Europa, l'aria è più pulita crollano le emissioni nocive di CO2

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Lunedì, 13 Settembre 2010

 

Un obiettivo irrealistico, costosissimo e catastrofico per la nostra economia. Erano queste le lapidarie definizioni con cui poco meno di due anni fa governo Berlusconi e Confindustria boicottarono l'approvazione della direttiva Ue 20-20-20 per ridurre le emissioni di anidride carbonica e incrementare efficienza energetica e fonti rinnovabili. Alla fine la Commissione Europea riuscì comunque ad imporsi e oggi gli ultimi dati sembrano dare ragione alla perseveranza di Bruxelles. La violenta campagna di opposizione lanciata dal premier e dalla presidente degli industriali Emma Marcegaglia sosteneva che tagliare le emissioni di CO2 del 20% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 fosse un impresa titanica che sarebbe costata all'Italia una cifra compresa tra i 18 e i 25 miliardi l'anno, pari a circa l'1,14 del Pil. Inoltre avrebbe innescato una fuga di molte produzioni energivore (cemento e acciaio innanzitutto) verso nazioni prive di vincoli ambientali.

Oggi, secondo quanto certifica l'Agenzia europea per l'ambiente, quell'obiettivo è a un passo dall'essere stato raggiunto sebbene alla scadenza manchino ancora dieci anni e di questo bagno di sangue si fatica a trovare tracce. Grazie naturalmente anche all'indesiderata complicità della recessione, stando ai dati diffusi dall'Aea, nel 2009 le emissione dell'Ue a 27 sono scese a -17,3 rispetto al 1990. Impressionante il calo registrato nel corso di un solo anno con un -6,9% rispetto al 2008. L'Agenzia è convinta però che la crisi sia solo una delle ragioni che hanno portato al crollo nei consumi energetici e che un'eventuale ripresa economica porterebbe a cali meno vistosi nelle emissioni, ma difficilmente a un'inversione di tendenza. "È vero che la recessione ha contribuito a far scendere le emissioni (specie nei Paesi che non hanno fatto quasi nulla e non hanno una strategia, come l'Italia) - commenta Maria Grazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf - ma le emissioni europee scendono da diversi anni, anche prima della crisi. L'economia si riprenderà proprio grazie alle nuove industrie a bassa emissione di carbonio, e non agli inquinatori del passato". "Ci auguriamo - aggiunge - che l'Italia colga questa opportunità, anche industriale, e non svolga sempre il ruolo di chi si oppone all'avanzamento dell'obiettivo per nascondere l'inazione in casa propria: è ora che la nuova economia low carbon assuma un ruolo trainante anche da noi".

Sul tappeto c'è infatti la proposta - sostenuta innanzitutto dai big Francia, Germania e Regno Unito ma avversata da Roma - di portare l'obiettivo della direttiva europea per il 2020 a un taglio del 30%. Un ambizione che appare decisamente più adeguata agli ottimi risultati registrati sin qui e che il Wwf vorrebbe si spingesse fino al 40%. "Con riduzioni già ora del 17,3% - sottolinea Midulla - l'idea che l'Europa tagli le emissioni solo del 20% per il 2020 è ridicola, vorrebbe dire smettere di ridurre le emissioni e aspettare il 2020 a braccia conserte. Occorre innalzare l'obiettivo europeo al 40%: questo è in linea con quanto necessario per evitare pericolosi cambiamenti climatici e porterebbe enormi benefici alla popolazione e all'economia dell'Europa, offrendo un reale impulso all'innovazione tecnologica". (Valerio Gualerzi - repubblica.it)

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