Greenpeace presenta il "Piano di emergenza per salvare gli oceani del pianeta"

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Sabato, 16 Ottobre 2010

 

Lunedì prossimo si aprirà a Nagoya (Giappone) la decima Conferenza delle Parti della Convenzione per la biodiversità (Cbd). Per l'occasione Greenpeace presenta il "Piano di emergenza per salvare gli oceani del pianeta" il cui punto cardine è rappresentato dall'istituzione di una rete globale di riserve marine che copra il 40% degli oceani.

«Abbiamo bisogno di riserve marine adesso per dare un futuro agli oceani e a noi stessi. Il prossimo incontro della Convenzione per la Biodiversità - ha sottolineato Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace - deve sancire il rispetto degli impegni già presi dai leader di tutto il mondo che nel 2002 a Johannesburg hanno promesso di istituire entro il 2012 una rete di riserve marine per salvare i nostri mari da decenni di pesca eccessiva e distruzione».

Secondo il Piano di Greenpeace la rete di riserve marine dovrà essere "off limits" per le attività estrattive come la pesca, le perforazioni offshore e altre attività che determinano impatti ambientali. Per quanto riguarda i siti la "road map" dell'associazione ha individuato aree prioritarie come l'Oceano Artico o Antartico fino al Mediterraneo, tra i mari più sfruttati e minacciati del mondo che rappresenta meno dell'1% della superficie marina del Pianeta, ma che ospita il 9% circa della biodiversità marina conosciuta.

Alla rete di riserve marine è interessata anche l'Italia con il Santuario dei Cetacei e il Canale di Sicilia. «Il nostro Paese deve sviluppare piani concreti di tutela, rispettando i propri impegni e dimostrandosi leader nella protezione del mare. Solo una rete di riserve marine - ha ripreso Monti - è in grado di tutelare il mare e permettere il ripristino di quel che abbiamo perso, come gli stock ittici depauperati. Le riserve marine sono poi necessarie ad alleviare l'insicurezza alimentare e la povertà e per rendere i nostri oceani più resistenti ai cambiamenti climatici. La comunità scientifica lo ha già ampiamente riconosciuto. È ora che siano i nostri politici a mettere in atto con urgenza questo piano di salvataggio».

Per ora come spiegano anche da Greenpeace i fatti non sono incoraggianti. Il Santuario dei Cetacei è ancora un parco "in alto mare" e nel Canale di Sicilia si concretizza la minaccia delle estrazioni petrolifere. Intanto il ministero dell'Ambiente esprime la sua contrarietà all'istituzione di Riserve Marine nelle acque internazionali del Mediterraneo.

Sul sito di Greenpeace International è online una mappa interattiva per navigare alla scoperta delle riserve marine, dei loro problemi e delle possibili soluzioni: http://www.greenpeace.org/international/en/campaigns/oceans/marine-reserves/roadmap-to-recovery/

Intanto il Consiglio Ue dei ministri dell'ambiente tenutosi ieri a Lussemburgo ha approvato il documento "Preparazione del decimo meeting della Conferenza delle Parti della Convention on Biological Diversity (Nagoya, Giappone, 18 - 29 October 2010) nel quale si legge nel paragrafo VII dedicato alle aree marine protette che il Consiglio europeo "RIBADISCE la necessità di promuovere misure per la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità in tutte le aree marine, e sottolinea l'importanza della creazione di un inventario globale su base scientifica, ecologica e biologico delle aree significative marine in difficoltà di protezione, come un passo essenziale per promuovere tutte le misure necessarie per l'attuazione dell'obiettivo 2012 per le Aree marine protette, adottato al World Summit for Sustainable Development nel 2002 e coerente con la United Nations Convention on the Law of the Sea (UNCLOS) ed i suoi accordi di implementazione». (greenreport.it)

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