Ascoli Piceno - CI MANCAVA solo l’acqua. Come se non bastasse tutto un contorno assai indigesto, fatto di chiusure, fatturati che crollano, aule di tribunale e malumore generale, il presidente di Confindustria, Bruno Bucciarelli, in un’intervista uscita ieri sul Sole 24 Ore denuncia ha portato alla luce un altro fattore che frena, di fatto, la ripresa industriale del Piceno: il costo dell’acqua.
Può sembrare una banalità, ma spulciando i dati ci si rende conto che a nord del Tronto l’acqua costa due euro e quaranta al metro cubo, mentre a sud costa un terzo: appena ottanta centesimi.
"Il territorio della mia associazione — ha detto Bucciarelli al Sole — è un’area di confine e, naturalmente, alcune imprese hanno interesse sia nelle Marche sia in Abruzzo. E’ intollerabile che debba esserci una differenza così sostanziale sui costi delle acque ad uso industriale".
Insomma, arriva anche il problema dei costi delle materie prime, questione forse troppo sottovalutata che, sicuramente, non fa bene a un territorio che ha urgente bisogno di tornare a respirare. Tra l’acqua fornita dalla Aca (Pescara, Chieti e Teramo) e quella fornita dalla Ciip (Ascoli e Fermo) c’è una differenza di prezzo che si aggira intorno a un ero e mezzo per metro cubo. Comparando nello specifico i costi, si realizza che a Teramo l’acqua potabile costa 0,36 euro (ad Ascoli 1,708), l’acqua fognaria 0,13 euro (Ascoli 0,161) e la depurazione 0,32 euro, contro gli 0,536 euro di Ascoli.
"Il problema dei costi delle materie prime — ha spiegato infine Bucciarelli —, che oltre all’acqua riguarda luce e gas, si aggiunge a quello derivato dalla burocrazia, in un periodo e in un territorio, come quello di Ascoli, in cui le imprese hanno particolarmente bisogno di sostegno". (ilrestodelcarlino.it)
|