Monarca, Faraone & C. farfalle che rischiano di sparire

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Sabato, 13 Agosto 2011

 

OGNI ANNO, il 2 novembre, i messicani cercano in cielo una nuvola sgargiante. Aspettano lo sciame delle farfalle monarca, le "palomitas" che per tradizione incarnano le anime dei cari defunti. In autunno l'insetto nazionale degli Stati Uniti d'America (Danaus plexippus) vola dagli stati del nord al Messico in sciami da mezzo miliardo di corpi, dando vita a uno dei fenomeni migratori più affascinanti del Pianeta. I numeri di questa meraviglia però si stanno assottigliando. Ogni anno le monarca che migrano sono di meno e, "anche se lo sciame del 2011 era più nutrito di quello dell'anno scorso, siamo sempre a livelli di record negativi", spiega Enzo Moretto, direttore dell'insettario vivente di Padova Esapolis 1 e fondatore di Butterfly Arc 2, la prima casa per lepidotteri creata al mondo, nel 1988.

I motivi della "crisi delle farfalle" sono tanti: deforestazione e disboscamento, cambiamenti climatici, inquinamento. Ma da una decina d'anni il nemico numero uno è il Roundup, un diserbante fortissimo che, precisa il New York Times, i contadini nordamericani usano con nonchalance, forti del fatto che le piantagioni transgeniche resistono a qualunque tipo di veleno. Il prodotto non uccide le farfalle, non direttamente:

fa terra bruciata della pianta senza la quale non possono vivere e riprodursi, le Asclepiadi, in inglese milkweed. Su questa erbaccia dai fiori eleganti ma infestante e velenosa, che cresce volentieri ai margini delle coltivazioni di soia e granturco, le monarca depongono le uova e delle sue foglie si nutrono i bruchi. "Nel nord degli Usa l'agricoltura è cambiata molto negli ultimi anni - spiega Moretto, autore di "In volo con la farfalla monarca" (Collana Butterfly Arc 2010) - e con la coltura intensiva di mais transgenico, i contadini diserbano tranquillamente e tutto il resto muore. Le farfalle non trovano più dove deporre e dagli anni '90 non hanno fatto che diminuire. In Messico, al contrario, le politiche contro la deforestazione stanno portando ottimi risultati".

Non è la prima volta che il "bambi degli invertebrati" (così battezzata per via delle macchioline che ha e della simpatia che suscita nei bambini) è vittima della superficialità dell'uomo. Nel maggio del 1999 fece scalpore uno studio della Cornell University che dimostrava come il polline del mais Bt, cosparso sulle foglie di cui si nutre la monarca, fosse per lei tossico. "Quell'articolo sollevò un'ondata di proteste - spiega Valerio Sbordoni, ordinario di zoologia presso l'università di Roma Tor Vergata - ma nel settembre del 2000 due entomologi della Iowa State University pubblicarono i risultati di un esperimento che otteneva risultati del tutto analoghi. La cosa certa è che il mais Bt è stato immesso in campo e coltivato in milioni di ettari prima che ne fossero accertati gli effetti su ambiente e catene alimentari".

Scomparse quasi del tutto le lucciole, in crisi di sopravvivenza le api, le delicatissime farfalle non vanno dunque incontro a una sorte migliore, tanto che il WWF le ha inserite nella lista rossa degli animali da salvaguardare. La monarca infatti è solo la più famosa e studiata, ma la lista dei lepidotteri in via d'estinzione o già scomparsi è lunga. Le specie diurne, che gli anglosassoni chiamano "butterflies", sono circa 28mila, "ma quante siano davvero a rischio - precisa Sbordoni - nessuno lo sa. Su un totale di 52 specie inglesi, due si sono localmente estinte negli ultimi decenni, la Maculinea arion e la Lycaena dispar, e altre due sono state dichiarate estinte in Francia, due nel Sudafrica e una negli Stati Uniti. In Italia c'è un forte declino in molte aree, dalla Pianura Padana alle aree costiere".

La prima farfalla dichiarata estinta è stata la Xerces Blue, che un tempo volteggiava tra i cieli della baia di San Francisco. L'ultimo esemplare è stato segnalato nel 1941 e ora ne restano alcuni spillati in qualche museo. Da allora sono state tante le specie che hanno seguito il destino dell'insetto californiano. "In Europa - spiega Gianumberto Accinelli, entomologo di Eugea (Ecologia Urbana Giardini E Ambiente) - sono almeno quattro quelle sparite di recente: la Aricia hyacinthus, la Tomares nobeli, la Pieris wollastoni e la Lycaena helle, chiamata anche "violet copper". Da noi, il bellissimo Parnassio apollo, uno dei simboli della Alpi, è sempre più raro, come è raro il licenide Lycaena dispar, una volta comune nelle zone umide. Anche la più bella farfalla italiana, il macaone, è sempre più difficile vederla".

Le specie teoricamente più a rischio a livello planetario sono elencate nella red data list della IUCN (International Union for Conservation of Nature) e nell'elenco della CITES (Convention on International Trade of the Endangered Species). La lista rossa delle farfalle Europee dice che circa il 30% delle specie del vecchio continente è in declino: in particolare, l'8,5% sono considerate minacciate, lo 0,7% molto in pericolo, il 2,8% in pericolo e il 5% vulnerabili. Una specie, la Aricia hyacinthus, è considerata estinta a livello regionale, il Tomares nogelii è scomparso dalla Romania e Moldova prima del 1999, e la cavolaia di Madera (Pieris wollastoni), ristretta all'isola di Madera in Portogallo, non è più segnalata dal 1970. Il principale report sul monitoraggio delle specie Europe, e oggi anche nazionali, è conosciuto come "Prime Butterfly Areas in Europe" ed è prodotto a cura di varie associazioni, tra cui De Vlinderstichting, British Butterfly Conservation, Insectlife International e dal Ministero dell'Agricoltura Olandese. Il lavoro in Italia è svolto principalmente dal gruppo del professor Emilio Balletto dell'Università di Torino. In questo rapporto si mette in evidenza come in Italia ci siano 280 specie di farfalle, delle quali il 5,6% endemiche, vale a dire che si trovano solo qui.

Il fenomeno dell'estinzione di moltissime specie dovrebbe farci preoccupare, visto il ruolo fondamentale di questi insetti nell'ecosistema. "Le farfalle, contrariamente alle api, vedono il colore rosso - spiega Accinelli - e quindi tendono a impollinare le piante con i fiori di questo colore, mentre le api li evitano. Alcune piante, inoltre, si sono coevolute con i lepidotteri e quindi la loro riproduzione dipende da loro. Esistono ad esempio casi di simbiosi obbligata, come tra la farfalla Tegeticula e la iucca, pianta che si fa impollinare solo da questo piccolo insetto". Senza contare la loro formidabile azione quale anello delle catene alimentari.

Paesi come la Nuova Guinea hanno compreso da tempo l'importanza delle farfalle, imparando ad allevarle a scopo commerciale nella convinzione che il miglior modo per proteggerle sia salvare le foreste dove vivono le piante di cui esse si nutrono. Da qui il progetto dall'insolito nome "Kill the butterflies to save the butterflies". In Italia esiste uno spin off dell'Università di Bologna che vuole riportare le farfalla in città: il progetto si chiama Eugea (Ecologia Urbana Giardini E Ambiente - www. eugea. it) e promuove la creazione di microhabitat per i lepidotteri da coltivare nel proprio angolo verde. E' possibile avere informazioni su come realizzare un giardino per le farfalle e gestire gli spazi favorendole, scaricando dal sito di Butterfly Arc 4 il manuale di Amici della Terra. (Sara Ficocelli)

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