Se i dati del satellite sono giusti, il tasso di deforestazione in Amazzonia nel mese di giugno 2011 è risultato del 15 per cento superiore a quello del mesi di agosto 2010. Per la prima volta da molti anni a questa parte, dunque, rallenta e addirittura si inverte il processo che, negli scorsi anni, ha portato a una drastica diminuzione del taglio degli alberi nel "polmone del pianeta", sull'onda di una forte volontà politica del presidente Lula. Nulla di allarmante, assicura sulla rivista Nature Carlos Souza, uno scienziato dell'Istituto Imazon di Belém che osserva i fatti amazzonici via satellite, appunto. Perché il tasso di deforestazione cumulativo dell'intero anno, tra giugno 2010 e giugno, è comunque diminuito del 42 per cento.
E tuttavia il segnale non deve essere trascurato. Perché sta cambiando il clima politico. E non certo per colta del nuovo presidente, Dilma Rousseff, che sta lavorando in assoluta continuità rispetto alla vecchia amministrazione Lula.
La deforestazione è una componente importante dell'impronta umana sul clima. È responsabile, in particolare, del 15 per cento delle emissioni antropiche di carbonio. L'Amazzonia è la più grande foresta tropicale del mondo. Ha un ruolo rilevante a scala globale. E ancor più rilevante, naturalmente, alla scala brasiliana: il taglio degli alberi in Amazzonia è responsabile del 75 per cento delle emissioni di carbonio del Brasile.
Per questo motivo il presidente Lula, nel dicembre 2009 a Copenaghen, si impegnò ad abbattere il tasso di deforestazione in Amazzonia dell'80 per cento entro il 2020. Un obiettivo credibile. Non solo in virtù dei successi pregressi: con l'amministrazione Lula il taglio degli alberi, che sembra inarrestabile fino a dieci anni fa, è drasticamente diminuito. Ma anche perché il presidente aveva, a corredo del suo impegno, una legge precisa: tutti i proprietari terrieri dell'area amazzonica devono conservare l'80 per cento delle loro terre coperte da alberi. E chi è già oltre questo livello deve riforestare, fino a rientrare nei limiti.
Questa legge, che Lula si è impegnato a far rispettare in concreto, ha prodotto ottimi frutti. Il tasso di deforestazione in Amazzonia, come abbiamo detto, è crollato.
Oggi, tuttavia, ci sono due novità. Da una parte la domanda crescente di suolo arabile dovuto alla contingenza del mercato mondiale delle derrate agricole. Dall'altro una proposta di legge che rischia di passare in Parlamento che da un lato concede la possibilità ai piccoli proprietari di deroga al vincolo dell'80 per cento e dall'altro condona, per così dire, i tagli illegali operati fino al 2008.
Il combinato disposto della domanda di mercato e delle semplice attese di sanatoria suscitate dalla proposta di legge, si sta rivelato, come ben sappiamo in Italia, un formidabile stimolo ad aggredire l'ambiente.
Dilma Rousseff e il suo governo si stanno battendo perché la legge non passi in Parlamento. Ma non è sicuro che abbiano successo. Forse la pressione dell'opinione pubblica internazionale può aiutare la signora che ha preso il posto di Lula. (Pietro Greco - greenreport.it)
|