Il mare mangia la Sentina, D'Angelo chiede aiuto alle autorità

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Venerdì, 8 Ottobre 2010

 

SAN BENEDETTO – L’erosione della Sentina continua a preoccupare Pietro D’Angelo. Il presidente della Riserva Naturale torna a sollecitare la Regione Marche e gli enti preposti alla salvaguardia della costa al fine di arginare l’azione erosiva.

In una lettera indirizzata all’architetto Casini dell’autorità di Bacino Interregionale del fiume Tronto, all’assessore regionale all’Ambiente Donati, al dirigente regionale Marzialetti del Servizio Governo del Territorio e all’assessore all’Ambiente Canducci, D'Angelo sollecita le autorità ad affrontare con urgenza la grave problematica per cercare di scongiurare la perdita di casolari storici e numerosi ettari di area protetta.

La richiesta di aiuto da parte del presidente della Riserva Naturale arriva dopo alcune considerazioni. «Negli ultimi 50 anni la linea di costa è penetrata di circa 120 metri, con una perdita complessiva di 22 ettari di territorio – scrive D’Angelo – Inoltre dal 1999 al 2008 si è registrata una perdita media annua di un volume di sabbia pari a 45 mila metri cubi e nei prossimi 30 anni, il modello matematico elaborato dall’ISPRA prevede un ulteriore arretramento della linea di costa di ben 60 metri con la conseguente perdita di due casolari di valenza storico-architettonica tra cui la Torre sul porto del 1543».

Il presidente spiega come «dai rilievi batimetrici effettuati dall’Università degli Studi di Camerino, si evince che le cause di tale grave fenomeno sono essenzialmente tre: il mancato apporto di inerti da parte del fiume Tronto, la presenza di barriere lungo il litorale sambenedettese e soprattutto la presenza del pennello del porto di Martinsicuro, che tra l'altro l'amministrazione truentina ha chiesto di prolungare di altri 70 metri».

D’Angelo chiede dunque l’attivazione immediata delle autorità, soprattutto «considerato il notevole sforzo che si sta compiendo in questi anni riguardo la valorizzazione ambientale e turistica dell’area protetta, con l’arrivo di numerosi finanziamenti per il ripristino degli ambienti umidi e per il restauro conservativo della Torre sul Porto, l’inizio di attività di coltivazione biologica della liquirizia, la rinaturazione del fosso collettore, senza contare le crescenti attività di educazione ambientale». (ilsegnale.it)

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