L’acidificazione degli oceani viene spesso definita ‘gemello malefico del riscaldamento globale’, poiché questi due fenomeni hanno la stessa madre: l’anidride carbonica. Il primo gemello, anche se pericoloso quasi quanto il secondo, è indubbiamente meno conosciuto.
Per questo a inizio novembre l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) ha organizzato un incontro nel Principato di Monaco, dove è stato presentato lo studio “Ocean Acidification Questions Answered”, condotto dall’EPOCA Reference User Group (European Project on Ocean Acidification).
Perché tanta preoccupazione per l’acidificazione degli oceani? Innanzitutto l’acidità mette a rischio, corrodendoli lentamente, gusci e conchiglie di organismi marini. Ciò ha conseguenze dirette sull’intero ecosistema marino e influisce indirettamente anche sulla vita dell’uomo.
Lo studio di EPOCA presenta dati sulla velocità con la quale la CO2 influisce sui mari: circa un terzo delle emissioni di CO2 annuali, penetrano negli oceani, dove vengono poi trasformate in acido carbonico (H2CO3). La ricerca constata che l’acidificazione attuale procede con una velocità 10 volte maggiore a quella che 55 milioni di anni fa ha causato l’estinzione di numerose specie marine. “È essenziale diffondere queste scoperte tra […] i decisori politici e l'opinione pubblica,” spiega Jean-Pierre Gattuso, coordinatore scientifico di EPOCA.
L’acidificazione ha come conseguenza principale la diminuzione di carbonato di calcio (CaCO3) componente essenziale di conchiglie e scheletri marini. “Per le lumache ciò significa che il loro guscio sarà più sottile.
L'acidità mette a rischio, corrodendoli lentamente, gusci e conchiglie di organismi marini
Questo problema può verificarsi anche con altri animali di questo tipo, cosicché la crescita della conchiglia e la crescita somatica (cioè del corpo molle) non saranno più coordinate; oppure l’animale cresce meno complessivamente,” spiega Hans-Otto Pörtner, biologo all’Istituto Alfred-Wegener per la ricerca marina e polare di Bremerhaven e collaboratore del IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) per il 2014.
Gli effetti sull’uomo si faranno sentire soprattutto negli ambiti della pesca e del turismo, poiché “localmente la combinazione di surriscaldamento, eccesso di anidride carbonica e mancanza di ossigeno può portare all’estinzione di numerose specie. […] Basti pensare alle barriere coralline, che attualmente soffrono del riscaldamento globale: la CO2 aumenta la sensibilità dei coralli al calore e favorisce il loro sbiancamento,” spiega Pörtner.
Inoltre con l’acidità aumenterà anche l’attività batterica negli oceani, che porterà con sé la degradazione dei composti di carbonio e la conseguente liberazione di ulteriori quantità di CO2 in atmosfera.
Pörtner conclude che l’unico modo per uscire da questo circolo vizioso è ridurre le emissioni di Co2 ed aumentare le foreste che trasformano l'anidride carbonica in ossigeno. (Elisabeth Zoja - ilcambiamento.it)
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