Sorridi, il cuore ne beneficia

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Mercoledì, 31 Marzo 2010

 

La depressione colpisce il 15% del totale della popolazione anziana in Italia. A fronte della rilevanza epidemiologica è riconosciuta nella metà dei casi, poiché nel paziente anziano prevalgono i sintomi somatici, poiché il medico e i familiari sottostimano il problema e poiché l’umore depresso viene visto come inevitabile conseguenza del progressivo invecchiamento.

Nell’anziano quasi mai la depressione si manifesta in maniera isolata, essa in realtà è spesso associata ad altre patologie quali soprattutto le cerebrovascolari, la cardiopatia ischemica, la demenza, le neoplasie, etc. L’associazione tra stato di salute e depressione non è un mero dato statistico, ma è il risultato di un complesso rapporto bidirezionale causa-effetto.

Molti studi hanno dimostrato in passato che nel paziente anziano esiste una stretta correlazione fra depressione e rispettivamente, cardiopatia ischemica, infarto del miocardio, scompenso cardiaco: le cause di tale associazione sono diverse, vanno dalla scarsa adesione ai regimi terapeutici che tale stato dell’umore comporta all’alterata funzionalità del sistema autonomico (che regola il ritmo e il sistema di conduzione cardiaco), che spesso si osserva nella depressione, all’aumentata aggregabilità piastrinica, rilevata in questo tipo di pazienti, con aumentato rischio di andare incontro a fenomeni trombotici. La depressione dell’umore risulta quindi una nemica del sistema cardiovascolare dell’anziano.

Ad avvalorare questa tesi uno studio americano secondo cui le persone che beneficiano di una predisposizione all’ottimismo e si dichiarano felici hanno meno probabilità di ammalarsi di patologie cardiache. Lo studio, pubblicato recentemente sulla rivista European Hearth Journal, ha interessato per dieci anni un numero complessivo di più di 1.700 persone, equamente rappresentato da uomini e donne, e ha analizzato il legame tra i fattori di rischio cardiovascolare e la presenza di sentimenti di sfiducia e ostilità verso l’ambiente esterno e gli altri. I risultati ottenuti hanno suggerito ai ricercatori della Columbia University di New York che un atteggiamento positivo caratterizzato dall’ottimismo riduce in maniera significativa la possibilità di patologie cardiache.

La coordinatrice dello studio ha dichiarato che molteplici possono essere le spiegazioni di questo fenomeno, aperto tuttora ad ulteriori approfondimenti. La propensione a vivere una vita soddisfacente e piena protegge dall’insorgenza della depressione, chi ha un atteggiamento positivo ha periodi più lunghi di relax e potrebbe avere una migliore regolazione del sistema parasimpatico. Inoltre gli ottimisti recuperano più velocemente le condizioni di stress e sono meno propensi a reiterarle.

Un ruolo chiave nella spiegazione di tali risultati va sicuramente riservato allo svolgimento di un’attività fisica regolare, poiché riduce sia la probabilità di ammalarsi di depressione che di andare incontro a malattie vascolari, così come alla capacità di creare una fitta rete di rapporti sociali, tipica delle persone inclini all’ottimismo, che invece protegge dall’isolamento, dalla disabilità e dall’istituzionalizzazione. Un sorriso in più per un cuore più sano.

a cura di Moira Lucarelli – tratto dal sito www.giobbe.net il portale per l’invecchiamento dell’INRCA www.inrca.it (Dott.ssa Moira Lucarelli - ilmascalzone.it)

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