ROMA - Nuvole on
demand. Pioggia a comando, pronta per interrompere
una siccità o per togliere energia a un uragano. È
un sogno antico, ma l'ultima frontiera della
ricerca, nata da un esperimento condotto da un
gruppo di ricercatori dell'università di Ginevra e
pubblicato su Nature Photonics, apre un nuovo filone
di possibilità: non più l'inseminazione delle nuvole
dall'alto, con gli aerei, ma dal basso, con i laser.
L'esperimento è stato condotto
in laboratorio. In una stanza con un'umidità vicina
al livello di saturazione è stato utilizzato un
laser di grande potenza, una sorta di cannone
energetico in grado di colpire ed "eccitare" le
molecole di gas presenti nell'aria. Il risultato è
stata la formazione di nuclei di condensazione
attorno ai quali si sono create piccole gocce di
acqua. Il tentativo è stato poi ripetuto nel cielo
sopra Berlino: non si sono registrati fenomeni
visibili a occhio nudo ma, secondo i ricercatori, è
variata la dimensione e la densità delle particelle
di acqua.
Il successo teorico
dell'esperimento potrà avere conseguenze pratiche?
"La vera difficoltà sta nelle dimensioni del
processo naturale che si vuole innescare", risponde
Sandro Fuzzi, dell'Isac Cnr di Bologna. "Il raggio
laser agisce su un punto, mentre per ottenere
l'effetto voluto bisogna coinvolgere chilometri di
nuvola - spiega - . Siamo ancora lontani da un
controllo dell'uomo sul tempo, ma l'esperimento
condotto dai ricercatori svizzeri rappresenta un
passo avanti per la ricerca".
La spinta a cercare nuove
tecniche di intervento nasce dalle difficoltà
trovate nell'inseminazione delle nuvole. Cominciata
con un esperimento che risale al 1924, la tecnica è
stata via via affinata fino ad arrivare a spargere
ioduro d'argento per stimolare la formazione di
cristalli di ghiaccio, nuclei di condensazione per
la creazione di pioggia o neve.
Negli anni della Guerra
fredda gli esperimenti mirati al controllo del tempo
si moltiplicarono, spinti dalla competizione
militare tra le superpotenze. Durante il conflitto
in Vietnam gli Stati Uniti lanciarono l'Operazione
Popeye tentando di intensificare i monsoni
trasformando in un pantano il sentiero di Ho Chi
Min. L'esperimento non ha avuto un grande successo,
ma si continuò su quella strada perché riuscire ad
aprire a comando il rubinetto della pioggia, creando
nevicate o barriere di fango, come nota Erik
Durschmied in Il generale inverno, avrebbe
significato acquisire un enorme vantaggio
strategico.
Poi, in parte per la
chiusura di quella stagione di conflitti, in parte
per i risultati assai controversi degli esperimenti,
la ricerca ha preso un'altra direzione. Ma anche sul
pacifico fronte dell'irrigazione gli "stregoni del
tempo" finora non hanno messo al laccio le nuvole.
Chissà se ci riusciranno con il laser. (repubblica.it)
PS: spero comunque che
qualcuno continui a considerare le manifestazioni
naturali una conseguenza dello stato attuale delle
cose e non una casualità dovuta alla fortuna o alla
sfortuna. Spero vivamente (ma non ci credo nemmeno
un pò) che questi interventi rimangano una "terapia"
per far fronte a condizioni meteorologiche di tipo
"patologico", non dimenticando che la patologia ha
sempre una sua causa ben definita anche se spesso
sconosciuta, altrimenti il rischio che correremo
sarà quello di creare nuova confusione in un ambito
in cui di confusione e caos ne generiamo già in
abbondanza. (RG)