Porre seriamente attenzione alla concentrazione di polveri sottili è ormai una priorità, poiché i danni sulla salute sono sempre più evidenti. Non deve essere soltanto una priorità per quanto concerne le regole imposte dall'Unione Europea, ma quale risultato di una consapevole presa di coscienza da parte delle amministrazioni, come pure dei singoli cittadini. Sappiamo dalle stime dell'agenzia europea per l'ambiente dell'OMS che diciassette città italiane sono nella lista della trenta più inquinate d'Europa: tra le peggiori Torino (da cui scrivo, in modo preoccupato), Brescia e Milano. E' stato anche segnalato che nelle città della pianura padana il numero di morti a causa dello smog potrebbe superare i 7.000 all'anno. La rivista scientifica Lancet ha pubblicato il risultato di alcuni studi secondo i quali lo smog aumenterebbe il rischio di infarto più della cocaina, ma anche dell'alcol, del caffé e degli sforzi fisici, arrivando a parlare di due milioni di morti premature all'anno in tutto il mondo. Quando si parla di polveri sottili, il pensiero corre agli effetti che esse generano quando le respiriamo (o al contatto con la pelle), ma questo è un limite che ci porta a trascurare altri aspetti, che invece ci rammentano quanto l'uomo e l'ambiente siano strettamente correlati e di conseguenza come avere cura dell'uno significa porre attenzione all'altro. L'inquinamento ambientale ha favorito un aumento di metalli pesanti nei campi agricoli italiani. Si tratta di inquinanti oramai ubiquitari come il piombo, il nichel, il cadmio e il cromo. La presenza di questi agenti chimici richiama molta più acqua nella pianta e nel frutto rispetto alle piante coltivate nelle zone meno inquinate (sarebbe bello poter dire non inquinate!). Ciò porta alla variazione di sapore, di odore e infine al cambiamento della consistenza stessa del frutto osservabile anche a occhio nudo, ma tali variazioni ricevono, come sgradita conferma dalle analisi di laboratorio, la perdita del valore nutrizionale di verdura, ortaggi e frutta prima ancora di essere raccolti. Una perdita che non è trascurabile perché in Europa risulta molto elvata: pari al 50%-70%. E la carenza di agenti nutritivi è stata considerata, in oltre 200 studi, solo negli ultimi anni, di significativa importanza nell'insorgenza di malattie degenerative. In passato, l'uomo ha a lungo combattuto contro grandi malattie mortali, risoltesi grazie all'apporto vitaminico. Pensiamo, ad esempio, allo scorbuto debellato con la vit.C, alla pellagra con la B3, al Beri Beri (il cui tasso di mortalità era del 99%) con la vit.B1, ecc. Vogliamo maldestramente e incautamente privarci di ciò che la Natura ci offre per vivere su questo pianeta? Le mie riflessioni non intendono generare paura, ma essere un invito per tutti noi cittadini, per tutti gli uomini di buona volontà, affinché vi sia una responsabile e attiva richiesta di proteggere la nostra salute. E' necessario essere attivi e non spettatori passivi di uno spettacolo, di un'economia che giova molto a pochi e nuoce tanto a molti. Anna Teresa Iaccheo
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Anna Teresa Iaccheo - Domenica 27 Febbraio 2011 alle 9:51
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