GROTTAMMARE – Il problema del punteruolo rosso, come anticipato nella scorsa settimana , non riguarda solo la bellezza del lungomare che è a rischio. Grottammare da anni è diventata il polo vivaistico più importante del centro Italia e il commercio di palme è ormai bloccato a causa del mancato rilascio da parte dell’Assam (Agenzia Servizi Settore Agroalimentare delle Marche) del “passaporto” necessario alla vendita (clicca qui) . La logica è quella di evitare il contagio di ulteriori piante.
Abbiamo intervistato in merito cinque fra i maggiori vivaisti di Grottammare che commerciano in palme. D’altro canto molti loro colleghi non si occupano di queste piante. I cinque da noi sentiti preferiscono non esporsi in prima persona, ma hanno un’opinione concorde fra di loro.
La sospensione del “passaporto” è utile nella lotta al punteruolo rosso?
«Secondo noi è solo una legge inutile che ci penalizza ulteriormente. La sitazione è grave, dovuta in gran parte alla diminuzione dei ricavi a causa della crisi economica, aggravata da tutti gli aumenti di luce, acqua, telefono. Nonostante abbiamo messo le nostre aziende a disposizione per un maggiore controllo sui carichi, un monitoraggio accurato e frequente e ci siamo impegnati nell’utilizzo di fitofarmaci per la prevenzione, c’è stata imposta la sospensione della vendita per almeno due anni».
Ma tutti gli enti pubblici e privati coinvolti collaborano in questa lotta?
«L’interesse del Comune di Grottammare per la categoria è piuttosto tiepido. Si rende sempre conto ai concessionari di spiaggia, alle esigenze di chi ha in affitto una struttura demaniale e noi che siamo dei proprietari non abbiamo mai voce in capitolo. Anche fra noi vivaisti, essendo pochi a coltivare le palme, non riusciamo a fare blocco per risolvere il problema. Certo che se il punteruolo avesse intaccato gli allori, prodotti in tutta Grottammare, la polemica, coinvolgendo le grandi produzioni, prenderebbe maggiori sembianze».
Tornando sul problema punteruolo, cosa pensate dei trattamenti di cura che vengono adottati?
«La potatura a corolla, effettuata su alcuni esemplari del lungomare è inutile. Per noi produttori di palme, una pianta intaccata dal punteruolo rosso, in cui ne è visibile la presenza, è ormai morta. Il vorace coleottero divora interamente il cuore della palma lasciando al suo posto segatura. E poi, se dopo la potatura dovesse rispuntare il fogliame, come in alcuni casi si vede sul lungomare, nasce di lato e per noi la pianta diventerebbe invendibile. Per noi, attualmente è più utile puntare sulla prevenzione fatta con i fitofarmaci e in caso di pianta malata l’unica soluzione è tagliarla secondo la procedura. Una procedura che utilizzando un biotrituratore risulta abbastanza costosa, di circa mille euro, e che a volte induce i privati a non segnalare la pianta malata nei loro giardini».
Anche l’Assam ha posizionato delle scatole-trappole contenenti dei feromoni sotto le palme, per verificare gli spostamenti del coleottero.
«Il posizionamento di quelle scatole tra una palma e l’altra è stato un errore. In questa maniera hanno infatti tracciato un percorso troppo appetibile per il coleottero. Attualmente le scatole sono state infatti posizionate in punti di Grottammare in cui non ci sono palme, tipo sulla pista ciclabile che porta a Cupra, sperando così di attirare i punteruoli rossi verso zone non a rischio».
Si sente spesso dire che sarebbero stati i vivaisti a “importare” il punteruolo dall’Asia.
«Non abbiamo mai capito da chi è scaturita questa polemica. Dubitiamo che sia del settore, un personaggio che spari certe fesserie. Il coleottero è ormai presente in tutta Italia ed Europa, il problema ha dimensioni enormi tanto che ricercatori di tutto il mondo stanno sperimentando nuove cure».
A proposito di nuove cure, ci sono novità?
«Per ora no. Contando che alcune piante, non si sa ancora perché ma non vengono intaccate, speriamo che in futuro tutte le palme si modifichino geneticamente, tanto da debellare naturalmente il problema. In fondo anche il temibile coleottero, negli anni, si sarà modificato per resistere alle temperature invernali italiane». (Emanuela Voltattorni - rivieraoggi.it)
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