Champagne, Bordeaux, escargot, foie gras, baguette? Non solo. Se i francesi esultano perché la loro gastronomia è entrata nel patrimonio culturale immateriale dell'Unesco, anche i popoli affacciati sul Mare Nostrum hanno di che festeggiare: entra di diritto nel novero dei tesori non tangibili, quelle antiche tradizioni che spesso non hanno una codificazione "scritta" ma sono tramandate oralmente nel corso delle generazioni, la Dieta Mediterranea.
L'ok è arrivato martedì pomeriggio da parte del comitato intergovernativo dell'Unesco riunito a Nairobi. Lo ha confermato Pier Luigi Petrillo, responsabile della delegazione del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali.
La candidatura della Dieta Mediterranea, già presentata 4 anni fa da Italia, Spagna, Grecia e Marocco, era stata inizialmente bocciata in quanto per l'Unesco non erano soddisfatti i requisiti previsti dalla Convenzione del 2003 sul Patrimonio Immateriale dell'Umanità, per cui i 4 paesi decisero di ritirarla. Nel maggio 2009, la candidatura è stata ripresentata, con il nostro Paese a far da coordinatore del gruppo di lavoro internazionale, che ha riscritto il dossier di candidatura e sottolineato il valore culturale della Dieta Mediterranea.
Ad agosto 2010 era giunta una prima valutazione positiva da parte dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura, con cui era stata accertata la conformità della nuova candidatura con i requisiti previsti.
Ora la dieta che il mondo ci invidia (pomodoro, olio, carboidrati come pasta e pane, e pesce azzurro i fiori all’o cchiello) rappresenta il terzo elemento italiano presente, insieme all'Opera dei pupi siciliani e al Canto a tenore sardo. La Dieta Mediterranea è la prima pratica alimentare tradizionale al mondo ad essere iscritta nell’ambita Lista. Che, istituita dalla Convenzione Unesco del 2003, conta 166 elementi iscritti da 132 Paesi diversi, tra cui – tanto per fare alcuni esempi – il Kutiyattam (teatro sanscrito) indiano, l’intaglio delle croci di legno in Lituania, i Canti hudhud degli Ifugao nelle Filippine, il tango argentino, il capodanno islamico e la calligrafia cinese.
Il gruppo di lavoro del Ministero sta ora lavorando, per il prossimo anno, alle candidature de ''L'arte della pizza napoletana'' e ''La coltivazione ad alberello dello Zibibbo di Pantelleria''.
"Una vittoria della qualità, della tradizione, della salubrità e della tipicità dell'agricoltura e dell'agroalimentare made in Italy" ha commentato il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi. "E' stato premiato il lavoro di generazioni di agricoltori che si sono sacrificati per dare prodotti che oggi rappresentano un bene prezioso che va tutelato e valorizzato. Quindi, appare quanto mai opportuna la sua piena valorizzazione a livello mondiale, visti anche i continui e qualificati riconoscimenti scientifici e medici per le sue caratteristiche nutritive e salutistiche".
Inoltre, dicono dalla Cia, è un premio per tutto il mondo agricolo europeo, il cui 40 per cento del valore è rappresentato da produzioni che caratterizzano questa particolare alimentazione. La decisione dell'Unesco rimette al centro dell'attenzione le tradizioni alimentari del Mediterraneo, che trovano la loro massima espressione nella dieta che lega il suo nome al nostro mare. Dove da millenni si coltivano quei prodotti, quali cereali, ulivo, vite, frutta e ortaggi, da cui la cultura dell'uomo ha saputo ricavare gli alimenti alla base della dieta mediterranea e che ora come allora possono contribuire in maniera rilevante al bene collettivo. (espresso.repubblica.it)
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