In questi giorni a suon di paginate sui giornate è scoppiata la cosiddetta 'guerra dell'acqua' scaturita dalla campagna Coop per favorire le acque del rubinetto (e le nuove caraffe filtranti a marchio Coop), contro cui è insorta Mineracqua. Una polemica dettata dalla necessità di ridurre la produzione di rifiuti e mitigare i propri impatti ambientali, cominciando proprio da quello che in Italia è un vero e proprio abuso, se confrontato con ogni altro Paese del mondo, ovvero l'abitudine a consumare acqua minerale in bottiglie di plastica (ancorché con gli anni l'industria delle minerali abbia ridotto progressivamente il peso del pet utilizzato per unità di prodotto).
Di quest'argomento ne parliamo con l'ufficio stampa di Asa, l'azienda che gestisce il servizio idrico in provincia di Livorno e in un parte della provincia di Pisa.
«Già nel 2008 le Regioni e le Province hanno iniziato ad assegnare incentivi per i progetti di riduzione dei rifiuti, diminuzione del packaging e stimolo all'uso di distributori di prodotti sfusi. All'interno di questo processo di sensibilizzazione non poteva mancare l'impatto su un mondo, quello delle acque minerali, che in Italia ha assunto connotati molto particolari: l'incentivo al consumo di acque minerali, in virtù di campagne pubblicitarie che associano il concetto di "gusto leggero" con quello di "acqua buona" (presupposto peraltro opinabile), ha portato l'Italia ad essere il primo consumatore mondiale di acque minerali, con tutto ciò che questo comporta dai punti di vista dei maggiori costi per gli utenti, della produzione dei rifiuti e dell'inquinamento prodotto per le bottiglie e per i trasporti di queste ultime. Cambiare questa abitudine non è facile: ma supermercati come le Coop, dove l'impegno per il sociale e per l'ambiente costituiscono obbiettivi dei soci, non potevano esimersi da questa forma di rieducazione ai consumi».
In una sua pubblicità a tutta pagina Mineracqua afferma che «l'acqua minerale deve rispettare precisi limiti di legge e se esce da tali parametri non può essere venduta». A quali e a quanti controlli deve sottostare l'acqua del rubinetto e a quali e quanti controlli deve sottostare l'acqua minerale in bottiglia?
«La concentrazione di alcuni elementi nell'acqua destinata al consumo umano deve essere controllata e mantenersi al di sotto di determinati valori stabiliti dalla legge. In questa materia, il legislatore nazionale e comunitario hanno fissato nel tempo limiti sempre più ristretti, seguendo criteri di prevenzione e tutela della salute pubblica. La legislazione sulla potabilità delle acque è contenuta nel D.L. 31/02/01, che dà attuazione alla direttiva 98/83/CE. Il decreto, entrato in vigore il 25/12/03, per adeguamento alle disposizioni della UE impone entro il 2012 il raggiungimento di parametri più restrittivi di quelli in vigore al momento in Italia.
La qualità dell'acqua è costantemente monitorata dalla Asl locale e dal Gestore. In particolare, nel nostro ATO, i controlli sono quotidiani su tutte le fonti di approvvigionamento, con quasi 5mila campionamenti all'anno da parte del Gestore, e altrettanti da parte della Asl.
A questo proposito va detto che i parametri sono fissati sia per le acque minerali in commercio, sia per l'acqua potabile distribuita con l'acquedotto: tuttavia, per effetto di normative diverse, i valori previsti per l'acqua pubblica risultano più bassi rispetto all'acqua in bottiglia, dove tra l'altro alcuni parametri non sono necessariamente indicati. Quindi anche l'acqua potabile rispetta dei parametri: altrimenti viene dichiarata, appunto, non potabile».
Parlando di Asa, qual è la qualità dell'acqua erogata e in cosa si differenzia l'acqua erogata dai fontanelli di alta qualità dislocati sul territorio?
«L'acqua di "Alta Qualità" è un'acqua più gradevole al gusto, meno "dura" rispetto a quella del rubinetto, che è pur sempre potabile. Infatti l'acqua distribuita nelle case dall'acquedotto pubblico è, per definizione, "acqua potabile". Eppure le sue caratteristiche organolettiche (sapore, colore e odore) non è detto che siano sempre gradevoli. Le cause di ciò derivano da fattori naturali legati alla natura dei suoli nei quali scorrono le acque. Queste infatti, nel proprio fluire, si arricchiscono di elementi che conferiscono loro un sapore caratteristico non molto gradevole, pur mantenendone la potabilità. Altra causa che condiziona il sapore dell'acqua potabile distribuita nelle case è la clorazione, che per le acque distribuite dall'acquedotto è obbligatoria. Le fontanelle "AQ" erogano la stessa acqua normalmente distribuita dall'acquedotto, che è già sicura poiché controllata quotidianamente: la differenza risiede nel fatto che un impianto di trattamento interno alla fontanella fa sì che sgorghi acqua particolarmente gradevole dal punto di vista organolettico. L'acqua viene infatti filtrata, declorata e corretta nella sua salinità, fino a ottenere, appunto, l'acqua "AQ"».
Qual è il bilancio dei fontanelli di Alta qualità installati in questi mesi nel territorio servito da Asa? Intendete proseguire su questa strada potenziando il servizio?
«Il bilancio è positivo, sia in termini di tonnellate di CO2 non disperse nell'atmosfera in virtù della riduzione del consumo di bottiglie di plastica, sia in termini di risparmio di denaro da parte dei cittadini grazie all'evitamento dell'acquisto di acqua minerale. Certo che intendiamo proseguire su questa strada: anche perché ci è stata richiesta da alcuni Comuni di ATO5 l'installazione di ulteriori fontanelle (per il momento una decina), segno evidente dell'effettivo gradimento dell'iniziativa». (greenreport.it)
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