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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il problema del Punteruolo Rosso, coleottero killer delle palme, sta impegnando da anni università e centri di ricerca europei e mondiali. Tante sono le ipotesi a riguardo. E’ arrivata a proposito, alla redazione di Riviera Oggi, una lettera di Michel Ferry, un ricercatore dell’Inra (Institut scientifique de recherche agronomique) e direttore scientifico della stazione di ricerca di Elche, vicino ad Alicante (Spagna) che propone un metodo, a suo avviso, molto efficace per salvare le palme dal temibile coleottero.
La dendrochirurgia, è il metodo che Ferry propone da anni : “Si tratta di una tecnica tradizionale impiegata in alcune delle isole dell’arcipelago delle Canarie per estrarre il “guarapo”, la linfa, elemento base di una bevanda chiamata miele di palma. Gli abitanti del luogo tagliano alla base le foglie centrali, in modo che l’apice della pianta abbia la forma di una semisfera liscia. Noi utilizziamo lo stesso principio per curare le palme infestate dal punteruolo rosso: tagliamo i germogli attaccati dal coleottero, eliminiamo le larve e ricopriamo la superficie con del mastice da innesto”.
Il ricercatore sostiene che le autorità, i tecnici e gli scienziati abbiano diffuso informazioni errate sul punteruolo. Il coleottero agirebbe infatti al contrario: colpirebbe per prima la base della palma e arriverebbe al tronco, al germoglio terminale solo dopo alcuni mesi. Sempre secondo Ferry, questo nuovo punto di vista permetterebbe di scoprire una pianta infestata precocemente, prima che il punteruolo contamini tutto l’arbusto e di conseguenza la palma verrebbe salvata. “Troppi danni sono stati fatti – continua Ferry – utilizzando cure costose ed inutili ed eliminando decine di migliaia di esemplari di valore paesaggistico e patrimoniale”.
Il ricercatore sostiene che nel 90% dei casi, un risanamento meccanico (dendrochirurgia) permetterebbe salvare le palme eliminando tutti i punteruoli presenti, soprattutto se l’intervento ha luogo nell’immediato ma talvolta funziona anche in sittuazioni più critiche. “Ho applicato il metodo a Palermo- conclude Ferry- e su una cinquantina di piante solo due non hanno mostrato alcun segno di ripresa”. (rivieraoggi.it)
PS: Michel Ferry non è certo un ricercatore qualsiasi, ma bensì uno specialista nel settore che da già da diversi anni è spesso in Italia per corsi, conferenze e workshop vari (certamente dal 2007). E’ comunque strano che in questi ultimi 10 giorni abbia scritto praticamente a tutta l’Italia, ribadendo a gran voce l’invito a non abbattere le palme infestate dal punteruolo rosso.
Comunque Ferry può “star tranquillo” per quel che ci riguarda dato che nella nostra città, come anche a Grottammare, si è preferito seguire la via della conservazione degli esemplari malati. Inoltre i tecnici affermano che l’80/90 % delle piante trattate reagisce positivamente alle cure che vengono effettuate. Il presupposto principale per il successo dell’intervento è che l’infestazione sia ancora ai primi stadi, cioè non deve essere compromesso l’apice vegetativo dal quale la pianta può avere la possibilità di rigermogliare. Rigermogliare non significa però essere incolumi dato che ho visto piante rigermogliare e venire nuovamente attaccate.
Purtroppo nel frattempo gli esemplari di palme malate continuano ad aumentare e con loro i costi e le risorse necessarie per “tentare” di mantenere l’infestazione sotto controllo. Costi che nel tempo potranno diventare insostenibili se non verrà trovata una modalità di diagnosi preventiva veramente efficace visto l’elevatissimo numero di esemplari concentrati in un territorio così piccolo.
Comunque le palme infette, quando necessario, non vengono abbattute solo in Italia ma anche in Spagna, come si legge da questo recente articolo che parla addirittura di una fabbrica di cemento, la Cemex, che utilizza ogni giorno, come combustibile alternativo, dalle 15 alle 20 tonnellate di tronchi triturati di palme infette, provenienti dai comuni vicini. (RG)
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