Aprendo il segmento di alto livello dell'United Nations framework convention on climate change conference in corso a Durban, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon (Nella foto), ha esortato i leader presenti «A fare dei reali progressi nei negoziati sul clima. Il mondo guarda a voi per la leadership. Il mondo ed i suoi popoli non possono accettare un "no" come risposta a Durban». Ma Ban ha riconosciuto anche che «le difficoltà sono numerose» e dovute alla crisi economica mondiale, ma ha sottolineato che «se i Paesi devono essere realisti circa le loro aspettative, devono essere anche ambiziosi, dato che la salute dell'economia globale, il livello di vita di milioni di persone e la sopravvivenza di alcune nazioni sono tutte colpite dagli impatti del cambiamento climatico. Dobbiamo essere realisti riguardo alle nostre aspettative di una svolta nei negoziati a Durban. Ne conosciamo le ragioni: dei gravi disordini economici in molti Paesi, delle differenze politiche profonde, delle priorità e delle strategie contraddittorie per reagire ai cambiamenti climatici. Può darsi, come pensano in molti, che l'obiettivo ultimo di un accordo completo e obbligatorio non sia realizzabile per il momento. Però voglio essere chiaro: nessuna di queste incertezze deve impedirci di fare dei progressi reali a Durban. Possiamo in effetti andare avanti sui dossier chiave. La scienza è chiara. Il futuro del pianeta è in gioco, mentre la World meteorological organization (Wmo) ha indicato che le emissioni di gas serra battono attualmente ogni record. Secondo l'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), le emissioni di gas serra dovranno essere ridotte della metà entro il 2050, se vogliamo limitare l'aumento delle temperature a 2 gradi Celsius rispetto al livello pre-industriale».
Ban Ki-moon ha identificato quattro punti sui quali si aspetta che a Durban si trovi un accordo:
1) Lavorare subito insieme sul quel che è stato deciso nella Cop16 Unfccc di Cancun nel 2010, dove gli Stati membri hanno deciso di istituire un Green Climate Fund in grado di sostenere i Paesi in via di sviluppo a proteggersi dagli impatti dei cambiamenti climatici. Il Green Climate Fund non è ancora stato messo in atto e Ban ha chiesto ai Paesi industrializzati di fornire i capitali necessari: «L'assistenza ai più vulnerabili è sia un obbligo che un buon investimento in un futuro sostenibile».
2) Il segretario generale dell'Onu ha invitato i Paesi a consolidare i loro impegni di finanziamenti a breve e lungo termine, sottolineando «La necessità di una maggiore trasparenza nel modo in cui vengono assegnati e consegnati attualmente dove più necessario i 30 miliardi di dollari promessi». Sul lungo termine, ha chiesto «La mobilitazione di 100 miliardi di dollari all'anno entro il 2020 da parte di governi, il settore privato ed altre fonti».
3) Per quanto riguarda il futuro del post Protocollo di Kyoto, Ban ha chiesto di «Prendere in considerazione un secondo periodo di impegno» per avere obiettivi obbligatori: «Se il Protocollo di Kyoto non risolve da solo tutto il nostro problema climatico, costituisce le fondamenta sulle quali possiamo costruire, con delle istituzioni importanti. Fornisce un quadro di cui il mercato ha bisogno. Il Carbon pricing, il carbon-trading dipendono da un sistema con delle regole chiare e dei prezzi trasparenti».
4) I Paesi del mondo devono costruire insieme una visione per un accordo climatico più robusto ed efficace: «Mobilitiamo la volontà di andare avanti malgrado le numerose difficoltà. Proviamo che non solo sappiamo dove andiamo e come ci arriveremo, ma anche che siamo pronti ad agire in maniera collettiva per arrivarci». (Umberto Mazzantini - greenreport.it)
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