Ecco la mappa dei fiumi malati, più a rischio nel mondo ricco

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Martedì, 12 Ottobre 2010

 

I fiumi che hanno fatto da culla alle prime civiltà sembrano diretti verso il viale del tramonto. Inquinamento, dighe, agricoltura intensiva, sfruttamento eccessivo per l'irrigazione, cemento e introduzione di nuove specie animali e vegetali stanno torturando i bacini idrici del mondo. Tanto che l'80 per cento della popolazione che vive in riva un fiume, ovunque sul pianeta, vede scorrere accanto a sé un corso d'acqua ormai torpido e malato.

I dati arrivano dal rapporto mondiale sullo stato di salute dei fiumi pubblicato sull'ultimo numero di Nature. Da un lato c'è l'amarezza per la bellezza sfiorita di alcuni simboli della storia umana. Dall'altro, lo studio fa più concretamente notare che rovinando i grandi bacini l'uomo sta compromettendo la principale risorsa di acqua dolce nel mondo.

"I fiumi del pianeta sono in una crisi veramente grave" conferma il coordinatore dello studio, Peter McIntyre dell'università del Wisconsin. Cinque miliardi di persone vivono accanto a corsi d'acqua contaminati. Fra questi, 3,5 miliardi soffrono in modo grave di penuria di acqua pulita. Il 65 per cento degli habitat dei bacini idrici è stato distrutto e tra 10 e 20mila specie animali e vegetali rischiano di scomparire.

Il risultato è stato raggiunto scegliendo 23 grandi fattori di rischio (dall'inquinamento alla presenza di dighe e canali per l'irrigazione, fino alla contaminazione con prodotti di scarto dell'industria mineraria) e assegnando a ogni fiume un punteggio. Dalla combinazione dei dati è emersa la mappa dello stato di salute dei corsi d'acqua del pianeta, suddivisa in quadrati di 50 km di lato. Neanche i grandi giganti, dal Nilo al Gange allo Yangtze, sono immuni dalle ferite. Trenta dei 47 grandi fiumi mostrano le cicatrici di dighe o inquinamento. Otto sono in uno stato grave. "Il Rio delle Amazzoni è in forma migliore, ma il suo tratto superiore è minacciato dalla presenza di aree densamente abitate" spiega Charlse Vorosmarty della City University of New York, uno degli autori dello studio.

I ricercatori sono partiti con l'idea che i problemi maggiori si concentrassero nei paesi dove lo sviluppo economico e demografico è più tumultuoso. "Siamo rimasti invece a bocca aperta nello scoprire che i corsi d'acqua più minacciati sono quelli di Europa e Stati Uniti. Crediamo di poter tenere sotto controllo l'inquinamento con leggi e tecnologie. Ma non è affatto così", prosegue McIntyre. Le aree a maggior rischio, si legge nello studio, sono una buona fetta dell'America del Nord, praticamente tutta l'Europa, vaste zone dell'Asia Centrale, il Medio Oriente, il subcontinente indiano e la Cina orientale. All'appello non manca quasi nessuno fatta eccezione per l'Africa.

Ad accomunare paesi ricchi e paesi poveri è il fatto che i sintomi delle malattie sono simili. È sempre a valle infatti che si accumulano i prodotti inquinanti di agricoltura e industrie, dal mercurio usato nella produzione di energia elettrica fino ai prodotti del metabolismo dei farmaci consumati in sempre maggior quantità da uomini e animali domestici. Per i fiumi malati invece l'unica medicina veramente efficace sembra essere la lontananza dagli umani. Gli unici corsi d'acqua in buono stato sono quelli delle regioni artiche e siberiane o di aree tropicali troppo selvagge per attrarre la nostra specie. (Elena Dusi - repubblica.it)

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