Roma - Bombe ecologiche nei fondali marini: sono i relitti delle navi militari affondate durante la Seconda Guerra Mondiale e gli ordigni inesplosi in essi contenuti da decenni. Le migliaia di relitti che giacciono in fondo al mare sono pericolosi, inquinano ed in particolare per il Mar Mediterraneo c'e' la minaccia rappresentata dall'iprite. L'allarme viene lanciato dal mensile Focus, dopo che di recente era stato il New Scientist a sollevare la questione attraverso l'intervento di due esperti internazionali di sicurezza marina, Trevor Gilbert e Dagmar Etkin, i quali hanno calcolato che in tutti i mari del mondo i relitti potenzialmente inquinanti sono 8.569.
Nel Mediterraneo se ne contano 361 e, a causa dei processi corrosivi, potrebbero presto rilasciare in mare una quantita' di carburante 20 volte superiore a quella uscita dalla piattaforma della BP nel Golfo del Messico. Come scrive il mensile, non esistono accordi internazionali per far fronte all'emergenza: la responsabilita' delle navi e' dei loro armatori, ma in molti casi i proprietari originari sono morti, e ripulire i serbatoi sommersi costa tra i 2.300 e i 17 mila dollari a tonnellata di petrolio.
"L'allarme non e' tanto per i relitti affondati ma quanto per il contenuto, soprattutto se si tratta di sostanze chimiche come l'iprite - ha spiegato il professor Nicolo' Carnimeo docente di diritto della navigazione all'universita' di Bari - Un caso specifico lo troviamo nei fondali pugliesi, precisamente sul litorale barese - ha ricordato Carnimeo - quando durante la Seconda Guerra Mondiale a seguito di un attacco subito dal porto di Bari, navi con a bordo l'iprite vennero affondate e la sostanza chimica si riverso' in mare, si pose sui fondali''.
"L'allarme quindi sta negli ordigni inesplosi, - ha ribadito Carnimeo - non solo della Seconda Guerra Mondiale, ma anche quelli della guerra dei Balcani ad esempio, scaricati in mare. E' l'inquinamento bellico quello piu' pericoloso, le bombe il cui involucro viene corroso nel tempo e sprigiona sostanze velenose in mare aggredendo flora e fauna. I relitti in se' non sono un reale pericolo poiche' vengono ricoperti, inglobati dalla fauna tanto da diventare parte del fondale marino e fare da tana per i pesci. Anche perche' le navi affondate vengono quasi tutte messe in sicurezza, sigillate, anche perche' i costi per il recupero dei relitti bellici sarebbero comunque ingentissimi".
E infatti Focus denuncia che non e' il greggio la minaccia piu' grave. Le conseguenze peggiori sull'ecosistema e sulla nostra salute giungono da un arsenale di armi chimiche che giace in fondo al mare. Tra queste vi e' l'iprite, una sostanza chimica pericolosissima, proibita da tutti gli accordi umanitari internazionali, che gli eserciti avevano comunque in dotazione, per rispondere a eventuali attacchi chimici nemici.
Verso la fine del conflitto le armi chimiche divennero un fardello imbarazzante da far scomparire e si decise di farle affondare. In Italia gli alleati le inabissarono al largo di Manfredonia e davanti all'Isola di Ischia, mentre Hitler ne ordino' invece lo smaltimento nei fondali a sud di Pesaro. Dove sono tuttora, costituendo una seria minaccia per l'ecosistema. (adnkonos.it)
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