I ratti invadono la Mongolia Interna, i cinesi li combattono avvelenando le praterie

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Mercoledì, 19 Maggio 2010

 

La Cina ormai ci ha abituato alle sua colossali catastrofi che spesso assumono l'aspetto di piaghe bibliche affrontate con pazienza confuciana o con gli sbrigativi metodi delle autorità locali del partito comunista. Sembra proprio il caso dell'invasione di ratti che a sentire l'agenzia ufficiale Xinhua «Minaccia attualmente più di 9 milioni di ettari di praterie nella regione autonoma della Mongolia Interna», nel nord della Cina.

Negli anni scorsi i ratti avevano cominciato ad occupare i pascoli della regione, ma Zhang Zhuoran, del dipartimento dell'agricoltura e dell'allevamento della Mongolia Interna spiega a Xinhua che «La siccità persistente e dal degrado delle praterie sono all'origine dell'invasione dei ratti di quest'anno, i ratti si adattano meglio al tempo secco».

Fan Qiang, direttore aggiunto del Centro della prateria di Bayan Nur, è molto preoccupato: «I ratti mangiano le erbe e le radici, il che deteriora ancora di più le praterie della regione». Alcune ricerche di scienziati cinesi evidenziano il collegamento tra aumento dei ratti e delle malattie nella Mongolia Interna.

La soluzione a questo disastro, causato dal global warming e dalla cattiva gestione dei suoli da parte dell'uomo, rischia di essere peggiore dell'invasione dei ratti. Nella Mongolia Interna non si pensa infatti alla lotta biologica alla specie invasiva, come peraltro è stato fatto anche in altre province e regioni cinesi, ma i governi locali per fermare l'invasione dei ratti hanno cominciato a vaporizzare del veleno direttamente con gli aerei e con squadre a terra. Secondo Xinhua sarebbero state già mobilitate più 70.000 persone e vaporizzati più di 670 tonnellate di veleno su 9 milioni di ettari di praterie.

Il rischio è che l'avvelenamento dei ratti si trasformi in un vero e proprio ecocidio che altererà davvero la catena della vita delle praterie, con un avvelenamento delle acque superficiali, degli altri animali terrestri e dei loro predatori, con possibili ripercussioni anche sul bestiame domestico.

Sembrano molto lontani i tempi di Mao, quando il partito comunista, di fronte a simili invasioni di roditori, distribuiva nei villaggi libretti rossi per debellare i ratti ed i topi con metodi naturali e ne esaltava il valore proteico, allegando anche ricette per cucinarli meglio. Difficilmente i ratti al veleno finiranno nelle pentole mongole. (greenreport.it)

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