Adriatico a secco, diminuisce il pesce

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Martedì, 16 Novembre 2010

 

Ancona Un mare sempre più povero. È l’Adriatico, che già da oggi e in prossimità del Natale, lancia l’allarme: il pesce scarseggia, le specie anche e laddove, come ad Ancona ma soprattutto a San Benedetto del Tronto, proliferano le reti gemelle c’è il rischio della desertificazione del fondo marino, con conseguente distruzione dell’habitat naturale. C’è grande fermento nelle marinerie che non vogliono che cada il silenzio sulla situazione del settore e che, anzichè provvedimenti tampone come il fermo biologico di un mese che non producono risultati soddisfacenti, chiedono un intervento strutturale per riuscire a rilanciare un settore fondamentale per la nostra economia.

I pescatori al momento protestano, le associazioni di categoria scrivono lettere al Ministro. Lo ha fatto, nero su bianco, Giuseppe Giordano, presidente dell’Associazione produttori pesca di Ancona, avvertendo della minaccia che incombe sul Mare nostrum. In una parola, già nei primi mesi del 2011, il settore rischia di andare nel pallone. Da Roma, però, tutto tace. Ma intanto il piatto piange. E la categoria pure.

“Chi può, scappa”, si lascia sfuggire Giuseppe Micucci, presidente regionale di Federcoopesca. “Negli ultimi dieci anni, a Civitanova sono stati demoliti 10 pescherecci, ne sono rimasti 40 ma sono già tante le richieste di demolizione”, aggiunge. Il tono è di chi ormai vede ridotte al lumicino le prospettive per il futuro. “Chiediamo un piano di gestione, all’assessore Giannini lo abbiamo fatto presente, tornereno alla carica”.

Nell’attesa, si fanno i conti con i segni meno. “Pure certe specie stanno diventando introvabili – lamenta Micucci -. La seppia, per esempio. Ma dovevano aspettarcelo: già a settembre abbiamo notato un forte abbassamento della quantità del prodotto rispetto all’anno precedente”. Insomma, “a Natale, alla fine, ci si arriva ma con il fiato corto. Dicembre, in genere, è un periodo buono perché aumentano i prezzi ma non ci sono più i guadagni di prima”.

Pesce, dunque, merce sempre più rara. Il punto dolente è che questo accade ora, a pochi mesi dal fermo biologico e con le feste dietro l’angolo. Un imprevisto, forse, anche se per certi versi, annunciato. Gli addetti ai lavori cominciano così a tremare e battere i pugni sul tavolo.

Simone Cecchettini, responsabile regionale di Legacoopesca, prova a fare il punto. “Siamo alle solite: manca il prodotto. Ma quest’anno sta accadendo tutto troppo in fretta. Un fermo di 30 giorni non basta, ne occorrono almeno 60”. Di più. Per rimpolpare il mare, servono anche nuove misure. “Tutelare la fascia delle cinque miglia dalla costa ed evitare il proliferare delle reti gemelle, quelle per lo strascico. Altrimenti, si rischia di depauperare l’Adriatico”, insiste Legacoopesca.

Da nord a sud, la musica è la stessa. Eppure il settore, nonostante tutto, continua a tirare. Con i 2000 addetti circa e un fatturato complessivo annuo pari a 200-250 milioni di euro, la pesca resta un comparto fondamentale per l’economia locale. Senza contare le circa 990 imbarcazioni e una produzione media annuale di circa 50mila tonnellate. “Chiediamo alla Regione Marche un piano di gestione che tenga conto di tutti i tipi di pesca e che incentivi le barche che pescano di meno”, è il suggerimento di Cecchettini. Tirando le somme: “Il comparto è in mezzo alle mille difficoltà e non dimentichiamo i rincari previsti”. A partire dal gasolio, naturalmente. (Federica Buroni - corriereadriatico.it)

PS: ma non doveva essere il Parco Marino del Piceno ad affamare i pescatori locali? (RG)

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