Biodiversità: ecco gli 8 maggiori fallimenti dei governi

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Martedì, 11 Maggio 2010

 

Il Global biodiversity outlook 3: (Gbo3) della Convention on biological diversity (Cbd) dimostra con abbondanza di dati che gli obiettivi solennemente sottoscritti dai governi di tutto il mondo nel 2002 per «Raggiungere, entro il 2010, una riduzione significativa dal tasso attuale di perdita della biodiversità su scala mondiale, regionale e nazionale», non sono stati rispettati. Il rapporto della Cbd si basa su un'analisi degli indicatori della biodiversità condotta da un gruppo di scienziati ed esperti nominati su proposta di governi, organismi internazionali ed Ong, sulla letteratura scientifica, circa 500 articoli sottoposti ad una valutazione peer-to-peer ed a circa 200 osservazioni di esperti, e sui 120 rapporti dei governi nazionali. Il rapporto è stato pubblicato grazie al contributo finanziario di Unione europea, Canada, Germania, Giappone, Gran Bretagna Spagna, e Programma Onu per l'ambiente (Unep).

Le "scoperte" fatte dalla Cbd sono sconfortanti:

1) Nessuno dei 21 obiettivi secondari che accompagnano l'Obiettivo biodiversità 2010 può essere confermato come raggiunto in maniera definitiva a livello mondiale, benché alcuni lo siano stati parzialmente e localmente. 10 dei 15 indicatori principali sviluppati dalla Cbd mostrano tendenze sfavorevoli per la biodiversità.

2) Nessun governo può dire di aver raggiunto completamente l'obiettivo biodiversità 2010 a livello nazionale e circa un quinto tra loro dice esplicitamente che non è stato raggiunto.

3) Tra le specie considerate a prossimo rischio di estinzione, gli anfibi sono quelli che fanno fronte ai rischi più elevati, mentre lo stato delle specie di coralli è quello che si deteriora più rapidamente.

4) L'abbondanza delle specie di vertebrate censiti è diminuita mediamente di circa un terzo tra il 1970 e il 2006 e continua a diminuire a livello mondiale, con declini particolarmente forti nei tropici e per le specie che vivono nelle acque dolci.

5) La superficie e l'integrità degli habitat naturali nella maggior parte del mondo continuano a diminuire, soprattutto nelle zone umide di acqua dolce, gli habitat dei ghiacci marini, le paludi salate, le barriere coralline, le praterie sottomarine e le popolazioni di molluschi e crostacei, e questo nonostante un rallentamento considerevole in alcune regioni della perdita di foreste tropicali e dei mangrovieti.

6) La diversità genetica delle specie coltivate ed allevate continua a declinare nei sistemi agricoli. Dal 2000 ad oggi risultano estinte almeno 60 razze da allevamento.

7) Le cinque pressioni principali che producono direttamente perdite di biodiversità (cambiamento di habitat, sovrasfruttamento, inquinamento, specie esotiche invasive e cambiamenti climatici) sono costanti o stanno aumentando la loro intensità.

8) L'unico progresso significativo è stato realizzato con l'aumento delle zone protette a terra e nelle acque costiere. Però, il 44% delle eco-regioni terrestri (zone con una forte proporzione di specie e di tipi di habitat condivisi) e l'82% delle eco-regioni marine, non raggiungono l'obiettivo del 10% di territorio o mare salvaguardato. La maggioranza dei siti che hanno una speciale importanza per la biodiversità sono all'esterno delle aree protette. (greenreport.it)

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