Il modello Kyoto divide e scalda gli animi. Alla fine il Protocollo numero 2, dopo il 2012, forse ci sara' ma l'Italia chiede piu' flessibilità da parte dell'Ue sulla road-map, cioe' il calendario con i passi da compiere per raggiungere il futuro accordo globale dal 2020. La 17/a Conferenza Mondiale Onu sul clima, a Durban in Sudafrica, sta giungendo ormai ai momenti clou in cui devono essere prese le decisioni. All'orizzonte la lotta ai cambiamenti climatici si posiziona su nuovi scenari e cambia la geografia.
Sull'atlante entrano a pieno titolo le nuove economie, prima di tutte la Cina. Intanto si apre un 'caso' Canada che dichiara che il Protocollo ''e' il passato'' suscitando le proteste di alcuni attivisti canadesi che hanno fatto incursione nella Plenaria dove i ministri tengono il loro discorso ufficiale dinanzi a 190 Paesi. La Cina, come un'onda, prende sempre piu' forza via via che scorrono le ore e sono tanti i segnali che il terreno si e' spostato dal suo lato. E' proprio la Cina, uno dei maggiori emettitori mondiali di CO2 ma anche una delle economie forti emergenti, a fare da grimaldello per i Paesi pro-impegni: +25% di efficienza energetica, un milione di vetture elettriche al 2015, l'obbligo delle lampade a basso consumo a partire dal primo gennaio 2012, 50 miliardi di dollari investiti in tecnologie alternative (contro i 17 degli Stati Uniti), un potente investimento in fonti rinnovabili. Sullo sfondo restano gli Usa che, secondo i negoziatori, hanno una ''non posizione'', anche se si dichiarano soddisfatti dei passi avanti per il fondo verde.
Per l'accordo globale (dal 2020) e' stato finalizzato un testo ''amalgamato'' di 138 pagine che e' stato reso noto nella sua forma aggiornata. L'altra parte del 'pacchetto Durban' e' costituita dal Protocollo di Kyoto. La Cina ne chiede il prolungamento con i 'range' dichiarati e una revisione tra il 2013 e il 2015 (proprio il periodo in cui e' stabilita l'uscita del nuovo rapporto degli scienziati dell'Onu del panel Ipcc). Il Brasile vorrebbe un meccanismo volontario di riduzione. Questo strumento, a differenza di un emendamento a Kyoto, non ha necessita' di essere ratificato e quindi la dichiarazione lancia il messaggio che Kyoto continua. Ma c'e' chi, come la Norvegia, e' pronta a entrare in Kyoto 2 anche senza road-map. Dal canto suo l'Italia, con il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, alla vigilia del consiglio europeo a Bruxelles, ha chiesto ''piu' flessibilita''' all'Ue sulla road-map. ''Di questi passi - ha detto Clini - ho avvisato il presidente del Consiglio, Monti''. Intanto alla Conferenza sudafricana ci sono i testi negoziali ma manca ancora il ''cuore'' che e' rappresentato dalla forma legale da dare agli accordi (ANSA)
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