San Benedetto del Tronto - Non si parlava di prezzi, ieri mattina, tra i banchi del mercato della pesca al dettaglio, ma di pescato. Perché se la prima asta generale del dopo fermo biologico arriverà soltanto all’alba di questa mattina, i primi marittimi che sono rientrati in porto hanno già potuto tracciare un bilancio della ripresa delle attività.
Lo diciamo subito: è nero. Le quantità di pesce, stando a quanto affermano gli addetti ai lavori, sono rimaste più o meno le stesse di oltre un mese fa, così come la qualità del prodotto riportato a terra. Anzi, le variazioni, per la maggior parte, sarebbero state tutte al ribasso, soprattutto al largo.
“Più ti allontani – affermava ieri mattina Sofia Paolini da uno dei box del mercato al dettaglio – e peggio è. Rispetto a un mese fa la situazione non è cambiata. C’è qualche panocchia in più, dovuta al mare mosso di questi giorni, ma nulla di più, anzi. Avremmo dovuto trovare parecchie triglie, e invece così non è stato”.
Tutti confermano le sue parole. L’unica novità che ha contraddistinto il rientro è stata rappresentata dall’arrivo delle cicale di mare. Per il resto si è visto poco. Un rientro insomma, per il quale non c’è stato proprio da brindare. “Perché non ha senso il fermo biologico così impostato – continua la donna – è giusto che ci sia ma va fatto in maniera intelligente. Ad agosto, e in questo modo, non serve a niente”.
Negativo anche il raccolto delle volanti, a pesca per quasi tutta la giornata di ieri: “Le quantità – ha affermato Mario Romani – sono più o meno quelle di un mese fa, quando ci siamo fermati. Anche la qualità non è cambiata. Il pescato riportato a terra è poco vendibile perché le sue dimensioni, seppur a termini di legge, sono comunque esigue per una buona commercializzazione”.
Molte delle volanti, ieri, sono riuscite a coprire le quote, ma dalla ripresa delle attività ci si aspettava certamente di più. Stessa versione anche da Antonio Grossi, che è anche uno dei delegati di Federpesca. In costante contatto con molti pescherecci mentre sono ancora in mare, ci fa il punto della situazione.
“Ci sono equipaggi – spiega – che sono a largo e si stanno mettendo le mani nei capelli. Non c’è nulla. Da Termoli fino a Fano il quadro della situazione è penoso”.
Grossi si scaglia contro il fermo biologico: “Ci hanno imposto di pescare oltre le quattro miglia – prosegue – e in Abruzzo, dove soltanto ora ha preso il via il fermo, non possiamo operare se non oltre le 12 miglia. Ad agosto però, quando noi eravamo fermi, gli abruzzesi certi limiti non hanno dovuto osservarli così, mentre qui ora ci troviamo a vendere una cassetta di alici che oscilla tra i 6 e i 10 euro alla cassa, in Abruzzo, ad agosto, lo stesso pesce veniva venduto a quattro o anche cinque volte di più. E’ giusto questo?”. Musi lunghi anche tra i primi sbarcati del pomeriggio: “Qui ci si sta giocando tutto – ha affermato Maurizio Agostini, marittimo di uno dei pescherecci del porto – c’è un sistema di cose che sta mettendo in ginocchio l’intero comparto”.
E già si pensa al prossimo anno, al fermo biologico che non vogliono più nel mese di agosto. Grossi insiste: “Può durare anche tre mesi ma deve essere fatto con coscienza e finalizzato veramente al ripopolamento del mare. Ad agosto, lo diciamo da anni, non ha alcun senso fermarsi, perdipiù con un trattamento economico che non è uguale per tutti”. (Emidio Lattanzi - corriereadriatico.it)
PS: è vero, il fermo biologico fatto in questo modo serve a ben poco. Ma che il mare sia povero di pesce è la conseguenza di molti, molti fattori dei quali, senza ombra di dubbio, siamo fortemente corresponsabili. Per migliorare lo stato delle cose da dove vogliamo cominciare? Dai sussidi economici ai pescatori? Dai motori più potenti e reti più capienti? Dal forzato smantellamento della flotta pescereccia? Spero di no... (RG)
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