L’ultimo rapporto, che sarà pubblicato a giorni dal Comitato glaciologico italiano, non racconta niente di buono. Già dimezzati negli ultimi ottant’anni, i ghiacciai italiani rischiano la stessa sorte in un futuro molto prossimo (una ventina di anni), e la cosa più preoccupante è che il trend di assottigliamento e fusione si sta accentuando. Un processo veloce e malefico che non ha sviluppi negativi soltanto sul panorama alpino e di ghiacciai considerati opere d’arte naturali e patrimoni dell’umanità, ma sul bilancio energetico (si perdono miliardi di litri d’acqua, che possono trasformarsi in energia elettrica), sulla falda acquifera che è anche la risorsa primaria di molte industrie di acque minerali, sul dissesto della montagna (frane, smottamenti, slavine) e sull’equilibrio sociale e antropologico dei centri abitati alpini.
RISCHIO - Si calcola che siano oltre 1.300 i ghiacciai italiani, quasi tutti a rischio. Il «vampiro» si è materializzato intorno ai primi anni del Novecento, ma il vero allarme è scattato negli anni Novanta. «È accaduto quando è stata registrata una diminuzione sia dell’estensione che dello spessore dei ghiacciai», conferma Carlo Baroni presidente del Comitato glaciologico italiano e ordinario di geomorfologia all’Università di Pisa. «In alcuni casi, come per il ghiacciaio Fellaria nel gruppo del Bernina in Lombardia, vi è stato un distacco frontale (nel 2006) di circa 350 metri circa». Secondo il professor Baroni, il dato più allarmante, confermato anche dall’ultimo studio in via di pubblicazione, è che i ghiacciai non solo arretrano il fronte, ma si assottigliano perdendo milioni di metri cubi di acqua. Il dato, come un bilancio economico, viene calcolato sulle entrate e le uscite. Le entrate sono la neve precipitata, le uscite lo scioglimento. Un bilancio negli ultimi trent’anni sempre negativo.
MONITORAGGIO - Un altro esempio? «Il ghiacciaio della Sforzellina, in provincia di Sondrio monitorato dal professor Claudio Smiraglia dell’università di Milano», continua Baroni, «si è abbasto in 25 anni di 26 metri di altezza». L’elenco è lunghissimo e il fenomeno in via di accentuazione. «Se la temperatura aumenterà ancora di 0,6-1 grado i ghiacciai italiani si dimezzeranno ancora», dice lo studioso. Che denuncia anche una mancanza di investimenti per cercare di monitorare al meglio questa risorsa naturale unica e imperdibile. «Il Comitato, grazie anche al contributo di molti volontari, tiene sotto monitoraggio un campione di 200 ghiacciai», spiega Baroni. «Bisognerebbe però aumentarne il numero, far partire attente analisi satellitari, lavorare al catasto dei ghiacciai per aggiornarlo continuamente». (Marco Gasperetti - corriere.it
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