se il velo dell'incantamento dell'egoismo e del liberi tutti (con un Paese prigioniero e immobile nel perpetuarsi di privilegi intoccati e intoccabili) si fosse finalmente strappato.
Vedremo se la politica (di centro-destra e di centro-sinistra) sarà in grado di rispondere e di cambiarsi, raccogliendo le nuove sensibilità che emergono da un Paese "sconosciuto" e che sembrano aver fatto breccia nel mondo cattolico e in una parte del centro-destra. Non è probabilmente un caso la grande attenzione con la quale nel mondo si sta guardando ai referenda italiani (e soprattutto a quello sul nucleare), dalla Cina all'America, dalla Francia e Germania al Giappone.
Proprio dal Paese asiatico colpito dal disastro nucleare di Fukushima e dove a tre mesi al terremoto/tsunami si è svolta a Tokyo una grande manifestazione anti-nucleare, arriva l'ultimo appello agli elettori italiani: «Fate la scelta giusta, andate a votare il 12 e 13 giugno. Chiediamo ai cittadini italiani di fermare il ritorno al nucleare nel loro Paese».
Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace International, spiega da Fukushima: «Tragedie come questa non dovrebbero mai accadere, non in Ucraina, non in Giappone e certamente non nella "bella Italia"». (Umberto Mazzantini - greenreport.it)
I risultati
Referendari della città di San Benedetto del Tronto:
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primo quesito:
96,83% sì, 3,16% no (21.185 contro 692) - 21.877
schede valide; 180 bianche; 56 nulle
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secondo quesito:
97,36% sì, 2,63% no (21.365 contro 579) - 21.944
schede valide; 132 bianche; 46 nulle
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terzo quesito:
96,01% sì, 3,98% no (21.066 contro 874) - 21.940
schede valide; 141 bianche; 50 nulle
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quarto quesito:
95,10% sì, 4,89% no (20.793 contro 1.070) -
21.863 schede valide; 197 bianche; 55 nulle
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