Italia bocciata dal Wwf nel bilancio ambientale 2010

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Sabato, 1 Gennaio 2011

 

Il Wwf nel suo bilancio ambientale per il 2010, boccia l'Italia su tutta la linea ad esclusione del grande sforzo fatto per adeguarsi al contesto internazionale sulla Convenzione della Biodiversità che ha visto quest'anno l'approvazione della Strategia nazionale (anche se ancora manca la cabina di regia Stato-Regioni).

«Il primo problema nasce dalla mancata integrazione delle politiche ambientali, e più in generale di una vera e propria strategia di sostenibilità, all'interno dei vari ambiti d'azione del Governo- sostengono dal Wwf Italia- La questione ambientale sembra separata dal contesto generale e fortemente indebolita per una significativa difficoltà amministrativa e gestionale e quindi di ruolo, in cui e caduto il ministero dell'Ambiente anche a seguito di un taglio di risorse economiche che non trova eguali in nessun altro dicastero».

Nel 2011 il bilancio complessivo del ministero dell'Ambiente, secondo la denuncia Wwf, ammonterà a circa un terzo di quanto stanziato nel 2008 dal Governo Prodi: 554 milioni di euro il prossimo anno, contro 1,5 miliardi di euro stanziati con la Legge Finanziaria 2008. Bilancio che subirà ulteriori tagli negli anni a venire per complessivi 21 milioni: andando a 545 milioni circa nel 2012 per scendere poi a 538 milioni circa nel 2013. L'associazione del Panda ha analizzato in dettaglio, settore per settore, l'azione del governo.

Tra gli elementi ritenuti emblematici a testimoniare il fallimento delle politiche ambientali, il ritardo accumulato nel settore delle politiche energetiche dove l'Italia rimane il paese più arretrato a livello comunitario nel raggiungimento degli obiettivi di Kyoto. Avendo ormai definito la scelta per il nucleare (che non serve, come ribadiscono anche i numeri portati dal Wwf) si disincentiva ogni forma di crescita di energie alternative e di azioni tese al risparmio e all'efficienza energetica.

Per il clima, nel bilancio di previsione 2011 del ministero dell'Ambiente, ci sono solo 31,7 milioni di euro nel 2011 con un taglio tra l'altro rispetto al 2010 di 3,7 milioni di euro. Male anche le infrastrutture, in ritardo quelle necessarie (acquedotti, ferrovie..), mentre i pochi soldi disponibili, vista la congiuntura economica sfavorevole, vengono destinati al comparto stradale e quindi non saranno utili alla diminuzione di gas serra provenienti dal settore trasportistico.

Non vengono destinate risorse alla prevenzione del rischio idrogeologico con conseguenze talvolta tragiche ormai evidenti praticamente giorno per giorno e «nel frattempo assistiamo ad una spaventosa crescita urbanistica, con conseguente nuova occupazione di territorio e consumo di suolo accompagnata da piani casa che hanno contribuito a derogare le normative urbanistiche e paesaggistiche e da piani di concessioni demaniali che ulteriormente hanno contribuito alla cementificazione delle spiagge e all'occupazione delle nostre coste» ribadiscono dal Wwf. Anche sulla tutela delle aree protette i dati complessivamente non sono positivi anche se i parchi sono stati salvati in extremis da un intervento in finanziaria.

Secondo il Wwf, le risorse destinate al funzionamento delle 24 aree protette nazionali continuano ad essere insufficienti per l'espletamento delle funzioni di legge e per garantire il motivo stesso dell'esistenza di un Parco: la conservazione della natura. Poi è emblematico il gravissimo caso del declassamento del parco nazionale dello Stelvio (a parco interprovinciale), istituito nel lontano 1935, che rischia di diventare un pericoloso precedente a livello nazionale capace di squilibrare i già difficili rapporti tra Stato, Regioni e enti locali. Ma quello che preoccupa il Wwf è la mancanza di prospettive: «non solo non si intravede la possibilità di una politica ambientale di stampo europeo, che potrebbe essere addirittura insufficiente, ma addirittura si vede ogni azione di tutela e di conservazione sacrificata nel nome di interessi specifici che hanno fatto perdere completamente di vista l'interesse nazionale che la Costituzione mette in capo alla Stato». (greenreport.it)

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